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Il messaggio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, in occasione della Giornata dei Diritti Umani 2020 1

Il messaggio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, in occasione della Giornata dei Diritti Umani 2020

MICHELLE BACHELET -Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani

GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI 2020

La Giornata dei diritti umani di quest’anno cade in un momento che non dimenticheremo mai. Il COVID-19 ci ha preso d’assalto e ha scosso il nostro mondo, seguito da una straordinaria opportunità di riprendersi meglio. Questa Giornata dei Diritti Umani è una chiamata all’azione. Un invito a tutti noi a cogliere questa opportunità e a costruire il mondo che vogliamo. Per questo, dobbiamo accettare le lezioni di questa crisi.

La prima: porre fine a qualsiasi tipo di discriminazione. Le condizioni esistenti che rendono gli individui più fragili e le differenze nel rispetto dei diritti umani hanno reso la società più vulnerabile. Se qualcuno è a rischio, tutti sono a rischio. La discriminazione, l’esclusione e le altre violazioni dei diritti umani danneggiano tutti noi.

La seconda: ridurre le disuguaglianze ampiamente diffuse. La protezione sociale universale, la copertura sanitaria universale e altri sistemi per il rispetto dei diritti fondamentali non sono un lusso. Essi sono alla base delle società e possono contribuire ad un futuro più equo.

La terza: incoraggiare la partecipazione, soprattutto dei giovani. Tutte le voci hanno diritto ad essere ascoltate.

La quarta: aumentare ed intensificare la nostra determinazione e i nostri sforzi per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, un’Agenda concreta per i diritti umani universali. Queste non sono solo le cose giuste da fare, sono le cose intelligenti da fare. E c’è solo un modo per farlo: difendere i diritti umani. Perché i diritti umani danno vita a società eque e solide. Sono la risposta a questa crisi umanitaria. Come l’emergenza climatica, il COVID-19 ci ricorda che siamo legati ad un’unica umanità. Dobbiamo agire. Lavorando insieme, possiamo riprenderci meglio. Con una profonda solidarietà possiamo costruire un mondo più resiliente, sostenibile e giusto.

Unitevi a me nel difendere i diritti umani.

Fonte: https://www.standup4humanrights.org/en/index.html


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BARÇA: GRIEZMANN INTERROMPE LA COLLABORAZIONE CON HUAWEI A SOSTEGNO DEGLI UIGURI

Barça: Griezmann interrompe la sua collaborazione con Huawei a sostegno degli Uiguri

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L’attaccante francese del Barcellona Antoine Griezmann ha annunciato giovedì la fine della sua collaborazione con la società cinese Huawei, sospettata di aver istituito un sistema di riconoscimento facciale per gli uiguri, perseguitati in Cina.

Dopo la storica interruzione della partita PSG-Basaksehir di martedì sera in Champions League, questa è un’altra dichiarazione forte da parte di un personaggio del mondo del calcio. Un noto giocatore: Antoine Griezmann. L’attaccante francese del Barcellona ha annunciato giovedì, in un comunicato stampa, che “terminerà immediatamente” la sua collaborazione con la società cinese Huawei, a sostegno della comunità uigura, perseguitata in Cina.

“Invito Huawei non solo a negare queste accuse, ma ad agire per condannare al più presto questa repressione”.

“A seguito dei forti sospetti che Huawei abbia contribuito allo sviluppo di un programma di ‘Allarme uiguro’ utilizzando un software di riconoscimento facciale, annuncio che sto mettendo immediatamente fine alla mia partnership con questa azienda”, spiega il campione del mondo.

“Colgo l’occasione per invitare Huawei non solo a negare queste accuse, ma ad agire concretamente il più presto possibile per condannare questa repressione di massa e per usare la sua influenza per contribuire al rispetto dei diritti umani e delle donne nella società.”

