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2.12.2023 - Il peso psicologico e sociale degli stereotipi di genere

2.12.2023 – Il peso psicologico e sociale degli stereotipi di genere

Servizio comunicazione istituzionale
Data: 2 Dicembre 2023

USI in Ascolto, il Servizio pari opportunità, l’associazione Ciao Table, l’associazione Puntozero, la Fondazione Diritti Umani, Amnesty International in occasione dei 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere, sono lieti di invitarvi al convegno pubblico “Il peso psicologico e sociale degli stereotipi di genere”.

9.00Benvenuto
 
Sonja Hildebrand, Prorettrice per la ricerca nelle scienze umane e le pari opportunità, USI
 Piera Serra, Presidente dell’associazione Ciao Table
 Rosalba Morese, Referente di USI in Ascolto, Ricercatrice e Docente, USI
9.15Interventi introduttivi
 
Monica Bucci, Direttrice Aggiunta della Divisione Giustizia
 Gabriela Giuria Tasville, Responsabile Sviluppo Progetti Fondazione Diritti Umani
9.30Interventi accademiciStereotipi, impliciti culturali e violenza di genere
 
Roberta di Pasquale, Psicologa, Psicoterapeuta, Docente di Psicologia Clinica e Dinamica, Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, Università degli Studi di Bergamo
 Basta saperlo, o forse no? Come usare la tecnologia per identificare e superare gli stereotipi di genere
 
Monica Landoni, Professoressa titolare, Facoltà di scienze informatiche, USI
 La medicina delle (in)differenze: stereotipi di genere ed equità in ambito biomedico
 
Marta Fadda, Bioeticista, Docente e Ricercatrice in bioetica, Facoltà di scienze biomediche, USI
10.30Pausa caffè
11.00Nelle parole e tra le parole: stereotipi di genere nei media
 
Intervento a cura di Aurélie Hofer, DécadréE, centro di competenza per la parità di genere nei media, Ginevra
11.30Tavola rotonda
 
Isabel Vidal, Coordinatrice della campagna nazionale dei 16 giorni contro la violenza di genere
 Pietro Majno-Hurst, primario di chirurgia EOC e professore ordinario USI
 Arianna Lucia Vassere, Educatrice, Formatrice e Volontaria di Imbarco Immediato
12.45Conclusioni
 
Elena Nuzzo, Referente della Rete Convenzione di Istanbul e Formatrice ai diritti umani
13.00Pranzo buffet
14.00Laboratori (è possibile partecipare a uno o più laboratori pomeridiani)
Parità preventiva: dagli stereotipi di genere alla violenza. Come riconoscere e prevenire i pregiudizi che alimentano le violenze?
 A cura dell’associazione Puntozero
Aula A12
Le reti familiare e amicale della donna che subisce violenze: contrastare i pregiudizi e attivare le risorse positive.
 Piera Serra, Psicologa Psicoterapeuta, Associazione Ticinese Psicologi
Aula A13
15.00Decostruire disparità: il pensiero manuale sfida il peso e la rigidità degli stereotipi di genere. Comunicare in 3D, per smontare pregiudizi come – e con – i mattoncini LEGO®.
 A cura dell’associazione Puntozero.
 Per partecipare a questo laboratorio è necessario iscriversi inviando una mail a: puntozero.ticino@gmail.com
Aula A12
Quali stereotipi si attivano quando assisto a una violenza di genere?
 
Elvira Collura, Neuropsichiatra Psicoterapeuta, Paula Firpo, Psicologa e Danilla Frei, Psicologa Psicoterapeuta
 Seminario esperienziale a cura di Ciao Table
Aula A13  

Per chi vuole è possibile iscriversi al pranzo tramite il link https://usi.qualtrics.com/jfe/form/SV_6zXJHFJidUxp434

Sempre sabato 2 dicembre, 9.00.-14.00, in Aula magna sarà possibile visitare l’esposizione della mostra “USI senza stereotipi”, realizzata dal Servizio pari opportunità e dal Servizio comunicazione istituzionale.


