30 Giugno 2021 | Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani – L’esperienza di Valerie Debernardi, in prima linea per difendere le vittime della tratta di esseri umani
Di Letizia Pinoja
Parlare di tratta di esseri umani nel 2021 può apparire obsoleto. Tuttavia, la tratta di esseri umani è una pratica ancora molto presente nella nostra società: secondo i dati delle Nazioni Unite, oggi 40 milioni di persone ne sono ancora vittime.[1] A tal proposito l’Agenda 2030 ha fra i suoi Obiettivi per uno Sviluppo Sostenibile quello di sradicare la tratta e lo sfruttamento di esseri umani.[2] Ma cosa si intende per tratta di esseri umani e perché è importante parlarne?
Un fenomeno mondiale
La tratta di esseri umani è considerata una forma di schiavitù moderna che si manifesta in quattro forme principali. Lo sfruttamento a fini sessuali è la pratica più conosciuta e implica la prostituzione forzata, la produzione e la rappresentazione pornografica sotto costrizione. Le donne sono le principali vittime di questa tratta.
Un altro importante sistema di sfruttamento è quello della manodopera nei settori agricolo, edile, alberghiero e del personale domestico. Spesso si tratta di migranti da paesi a basso reddito che accettano condizioni di vita e lavoro precarie poiché pur sempre meglio della disoccupazione nei loro paesi d’origine.[3] I trafficanti di esseri umani approfittano infatti della vulnerabilità delle loro vittime.[4] Le traggono in inganno con false promesse per un futuro migliore nel paese di destinazione. Anche in questo caso, le donne sono più colpite degli uomini dalla tratta.
Il traffico di organi umani costituisce il terzo tipo di sfruttamento. Le vittime, il più delle volte spinte dalla miseria, si vedono costrette a vendere i propri organi in condizioni igienico-sanitarie precarie. Il diritto internazionale vieta tuttavia la vendita di organi e tessuti umani, anche quella di organi “non indispensabili” o con il quali ne basta uno per vivere (per esempio i reni) per evitare qualsiasi tipo di abuso e costrizione.[5]
Infine, la precarietà può spingere le persone a dare in adozione i propri figli in cambio d’infime somme. Quest’ultima pratica – la tratta di minori – racchiude varie modalità e scopi abominevoli quali l’adozione illegale,[6] il matrimonio forzato, la pedopornografica, la prostituzione infantile, far commettere reati a bambini e adolescenti o costringerli a elemosinare.[7]
“Neanche la Svizzera è esente dalla tratta di esseri umani”
Nel 2018 il Global Slavery Index stimava che nel nostro paese 14’000 persone fossero vittima della tratta di esseri umani.[8] Una cifra esorbitante che dimostra come le persone richiedenti d’aiuto – più di 300 nel 2020, un record assoluto per la Confederazione – costituiscano solo la punta dell’iceberg.[9] A tal proposito Valerie Debernardi – ex stagista alla Fondazione Diritti Umani e attualmente praticante legale presso lo studio legale Peter & Moreau di Ginevra – ci ha parlato dei sempre più numerosi casi di denuncia di tratta di esseri umani nell’ambito del personale domestico. “È importante sottolineare che la tratta di esseri umani è un problema anche in Svizzera. Se ne parla poco e ci sono pochi casi portati davanti al tribunale federale. Ginevra in questo è pioniera”.
Infatti, è proprio con lo studio legale ginevrino per cui lavora che Valerie partecipa al caso di un gruppo di donne originarie delle Filippine. Si tratta perlopiù di donne impiegate come personale domestico da missioni diplomatiche, che non vengono pagate per il lavoro svolto, lavorando così “gratuitamente” per i diplomatici e trovandosi costrette a lavorare parallelamente per altri datori di lavoro, cumulando in questo modo orari di lavoro impossibili da sostenere. I corpi diplomatici beneficiano di un permesso di soggiorno speciale – la carta di legittimazione – il quale copre anche il loro personale di servizio. Quest’ultimo dettaglio è stato il motivo per il quale ci è voluto così tanto tempo prima che le vittime si ribellassero.