Fonte: https://rmcsport.bfmtv.com/football/barca-en-soutien-aux-ouighours-griezmann-rompt-son-partenariat-avec-huawei-2016820.html


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L'UE adotta un regime di sanzioni individuali in stile "Magnitsky" per gravi violazioni dei diritti umani 1

L’UE adotta un regime di sanzioni individuali in stile “Magnitsky” per gravi violazioni dei diritti umani

Il 7 dicembre 2020, l’UE ha adottato formalmente un regolamento che prevede un nuovo regime di sanzioni individuali in stile “Magnitsky” per gravi violazioni dei diritti umani, solo un paio di giorni prima del 10 dicembre – Giornata delle Nazioni Unite per i diritti umani. Il passo, a 72 anni dall’adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani, dovrebbe dare un contributo significativo al progresso generale dei diritti umani, rafforzando la capacità della comunità internazionale di rendere gli individui responsabili di decisioni o azioni che portano a gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani.

Il nuovo Eu Global Human Rights Sanctions Regime conferisce all’UE il potere di congelare fondi e risorse economiche e di imporre divieti di circolazione alle persone coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani, tra cui genocidio, schiavitù, tortura, esecuzioni extragiudiziali, arresti o detenzioni arbitrari. Anche altre violazioni o altri abusi dei diritti umani possono rientrare nel campo di applicazione del regime sanzionatorio qualora tali violazioni o abusi siano diffusi, sistematici o comunque motivo di seria preoccupazione per quanto concerne gli obiettivi di politica estera e di sicurezza comune stabiliti dal trattato (articolo 21 Tue). Spetterà al Consiglio, su proposta di uno Stato membro o dell’Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, stabilire, rivedere e modificare l’elenco delle sanzioni.

Il primo “Global Magnitsky Act” (cosiddetto perché può essere utilizzato per affrontare le violazioni dei diritti umani commesse ovunque) è stato firmato dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama nel 2012, ed è stato originariamente utilizzato per colpire i funzionari russi ritenuti responsabili della morte dell’avvocato fiscale russo Sergei Magnitsky. Da allora gli Stati Uniti sono stati raggiunti nell’istituzione di tali regimi di responsabilità dal Canada, dagli Stati Baltici e dal Regno Unito.

Si dice che anche altri paesi, tra cui il Giappone e l’Australia, stiano prendendo in considerazione tali provvedimenti. In particolare, il 6 dicembre 2020, la Commissione parlamentare bi-partisan degli affari esteri dell’Australia ha raccomandato all’unanimità al governo di approvare un Magnitsky Act australiano e ha incluso un progetto di proposta legislativa a sostegno della sua raccomandazione, gettando le basi affinché l’Australia diventi il 35° Paese ad adottare un tale regime di sanzioni per i diritti umani.

Un Magnitsky Act dell’UE (anche se non si chiamerà così perché l’UE non vuole che la Russia sia vista come il solo bersaglio) è particolarmente potente, considerando il peso economico globale del blocco, e poiché molti responsabili di gravi violazioni dei diritti umani (ad esempio politici, ufficiali dell’esercito, capi della polizia, finanzieri, uomini d’affari corrotti) hanno conti bancari e/o seconde case in Europa.

Nel 2018 i Paesi Bassi hanno iniziato a muoversi verso un regime sanzionatorio dell’UE. Parlando con i suoi colleghi europei di allora, il ministro degli Esteri olandese Stef Blok ha osservato che, mentre la comunità internazionale ha fatto enormi progressi nel campo dei diritti umani dall’adozione della Dichiarazione universale, resta il fatto che, dopo sette decenni, i diritti umani siano sotto pressione nella maggior parte del mondo. In gran parte perché, ha sostenuto, coloro che commettono terribili abusi dei diritti umani spesso “la fanno franca”.

“Come ci ha detto Eleanor Roosevelt”, dobbiamo sempre chiederci “come possiamo continuare a rafforzare il sistema dei diritti umani […] Le regole sono regole”, come dice il detto olandese. “Ma solo se infrangere le regole ha delle conseguenze”.

Gli otto membri del Consiglio nordico – Danimarca, Finlandia, Islanda, Svezia, Norvegia, Isole Faroe, Groenlandia e Åland – hanno inoltre indicato che aderiranno al nuovo regime di sanzioni individuali dell’UE.