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3.12.2023 - Downstream to Kinshasa

3.12.2023 – Downstream to Kinshasa

Domenica 3 dicembre
Cinema Lux Art House, Via G. Motta 67, Massagno

Proiezione del film Downstream to Kinshasa di Dieudo Hamadi

Ore 15:00 Introduzione di SwissABILITY e Film Festival dei Diritti Umani Lugano e proiezione del film Downstream to Kinshasa

Ore 16:50 Dibattito “Difficoltà e sfide delle persone affette da disabilità, dal Sud del mondo alla Svizzera”

Ore 17:30 Chiusura dibattito e aperitivo presso “Salone Cosmo” di Massagno


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Dick Marty Verità irriverenti

Dick Marty
Verità irriverenti

Riflessioni di un magistrato sotto scorta

Un magistrato. Un’inchiesta negata. Una vita sotto scorta.

Le riflessioni di Dick Marty sono Verità irriverenti sullo stato della democrazia, sulla neutralità e sull’inchiesta che l’ha reso il bersaglio di un nemico senza nome.

Le Edizioni Casagrande, la libreria LAC Shop e la Fondazione Diritti Umani hanno il piacere di
invitarvi alla presentazione del volume

Dick Marty
Verità irriverenti
Riflessioni di un magistrato sotto scorta
Martedì 14 novembre 2023,
ore 18.00

LAC, Lugano Arte e Cultura
Piazza Bernardino Luini 6
Hall

Intervengono
l’autore Dick Marty e il giornalista Roberto Antonini
Ingresso libero fino a esaurimento posti


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2 settembre 2023 - Diritti Umani e povertà - che fare?

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Nasce l'Istituzione nazionale per i diritti umani

Nasce l’Istituzione nazionale per i diritti umani

Prevista dall’Onu e voluta dal Parlamento federale, metterà in rete rappresentanti della società civile per sorvegliare sugli abusi in Svizzera

23 Maggio 2023, di Red.Svizzera

È stato un cammino lungo e accidentato, quello che oggi ha portato alla nascita dell’Istituzione nazionale per i diritti umani (Indu). L’introduzione di tale organismo indipendente è infatti prevista da principi Onu adottati nel 1993; in Svizzera era stata approvata dal Parlamento federale nel 2019, mentre un progetto pilota, il Centro svizzero di competenza per i diritti umani, era già attivo dal 2011. Ora, dopo lunghe discussioni su competenze e budget, come altri 120 Paesi «anche la Svizzera potrà fare affidamento su un ente capace di vigilare concretamente sul rispetto dei diritti umani, mettendo in rete le competenze delle organizzazioni non governative e della società civile che vi parteciperanno e coordinandosi con le istituzioni», spiega Gabriela Giuria Tasville, responsabile dello sviluppo progetti presso la Fondazione Diritti Umani di Lugano.

Denunciare, promuovere, proteggere

Scopi dell’Indu: «Denunciare, promuovere, proteggere». Ovvero individuare sul nostro territorio «situazioni in cui a oggi i diritti umani non sono pienamente rispettati oppure esistono zone d’ombra, così da ovviare al problema suggerendo soluzioni organizzative e legislative».

Il Consiglio federale precisa in un comunicato che le funzioni dell’Indu “comprenderanno l’informazione e la documentazione, la ricerca, la consulenza, l’educazione e la sensibilizzazione in materia di diritti umani nonché lo scambio internazionale. Il mandato affidatole coprirà sia questioni interne riguardanti i diritti umani sia questioni relative all’attuazione degli obblighi internazionali in materia di diritti umani in Svizzera. L’Indu non svolgerà mansioni amministrative, non fungerà da mediatrice e non si occuperà di singoli casi”.

Un cantiere con un budget limitato a un milione di franchi annui, che però potrebbe a sua volta stimolare lo sviluppo di nuovi strumenti a livello cantonale.