“Alcune donne hanno vissuto in condizione di vera e propria schiavitù per oltre vent’anni. Temevano di perdere il diritto di restare in Svizzera e quindi non poter garantire la sopravvivenza delle proprie famiglie nei paesi d’origine. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’imposizione alle donne di pagare i contributi della cassa malati. Certe donne vivono con 50-100 franchi al mese. Potersi permettere l’assicurazione sanitaria è letteralmente impossibile. Quest’ultimo affronto ha dato loro il coraggio di chiedere aiuto ai sindacati e denunciare a livello penale, grazie ai loro legali, la situazione di schiavitù in cui si trovavano”.
Valerie ci tiene a precisare che “non sono solo i diplomatici stranieri ad essere coinvolti nella tratta di esseri umani. Non sono poche le famiglie svizzere che assumono personale di servizio, tate e badanti vittime della tratta di esseri umani e approfittano della loro vulnerabilità per sottopagarle e sfruttarle”.
Gli strumenti di lotta
Attualmente il traffico di esseri umani è punibile ai sensi dell’articolo 182 del Codice Penale Svizzero.[10] Inoltre, la Convenzione sulla lotta contro la tratta degli esseri umani del Consiglio d’Europa, ratificata nel 2013 dalla Svizzera,[11] “è cruciale nel lavoro di protezione delle vittime di tratta” ci dice ancora Valerie, “l’articolo 14 prevede il rilascio di un permesso di soggiorno in Svizzera per le vittime della tratta. Questo costituisce un incentivo a denunciare le situazioni di schiavitù. Permette di interrompere il circolo vizioso in cui troppo spesso si trovano le vittime.”
Infine, la Svizzera lotta contro la schiavitù moderna attraverso il suo impegno nell’Alleanza 8.7. Essa è un’alleanza mondiale di paesi e organizzazioni internazionali che, attraverso diversi gruppi di lavoro, intende smantellare il sistema internazionale che favorisce e permette lo sfruttamento e la tratta di esseri umani.[12]
Anche a livello individuale è possibile agire e contribuire alla fine della schiavitù moderna, e la giornata mondiale contro la tratta di esseri umani esiste per ricordarcelo. Innanzitutto, e come sottolineato da Valerie, è fondamentale rendersi conto che il problema esiste anche in Svizzera. Questo primo passo è la chiave per diventare più vigili nel riconoscere potenziali vittime. Ogni individuo che si rende conto della situazione di sfruttamento può aiutare la vittima a richiedere aiuto. Spesso le vittime sono sotto stretta sorveglianza dei loro aguzzini. Anche solo mettendo a disposizione il proprio telefono per contattare gli aiuti, si potrebbe aprire un varco verso la libertà e la giustizia.
Di seguito i contatti delle organizzazioni attive in Svizzera per la tutela delle vittime della tratta di esseri umani:
https://piattaforma-tratta.ch/
https://www.fiz-info.ch/it/FIZ-Angebot
https://www4.ti.ch/dss/dasf/uap/dlav/servizio-lav/
[1] https://traite-des-etres-humains.ch/
[2] https://www.eda.admin.ch/agenda2030/it/home/agenda-2030/die-17-ziele-fuer-eine-nachhaltige-entwicklung.html
[3] https://www.skppsc.ch/it/temi/violenza/traffico-di-esseri-umani/
[4] https://www.sem.admin.ch/sem/it/home/asyl/menschenhandel.html
[5] https://www.bag.admin.ch/bag/it/home/medizin-und-forschung/transplantationsmedizin/internationale-zusammenarbeit-transplantationsmedizin/organhandelskonvention.html
[6] https://backtotheroots.net/ueber-uns/
[7] https://www.skppsc.ch/it/temi/violenza/traffico-di-esseri-umani/
[8] https://www.globalslaveryindex.org/2018/data/maps/#prevalence
[9] https://traite-des-etres-humains.ch/
[10] https://www.fedlex.admin.ch/eli/cc/54/757_781_799/it#a182
[11] https://www.fedlex.admin.ch/eli/cc/2013/94/it
[12] https://www.alliance87.org/
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