Fonte: https://www.universal-rights.org/uncategorized/eu-adopts-magnitsky-style-individual-sanctions-regime-for-grave-human-rights-violations/


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Messaggio del Segretario Generale per la Giornata Mondiale dei Diritti Umani 2020

Messaggio del Segretario Generale per la Giornata Mondiale dei Diritti Umani 2020

IL SEGRETARIO GENERALE

GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI UMANI 2020

“SOSTENERE I DIRITTI UMANI PER UNA RIPRESA MIGLIORE”

10 dicembre 2020

La pandemia del COVID-19 ha rafforzato due verità fondamentali sui diritti umani.

Innanzitutto, le violazioni dei diritti umani danneggiano noi tutti.

Il COVID-19 ha avuto un impatto sproporzionato su gruppi vulnerabili quali lavoratori in prima linea, persone con disabilità, anziani, donne e ragazze, minoranze.

Il virus ha accentuato povertà, disuguaglianza, discriminazione; la distruzione del nostro ambiente naturale e le lacune nella tutela dei diritti umani hanno creato fragilità enormi nelle nostre società.

Al tempo stesso, la pandemia minaccia i diritti umani, fornendo il pretesto per sproporzionate risposte di sicurezza e misure repressive che riducono spazio civico e libertà di informazione.

La seconda verità evidenziata dalla pandemia è che i diritti umani sono universali e proteggono tutti noi.

Una risposta effettiva alla pandemia deve fondarsi su solidarietà e cooperazione.

Approcci divisivi, autoritarismo e nazionalismo non hanno alcun senso contro una minaccia globale.

Le persone e i loro diritti devono essere al centro delle risposte e della ripresa. Occorrono quadri di riferimento universali come la copertura sanitaria per tutti per sconfiggere questa pandemia e tutelarci per il futuro.

La mia richiesta di Azione per i diritti umani scandisce il ruolo centrale dei diritti umani nella risposta alle crisi, per l’uguaglianza di genere, la partecipazione pubblica, la giustizia climatica e lo sviluppo sostenibile.

In questa Giornata e ogni giorno, poniamo i diritti umani al centro della nostra azione collettiva per recuperare dalla pandemia del COVID-19 e costruire un futuro migliore per tutti.


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Gli Stati Uniti bloccano le importazioni di cotone dello Xinjiang a fronte del "lavoro degli schiavi" uiguri

Gli Stati Uniti bloccano le importazioni di cotone dello Xinjiang a fronte del “lavoro degli schiavi” uiguri

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Gli Stati Uniti hanno bloccato le importazioni dalla regione cinese dello Xinjiang, dove un milione di musulmani uiguri sono detenuti nei campi di lavoro.

La US Customs and Border Protection Agency (Dogane e Polizia di Frontiera degli Stati Uniti), mercoledì ha dichiarato che il suo ‘Withhold Release Order’, ovvero la trattenuta dell’ordine di rilascio, avrebbe messo al bando tutti i prodotti in cotone provenienti dal Corpo di Produzione e Costruzione cinese nello Xinjiang, uno dei maggiori produttori cinesi, ha riferito la Reuters.

Il divieto di importazione del cotone è dovuto al fatto che la Cina continui a suscitare in tutto il mondo denunce rispetto alle sue politiche nella regione dello Xinjiang, dove, secondo Amnesty International, quasi un milione di musulmani uiguri sono detenuti nei campi di lavoro.

Il Dipartimento della Sicurezza interna degli Stati Uniti sostiene che i centri nello Xinjiang siano gestiti come ‘campi di concentramento’.

“I prodotti di cotone a buon mercato che si possono acquistare per la famiglia e gli amici durante questo periodo di regali – se provenienti dalla Cina – potrebbero essere stati fatti con il lavoro degli schiavi attraverso alcune delle più gravi violazioni dei diritti umani esistenti oggi nel mondo “, ha detto il Segretario del Dipartimento della Sicurezza Interna, Kenneth Cuccinelli.

Pechino ha difeso con fermezza la sua politica dicendo che i piani di formazione, i programmi di lavoro e una migliore istruzione hanno contribuito a debellare l’estremismo, accusando gli Stati Uniti di ‘fabbricare notizie false del cosiddetto lavoro forzato e di tentare di opprimere le attività economiche dello Xinjiang’.