Prima la collaborazione

A chi obietterà che certi organismi servono solo a mettere i bastoni tra le ruote alla polizia, alla Segreteria di Stato della migrazione (Sem) e affini, Giuria risponde che «si tratta piuttosto di collaborare e di trovare soluzioni comuni a problemi reali che investono l’intera società, aiutandosi a vicenda». L’approccio mette dunque in primo piano «la condivisione, non lo scontro. Ad esempio, dall’ultimo rapporto delle Nazioni unite emergono anche in Svizzera problemi importanti di razzismo strutturale, problemi che è nell’interesse di tutti risolvere in modo costruttivo e duraturo. Quello che auspichiamo è uno sforzo comune di garantismo e legalità per le molte categorie vulnerabili, che peraltro si intrecciano in maniera intersezionale: migranti, donne, bambini…».

Da parte sua, anche il Consiglio federale spiega che “l’indipendenza di questa nuova istituzione le consentirà di cooperare non solo con le autorità a tutti i livelli statali, ma anche con le organizzazioni non governative, l’economia privata, il settore della ricerca e le organizzazioni internazionali”. Dovrebbero essere inizialmente sette le persone impiegate dall’Indu su casi e dossier diversi, mantenendo sedi e relazioni in più università.

Fonte: https://www.laregione.ch/svizzera/svizzera/1670211/diritti-svizzera-federale-istituzione-nazionale


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Festival dei Diritti Umani - Edizione 2023 1

Festival dei Diritti Umani – Edizione 2023

Il Festival dei Diritti Umani torna dal 3 al 6 maggio 2023, con incontri, film, mostre fotografiche e il programma EDU per le scuole. Dal vivo al Memoriale della Shoah e alla Cineteca Milano MIC. E online sulla piattaforma festivaldirittiumani.stream

Rights Now: due parole che si rafforzano l’una con l’altra. C’è bisogno di più diritti e ce n’è bisogno adesso. L’edizione 2023 del Festival dei Diritti Umani, la prima organizzata dalla neonata Fondazione, avrà questo titolo.

Un Festival che va in direzione ostinata e contraria perché di questi tempi c’è sempre meno rispetto dei diritti e sempre meno umanità. E noi invece alziamo lo sguardo con “Rights Now”, diritti ora. Non possiamo chiedere ai civili sotto le bombe in Ucraina o alle ragazze che protestano in Iran di pazientare, non possiamo spiegare ai working poors in fila alle mense solidali che non sono abbastanza performanti, non possiamo far finta di sapere come gli algoritmi determinino le nostre scelte.

L’ edizione 2023 del Festival dei Diritti Umani torna in presenza, dopo tre anni di pandemia, una delle grandi crisi che ha amplificato le disuguaglianze; nel mezzo di una guerra di cui non si vede la fine; in una prospettiva di disastro ecologico mondiale.

Torniamo dal vivo in un luogo altamente simbolico: il Memoriale della Shoah. Al suo ingresso c’è una scritta incisa sul cemento grigio: indifferenza. E il Festival dei Diritti Umani, fin dai suoi esordi, otto anni fa, si è dato proprio il compito di contrastare l’indifferenza sui diritti calpestati. Quel luogo, il Memoriale della Shoah, dovrebbe ricordare a tutti che togliere diritti ad una minoranza non fa star meglio la maggioranza, neanche quando quella sottrazione avviene con il consenso di molti. È successo, sta accadendo ancora: saperlo è il primo passo per andare in direzione ostinata e contraria.


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Escape Room: Provaci tu!

Escape Room: Provaci tu!

Settimana cantonale contro il razzismo

Escape Room: Provaci tu!

Il giro del mondo in 45 minuti: possibile? è questa la sfida da affrontare per le persone che parteciperanno all’Escape Room Provaci tu! allestita per la prima volta in Ticino durante della Settimana cantonale contro il razzismo al Centro Giovani di Viganello (Via Pazzalino 8) dal 17 al 20 marzo 2023.

