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Nella scuola l'inclusione come un faro

Nella scuola l’inclusione come un faro

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«La differenza, se c’è, è piuttosto un problema nostro, di adulti. Lo sguardo dei ragazzi è uno sguardo che non etichetta». Non potrebbe essere più chiaro, Paolo Iaquinta, per illustrare la sua visione di diversità, di integrazione ed inclusione nel contesto scolastico. A Minusio, sede di Scuola media di cui è direttore, è partito quest ’anno in una classe di prima un progetto inclusivo che favorisce una riflessione a tutto campo sul tema e sulla sua evoluzione nella scuola ticinese.

Questione di attitudine
«Inclusione – dice Iaquinta – non è soltanto strutture, quindi dare un 120%, con un buon docente di pedagogia speciale e un valido appoggio con un secondo docente; non è soltanto avere delle tecniche di differenziazione pedagogica. È, in primo luogo, un’attitudine dell’insegnante, una visione del mondo. Quello stesso mondo fatto di tante persone diverse che convivono in una società unica. Ogni singola classe è una piccola società, che allo stesso modo deve e può accogliere persone diverse fra loro».

Sviluppo di competenze: nessun pregiudizio

Paolo Iaquinta ricorda uno studio del Centro innovazione e ricerca sui sistemi educativi (Cirse) della Supsi, secondo cui «per un allievo di scuola ordinaria il fatto di essere inserito in una classe inclusiva non pregiudica assolutamente lo sviluppo di competenze. Questo ci ha fatto
molta forza, anche per andare a parlare con i genitori, i quali iscrivono i loro figli ad una Scuola media, non ad una Scuola media inclusiva».

Mengoni: ‘Disabilità, cambiato il paradigma’

Secondo il capo della Sezione della pedagogia speciale Mattia Mengoni, «in tema di disabilità, da tempo è cambiato il paradigma: la disabilità non appartiene più alla persona, ma si esprime attraverso il contesto che essa frequenta. Quindi quanto più è accogliente un ambiente, tanto meno emergono determinate caratteristiche intese come difficoltà e tanto più favoriamo lo svolgimento di un’attività». È quindi fondamentale, per Mengoni, «chiedersi cosa può fare il contesto per rendersi più accessibile.
E questo vale anche per la scuola. Non è più sufficiente una dimensione integrativa ancorata già alla vecchia Legge del ’75, ma si punta su diverse forme di sostegno.

‘Per fare passi avanti bisogna crederci’

Un’altra questione è centrale: quella legata al territorio di appartenenza. A molte classi inclusive appartengono ragazzi slegati da quella specifica realtà. «Idealmente, se si parla di inclusione, bisognerebbe partire dal presupposto che l’inclusione si fa nel proprio Comune di domicilio, o almeno nel proprio comprensorio – ammette Mengoni –. Il fatto è che il numero di allievi e la disponibilità delle sedi, per questioni di numeri e di sensibilità storica, non permette ancora di creare dei gruppi con un’attinenza territoriale.

Più si sarà in grado di organizzare un sistema scolastico che risponde al proprio interno aquesti bisogni, «tanto più riusciremo a garantire che ogni Scuola media risponda alle esigenze degli allievi del proprio comprensorio.

Importantissimo, infine, è «pensare all’inclusione come a una misura didattica valutabile e implementabile, e non unicamente come una questione ideologica».

Fonte:

https://www4.ti.ch/fileadmin/DECS/DS/SPS/documenti/Nella_scuola_l_inclusione_come_un_faro_La_Regione_17.11.2020.pdf


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L'educazione inclusiva

L’educazione inclusiva

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1. Che cos’è l’educazione inclusiva?

Un sistema educativo “inclusivo” può essere creato solo se le scuole tradizionali diventano più inclusive – in altre parole, se diventano migliori nell’educare tutti i bambini delle loro comunità. Le scuole ordinarie con un orientamento inclusivo sono il mezzo più efficace per combattere gli atteggiamenti discriminatori, creare comunità accoglienti, costruire una società inclusiva e raggiungere l’istruzione per tutti. L’istruzione per tutti deve tenere conto dei bisogni degli svantaggiati, dei bambini che lavorano, degli abitanti delle zone rurali remote e dei migranti, delle minoranze etniche e linguistiche, dei bambini, dei giovani e degli adulti colpiti da conflitti, HIV e AIDS, fame e cattiva salute, e di quelli con disabilità o bisogni speciali di apprendimento.

