Il 7 dicembre 2020, l’UE ha adottato formalmente un regolamento che prevede un nuovo regime di sanzioni individuali in stile “Magnitsky” per gravi violazioni dei diritti umani, solo un paio di giorni prima del 10 dicembre – Giornata delle Nazioni Unite per i diritti umani. Il passo, a 72 anni dall’adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani, dovrebbe dare un contributo significativo al progresso generale dei diritti umani, rafforzando la capacità della comunità internazionale di rendere gli individui responsabili di decisioni o azioni che portano a gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani.
Il nuovo Eu Global Human Rights Sanctions Regime conferisce all’UE il potere di congelare fondi e risorse economiche e di imporre divieti di circolazione alle persone coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani, tra cui genocidio, schiavitù, tortura, esecuzioni extragiudiziali, arresti o detenzioni arbitrari. Anche altre violazioni o altri abusi dei diritti umani possono rientrare nel campo di applicazione del regime sanzionatorio qualora tali violazioni o abusi siano diffusi, sistematici o comunque motivo di seria preoccupazione per quanto concerne gli obiettivi di politica estera e di sicurezza comune stabiliti dal trattato (articolo 21 Tue). Spetterà al Consiglio, su proposta di uno Stato membro o dell’Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, stabilire, rivedere e modificare l’elenco delle sanzioni.
Il primo “Global Magnitsky Act” (cosiddetto perché può essere utilizzato per affrontare le violazioni dei diritti umani commesse ovunque) è stato firmato dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama nel 2012, ed è stato originariamente utilizzato per colpire i funzionari russi ritenuti responsabili della morte dell’avvocato fiscale russo Sergei Magnitsky. Da allora gli Stati Uniti sono stati raggiunti nell’istituzione di tali regimi di responsabilità dal Canada, dagli Stati Baltici e dal Regno Unito.
Si dice che anche altri paesi, tra cui il Giappone e l’Australia, stiano prendendo in considerazione tali provvedimenti. In particolare, il 6 dicembre 2020, la Commissione parlamentare bi-partisan degli affari esteri dell’Australia ha raccomandato all’unanimità al governo di approvare un Magnitsky Act australiano e ha incluso un progetto di proposta legislativa a sostegno della sua raccomandazione, gettando le basi affinché l’Australia diventi il 35° Paese ad adottare un tale regime di sanzioni per i diritti umani.
Un Magnitsky Act dell’UE (anche se non si chiamerà così perché l’UE non vuole che la Russia sia vista come il solo bersaglio) è particolarmente potente, considerando il peso economico globale del blocco, e poiché molti responsabili di gravi violazioni dei diritti umani (ad esempio politici, ufficiali dell’esercito, capi della polizia, finanzieri, uomini d’affari corrotti) hanno conti bancari e/o seconde case in Europa.
Nel 2018 i Paesi Bassi hanno iniziato a muoversi verso un regime sanzionatorio dell’UE. Parlando con i suoi colleghi europei di allora, il ministro degli Esteri olandese Stef Blok ha osservato che, mentre la comunità internazionale ha fatto enormi progressi nel campo dei diritti umani dall’adozione della Dichiarazione universale, resta il fatto che, dopo sette decenni, i diritti umani siano sotto pressione nella maggior parte del mondo. In gran parte perché, ha sostenuto, coloro che commettono terribili abusi dei diritti umani spesso “la fanno franca”.
“Come ci ha detto Eleanor Roosevelt”, dobbiamo sempre chiederci “come possiamo continuare a rafforzare il sistema dei diritti umani […] Le regole sono regole”, come dice il detto olandese. “Ma solo se infrangere le regole ha delle conseguenze”.
Gli otto membri del Consiglio nordico – Danimarca, Finlandia, Islanda, Svezia, Norvegia, Isole Faroe, Groenlandia e Åland – hanno inoltre indicato che aderiranno al nuovo regime di sanzioni individuali dell’UE.
Fonte: https://www.universal-rights.org/uncategorized/eu-adopts-magnitsky-style-individual-sanctions-regime-for-grave-human-rights-violations/