SI PUÒ GIOCARE ANCHE SABATO 18, DOMENICA 19 e LUNEDÌ 20 MARZO: PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI:  091 923 66 53,  cpd@discriminazione.ch

In occasione della Settimana cantonale contro il razzismo 2023 organizzazioni della società civile, Amnesty International, Fondazione Diritti Umani e il Centro per la Prevenzione delle Discriminazioni hanno lavorato con le istituzioni, nello specifico la Divisione Socialità della Città di Lugano, per proporre un’attività innovativa e partecipativa che permette a giocatrici e giocatori di cambiare vita il tempo di una partita, affrontando le sfide che segnano la vita quotidiana delle persone migranti.

Le discriminazioni nascoste

Nella vita quotidiana la discriminazione si esprime in molti modi: colore della pelle, credo religioso, provenienza, etnia o classe sociale di appartenenza diventano motivo di esclusione. A far scattare l’atteggiamento discriminatorio è la caratteristica che rende l’altra persona diversa mentre sono ignorate le similitudini e il fatto che, prima di tutto, siamo tutte e tutti umani.

L’Escape Room Provaci Tu! (un adattamento del progetto originale Fight Racism) vuol far riflettere chi partecipa sulle diverse forme che il razzismo può assumere, attirando la loro attenzione sulle forme nascoste di discriminazione con le quali siamo confrontati ogni giorno, spesso senza rendercene conto.

Per raggiungere un pubblico giovane e proporre un’esperienza nuova e originale in occasione della Settimana Cantonale contro il Razzismo, le organizzazioni promotrici si sono rivolte a Escape4Change, start up innovativa a vocazione sociale con sede a Torino e nata con l’obbiettivo di generare cambiamenti concreti attraverso esperienze di gioco immersive e cooperative. Con più di 2000 giocatori all’attivo, l’associazione ha una solida esperienza e propone Escape Room dedicate a tematiche diverse, dal cambiamento climatico all’economia circolare, in cui ci si mette in gioco, e si gioca per capire che ognuno di noi ha la possibilità di cambiare la realtà che ci circonda.

Contro il razzismo, insieme: inizia il gioco!

Carri senza cavalli, aerei, jet supersonici e razzi interplanetari. Abbiamo superato ogni limite imposto dalla natura, abbattuto la barriera del suono e quasi eguagliato la velocità della luce! In un futuro non troppo lontano, l’umanità si sente in completo controllo dello spazio e del tempo. La scienza ha oltrepassato tutti i confini e le barriere.

Per dimostrare questa supremazia, gli uomini più potenti della Terra fanno una scommessa: fare il giro del mondo in soli 45 minuti. Il tuo gruppo è stato selezionato per tentare la missione. Prima di intraprendere il viaggio, però, avrete bisogno dell’addestramento necessario: seguite i nostri esperti e preparatevi per questa grande avventura!

Un’esperienza di gioco divertente ma molto seria

La parola a Vittorio Jan Randone, game designer:

“Il razzismo è un fenomeno multiforme e per chi non lo vive sulla propria pelle può essere difficile rendersi conto di tutte le sue possibili espressioni. Nella creazione di questa escape room abbiamo avuto il privilegio di ascoltare e confrontarci con la storia di vita di una persona, del suo viaggio per arrivare in Europa e del suo impegno per affrontare le sfide quotidiane che un razzismo sistematico impone. 

Il risultato è il tentativo di restituire la complessità di questo fenomeno. Di ragionare sul perché il colore di un passaporto possa determinare le sorti di una persona, di come la lingua parlata possa essere usata come strumento di oppressione e di quanto la burocrazia possa contribuire a creare ingiustizia.”

SI PUÒ GIOCARE ANCHE SABATO 18, DOMENICA 19 e LUNEDÌ 20 MARZO: PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI:  091 923 66 53,  cpd@discriminazione.ch

Chi siamo

Amnesty International è un movimento internazionale di persone che si mobilitano in difesa dei diritti umani nato nel 1961. Oggi l’organizzazione conta dieci milioni di sostenitrici e sostenitori che lavorano per assicurare che i diritti umani siano applicati allo stesso modo per tutte le persone, ovunque nel mondo.