L’inclusione è quindi vista come un processo per affrontare e rispondere alla diversità dei bisogni di tutti i bambini, i giovani e gli adulti attraverso una maggiore partecipazione all’apprendimento e alle comunità, e riducendo ed eliminando l’esclusione all’interno e dall’educazione.  Si basa sulla convinzione che è responsabilità del sistema educare tutti i bambini.

2. Perché il mondo ha bisogno di un’educazione inclusiva?

Un’attenta pianificazione di un’educazione inclusiva può portare a miglioramenti nel rendimento accademico, nello sviluppo sociale ed emotivo, nell’autostima e nell’accettazione dei pari. L’inclusione di studenti diversi in classi e scuole tradizionali può prevenire la stigmatizzazione, gli stereotipi, la discriminazione e l’alienazione. Pensare all’educazione degli studenti con disabilità o bisogni speciali dovrebbe essere uguale a pensare a ciò di cui tutti gli studenti possono avere bisogno. Tutti gli studenti hanno bisogno di metodi di insegnamento e di meccanismi di supporto che li aiutino ad avere successo e ad essere parte di qualcosa.

3. Perché non scegliere scuole “speciali” o segregate invece?

Perché le scuole segregate raramente preparano le ragazze e ragazzi all’interno di esse alla realtà del mondo esterno. L’educazione inclusiva può avere un’influenza positiva su tutti i bambini. Inoltre, l’eliminazione delle strutture parallele e l’utilizzo più efficace delle risorse in un unico sistema globale possono portare ad un risparmio di energia.  

4. Ma l’educazione inclusiva non è molto costosa?

Garantire che le classi e le scuole siano adeguatamente dotate di risorse e sostegno comporta costi per adattare i curricula, formare gli insegnanti, sviluppare materiali appropriati e pertinenti per l’insegnamento e l’apprendimento e rendere l’istruzione accessibile. Poiché pochi sistemi si avvicinano all’ideale, stime affidabili del costo totale sono scarse. L’analisi economica costi-benefici è quindi difficile, anche perché i benefici sono difficili da quantificare e da spalmare sulle generazioni.

Una logica economica dell’educazione inclusiva, pur essendo preziosa per la pianificazione, non è sufficiente. È stato sostenuto che discutere i benefici dell’educazione inclusiva equivale a discutere i benefici dell’abolizione della schiavitù (Bilken, 1985) o dell’apartheid (Lipsky e Gartner, 1997). L’inclusione è un imperativo morale e una condizione per raggiungere tutti gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile , in particolare  società sostenibili, eque e inclusive. È un’espressione di giustizia, non di carità, qualunque siano le differenze, biologiche o meno, e qualunque sia la loro descrizione.

Inoltre vi sono molti esempi in cui l’educazione inclusiva è risultata meno costosa dell’educazione “speciale” o “segregata”. In Pakistan, per esempio, l’UNESCO ha scoperto che le scuole speciali sono state 15 volte più costose per gli alunni rispetto alle scuole tradizionali che includono i bambini con disabilità. Altri esempi da Bangladesh, Cambogia, India, Nepal e Filippine suggeriscono che il rendimento dell’investimento nell’istruzione per le persone con disabilità sia da due a tre volte superiore a quello di chi non ha disabilità.

5. Perché più scuole non praticano l’educazione inclusiva?

Tra i motivi più comuni ci sono: percezioni negative del potenziale di apprendimento dei bambini disabili e delle altre categorie escluse, insegnanti poco preparati, mancanza di risorse- compresi i libri di testo in Braille- e la mancanza di capacità del governo.

6. Come posso aiutare?

Ci sono molti modi in cui le persone e le organizzazioni possono aiutare. I grandi donatori e altre ONG possono aiutare aumentando i loro aiuti per l’istruzione e rendere la risposta alla diversità una condizione necessaria per tutti i finanziamenti e progetti futuri. Ma anche i singoli possono aiutare!

Si può diffondere il messaggio che l’educazione inclusiva funziona e che milioni di bambini con disabilità ed esclusi, che attualmente non vanno a scuola, meritano un’educazione di qualità che aiuti loro e le loro società, a raggiungere il pieno potenziale.

Fonti:

Global Education Monitoring Report- Unesco:

https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000374817/PDF/374817spa.pdf.multi

Light for the world:

https://www.light-for-the-world.org/sites/lfdw_org/files/download_files/inclusive_education_qa_final_acc.pdf