Fonte: https://www.middleeastmonitor.com/20201204-us-blocks-xinjiang-cotton-imports-over-uyghur-slave-labour/

https://videos.files.wordpress.com/alQZyTgu/201204_trn_us-blocks-cotton-imports-xinjiang_cbm_1_dvd.mp4

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I diritti delle persone con disabilità in formati accessibili

I diritti delle persone con disabilità in formati accessibili

Le persone con disabilità devono conoscere i propri diritti

Nel 2014 si sono celebrati i dieci anni della legge sui disabili (LDis). Nello stesso anno è entrata in vigore in Svizzera la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CDPD). Questi due eventi hanno offerto all’Ufficio federale per le pari opportunità delle persone con disabilità (UFPD) l’occasione per convertire in diversi formati accessibili alle persone con disabilità, in collaborazione con il Centro di competenza per le pubblicazioni ufficiali (CPU) della Cancelleria federale, i più importanti atti giuridici nazionali e internazionali che le concernono.

Nella lingua dei segni

Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CDPD)

Numerose persone non udenti hanno come «lingua madre» la lingua dei segni. Per questo motivo spesso faticano a capire testi più complessi scritti e/o letti ad alta voce. I video in lingua dei segni pubblicati in Internet permettono di eliminare le barriere nella comunicazione. Contenuti difficilmente comprensibili diventano così facilmente accessibili anche alle persone non udenti.

In linguaggio semplificato

Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CDPD) (PDF, 200 kB, 28.07.2015)

Legge sui disabili (LDis) (PDF, 284 kB, 28.07.2015)

Alcune persone faticano a capire le informazioni scritte, ad esempio perché presentano disabilità cognitive o difficoltà di apprendimento. L’uso del linguaggio semplificato permette di produrre testi che possono essere compresi facilmente. Questo tipo di linguaggio si fonda su regole linguistiche e redazionali particolari e su raccomandazioni tipografiche.

Documenti PDF senza barriere

Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CDPD) (PDF, 250 kB, 28.07.2015)

Legge sui disabili (LDis) (PDF, 131 kB, 28.07.2015)

Ordinanza sui disabili (ODis) (PDF, 123 kB, 28.07.2015)

Spesso gli screen reader – i programmi che «leggono» lo schermo utilizzati dalle persone non vedenti – non riescono a leggere i documenti PDF, poiché non sono stati redatti nel rispetto delle regole dell’accessibilità. Queste regole, infatti, permettono di produrre un file PDF senza barriere accessibile anche ai non vedenti e agli ipovedenti grazie ad appositi sistemi informatici. Questi sistemi – come il lettore di PDF VIP-PDF Reader concepito per i portatori di handicap visivi – estraggono il testo e lo riproducono su una superficie amichevole per l’utente. Qui può essere visualizzato a piacimento, modificando ad esempio il tipo, lo stile o la dimensione del carattere, il colore del testo o dello sfondo, la spaziatura dei caratteri o l’interlinea.

Fonte: https://www.admin.ch/gov/it/pagina-iniziale/diritto-federale/ricerca-e-novita/10-jahre-behig.html

Cosa vuol dire inclusione delle persone disabili?

Ognuno deve essere trattato in maniera eguale, così che le persone disabili abbiano gli stessi diritti e opportunità delle persone abili.

Chi sono le persone abili? Guarda questo video per scoprirlo.


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Auto Draft

Rinvio di un ragazzo gambiano omosessuale: la CEDU riprende la Svizzera.

In una sentenza emessa recentemente, la Corte europea per i diritti umani (CEDU) critica la Svizzera per aver voluto rinviare un ragazzo gambiano omosessuale. Questa sentenza dimostra chiaramente l’inadeguatezza della prassi che la Svizzera applica nei confronti dei richiedenti asilo LGBTQI.

Nel caso specifico trattasi di un ragazzo gambiano stabilitosi in Svizzera da qualche tempo. Dopo che la sua domanda d’asilo gli è stata negata a più riprese avrebbe dovuto lasciare la Svizzera nel 2018 in seguito alla decisione finale del Tribunale Federale. Nella sua sentenza del 17 novembre 2020 la CEDU ritiene che la decisione di rinviarlo dalla Svizzera ha violato il divieto alla tortura come sancisce l’articolo 3 della Convenzione. Si ritiene che la Svizzera non ha verificato a sufficienza l’incolumità del richiedente in relazione alla sua omosessualità in caso di rinvio nel suo paese d’origine. La CEDU rimprovera in particolare la Svizzera di non aver verificato se le autorità locali sarebbero state disponibili ed in grado di contrastare eventuali pericoli provenienti da situazioni non governative.

L’Organizzazione svizzera per l’aiuto ai rifugiati (OSAR) accoglie molto favorevolmente questa sentenza e ritiene che per decidere sul rinvio non è sufficiente valutare solo la situazione giuridica e l’applicazione della legge di un paese ma bisogna anche verificare se i richiedenti l’asilo sono protetti ed al sicuro nei confronti di qualsiasi forma di pericolo anche non governativo e/o privato. Secondo l’OSAR questo caso illustra le carenze generali della Svizzera in materia d’asilo nei confronti delle persone LGBTQI. L’esistenza di leggi che reprimono l’omosessualità nei paesi d’origine dei richiedenti asilo non è sufficiente per ottenere la protezione in Svizzera. Per poterne beneficiare le persone LGBTQI devono poter rendere credibile che il rinvio nei loro paesi d’origine li espone direttamente in pericolo. Le autorità svizzere nelle loro indagini, partono dal presupposto che le persone LGBTQI non hanno nulla di cui temere nei loro paesi d’origine fintanto che “non si fanno notare” e dissimulano il loro orientamento sessuale o la loro identità di genere. OSAR a più riprese ha criticato questo modo di fare delle autorità svizzere. Secondo le direttive internazionali, l’organizzazione fa notare che non si tratta di determinare se le persone in cerca di protezione possono continuare a vivere “discretamente” nei loro paesi d’origine in caso di ritorno, ma quello che potrebbe succeder loro se la loro identità venisse scoperta. L’OSAR considera l’identità sessuale come parte integrante dell’identità della persona e ritiene che essa non debba in alcuna circostanza essere repressa o messa in discussione.

Per riconoscere i motivi di fuga degli LGBTQI e garantirne i diritti d’asilo dei richiedenti d’asilo LGBTQI, l’OSAR ed altre organizzazioni hanno stilato, un po’ di tempo fa, una guida per i rappresentanti giuridici. Quest’opera contiene anche dei consigli sull’accoglienza, l’alloggio e la cura dei richiedenti asilo LGBTQI.

Fonte: https://www.osar.ch/publications/news-et-recits/renvoi-dun-gambien-homosexuel-la-cedh-reprimande-la-suisse


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“Controllava tutto di me”

“Controllava tutto di me”

La violenza fisica e quella psicologica nella testimonianza di una donna, vittima per due volte

Due matrimoni: uno segnato dalle botte e l’altro da una forma di maltrattamento psicologico. La violenza contro le donne può manifestarsi in molti modi all’interno di una relazione di coppia. Bruna (che ci ha chiesto di non usare il suo vero nome) è stata due volte una vittima di questo fenomeno. In occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ha accettato di raccontare quanto ha patito, per spingere altre potenziali vittime a rompere il silenzio.

È stato dopo esserne uscita, per due volte, che la mostra “Parole posate” l’anno scorso ha aperto in lei una nuova breccia. Al centro del lavoro dell’artista ticinese Marco Meier c’era proprio la violenza domestica. Sul libro delle dediche, Bruna aveva lasciato un lungo messaggio firmato, con un suo recapito di posta elettronica. Oggi ci spiega perché e i contorni delle vicende dietro quelle parole.

“Le botte puoi nasconderle agli amici, ai parenti, però non a te stessa. Invece con il maltrattamento psicologico rischi per anni di restare in quella situazione e di non capirla nemmeno” ha spiegato alle Cronache della Svizzera italiana. Il primo marito ha alzato le mani una volta sola ed è bastato per dire basta. Bruna era poco più che ventenne e aveva una figlia di pochi mesi, ha sporto denuncia ed è stata ospite di una casa per mamme in difficoltà. Anni dopo si è risposata e solo dopo alcuni anni di matrimonio si è accorta che le critiche che l’allora coniuge le faceva continuamente, controllandola di continuo, non facevano parte di una relazione sana. Minata nell’autostima, ha avuto risvolti anche fisici. “Mi criticava sempre. Controllava tutto di me. Ti distrugge anche più delle botte, me ne sono resa conto solo dopo aver letto molti libri. Ti fa mettere in dubbio chi sei, quello che sai fare, il tuo valore”.

Romina Lara

Fonte: https://www.rsi.ch/news/ticino-e-grigioni-e-insubria/“Controllava-tutto-di-me”-13631263.html?fbclid=IwAR1QCauCARim3HD24ckFMOC7EcuOoRWD8PlIIuyLDqVgztMGuaUGIfJkFK8


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16 giorni di attivismo contro la violenza di genere 25 novembre – 10 dicembre 2020 2

16 giorni di attivismo contro la violenza di genere 25 novembre – 10 dicembre 2020

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Conosciuta come la 16 Days Campaign‘, la campagna 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere promossa dalle Nazioni Unite viene sostenuta da cittadini e organizzazioni in tutto il mondo per promuovere la prevenzione e l’eliminazione della violenza contro le donne e le ragazze.

In vista del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, DAISI (gruppo Donne Amnesty International della Svizzera Italiana) e la Fondazione Diritti Umani uniscono le proprie forze e aderiscono a questa campagna internazionale per dire NO alla violenza di genere.

Mettete anche voi la faccia per dire “Io dico NO! alla violenza sulle donne“: inviateci i vostri selfie taggando @DonneAmnestySvizzera, cambiate la vostra immagine di profilo Facebook e Twitter, usate l’hashtag #25NoV.

Sarà un’azione incentrata sulla sensibilizzazione e sulla necessità di un impegno per mettere in luce il fenomeno e attuare misure per prevenirlo e contrastarlo.

La campagna 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere è un’importante opportunità per evidenziare il problema della violenza di genere, promuovere l’uguaglianza, la non discriminazione e il rispetto dei diritti umani.

Immagine Profilo:

Immagine Cover:

Per informazioni o richieste di interviste:
Gabriela Giuria Tasville, Fondazione Diritti Umani Lugano
079 444 42 81g.giuria@fondazionedirittiumani.ch

https://www.facebook.com/DonneAmnestySvizzera

https://www.fondazionedirittiumani.ch/

Si può anche aderire alla campagna delle Nazioni Unite, condividendo fotografie, video e messaggi su:
facebook.com/SayNO.UNiTE e twitter.com/SayNO_UNiTE e usando gli hashtag #orangetheworld e #16days.


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La ONG Open Arms ha soccorso oltre 100 migranti dopo un naufragio nel Mediterraneo

La ONG Open Arms ha soccorso oltre 100 migranti dopo un naufragio nel Mediterraneo

La nave della ONG Open Arms ha soccorso oltre 100 migranti nel Mediterraneo dopo che l’imbarcazione su cui viaggiavano era affondata. Le operazioni di salvataggio erano cominciate nella tarda mattinata e, secondo la ONG, sono terminate un paio di ore fa. Sono state salvate 111 persone e sono stati portati a bordo anche cinque cadaveri. Un bambino di sei mesi è morto a bordo. Open Arms, su Twitter, ha scritto che aveva chiesto per lei e per altre persone in condizioni gravi «un’evacuazione urgente», che però non è arrivata in tempo. Per ora è impossibile dire se ci siano dispersi. I medici a bordo della nave stanno lavorando per soccorrere i casi più gravi.

Secondo Repubblica, l’imbarcazione era alla deriva da ieri ed era stata identificata da un aereo di Frontex, la guardia costiera europea. La sua posizione (oltre 50 chilometri a nord di Sabratha, in Libia) era stata segnalata a Open Arms. Riccardo Gatti, presidente di Open Arms Italia, ha detto in un video pubblicato su Twitter che l’imbarcazione sarebbe affondata perché avrebbe ceduto il fondo dello scafo.

Secondo Oscar Camps, il fondatore di Open Arms, sulla nave della ONG si trovano attualmente 199 migranti: i 111 salvati oggi più altri salvati ieri. Nella serata di oggi, infine, Open Arms ha soccorso un’altra imbarcazione alla deriva, con 65 persone a bordo.

Fonte: https://www.ilpost.it/2020/11/11/open-arms-migranti-naufragio/


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