Il Centro per la Prevenzione delle Discriminazioni offre un servizio di ascolto e consulenza per vittime di discriminazioni razziali, religiose, di genere o di orientamento sessuale. Inoltre, organizza e promuove attività di sensibilizzazione sui temi delle discriminazioni in tutto il Canton Ticino e offre esperienze di formazione per conoscere e prevenire le discriminazioni.

Città di Lugano – la Divisione Socialità risponde ai bisogni socioeducativi dei giovani e ai bisogni sociali della popolazione in generale, promuovendo l’accompagnamento, l’intervento e l’aiuto in ambito sociale. Offre inoltre una rete di servizi e strutture il cui obiettivo è soddisfare le necessità dei cittadini offrendo consulenza e accoglienza nell’ambito sociale.

Il Centro giovanile di Viganello è uno dei due punti d’incontro e di socializzazione per i giovani d’età compresa tra gli 11 e i 25 anni ed è gestito da personale socio-educativo specializzato che, collaborando con i ragazzi e ascoltando le loro idee e esigenze, organizza attività di vario genere.

Fondazione Diritti Umani, nata nel 2014 a Lugano, promuove la conoscenza ed il rispetto dei Diritti Umani prevalentemente nella Svizzera Italiana attraverso lo sviluppo di canali di informazione e sensibilizzazione che contribuiscono alla costruzione di una coscienza collettiva solidale, aperta al dialogo, alla cooperazione e allo scambio.

Con il sostegno di:

Servizio per la lottta al razzismo (SRL) – Confederazione Svizzera

Programma d’integrazione cantonale (PIC) – Canton Ticino

Settimana cantonale contro il razzismo

SI PUÒ GIOCARE ANCHE SABATO 18, DOMENICA 19 e LUNEDÌ 20 MARZO: PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI:  091 923 66 53,  cpd@discriminazione.ch


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7 marzo - A Dark Place

#hatespeech – Giornaliste nel mirino: 7 marzo 2023

Benvenuto di Teresa Ribeiro, Rappresentante OSCE per la Libertà dei mezzi di informazione

Signore e Signori, vi do un caloroso benvenuto a questa proiezione cinematografica e vi auguro una buona serata da Vienna!

Apprezzo molto l’opportunità di partecipare a questo evento in occasione della Giornata Internazionale della Donna e sono lieta di presentarvi il nostro documentario ‘A Dark Place’ sulla violenza online nei confronti delle giornaliste. Il film è stato presentato in anteprima a dicembre 2018 a Vienna ed è un’iniziativa del mio ufficio insieme all’International Press Institute ed è parte del nostro progetto volto a rafforzare la sicurezza delle giornaliste online (Safety of Female Journalists Online, SOFJO).

Innanzitutto, vorrei ringraziare gli organizzatori dell’evento: Lugano Film Festival, Fondazione Diritti Umani, Amnesty International e Syndicom, per aver organizzato la proiezione del film documentario e per aver incluso una tavola rotonda con esperti che lavorano specificamente sulla sicurezza delle giornaliste.

Nonostante l’aumento della consapevolezza e degli sforzi da parte della società civile, dei media, dei governi e della comunità internazionale, la sicurezza dei giornalisti rimane pertinente – e dobbiamo continuare e persino aumentare i nostri sforzi. Certamente (il tema) rimane in cima alla mia agenda.

La libertà dei media può esistere solo quando i giornalisti – tutti i giornalisti, a prescindere dal loro sesso o da altre identità – sono al sicuro per svolgere il loro lavoro, per indagare, per riferire, per fare luce su questioni che vengono intenzionalmente tenute all’oscuro e per chiedere conto a chi detiene il potere.

Nel mondo digitale di oggi, le donne giornaliste corrono un rischio particolare: essere attaccate come giornaliste e come donne. Il nostro documentario ‘A Dark Place’ mette in evidenza l’impatto che tali attacchi online, molestie e disinformazione hanno sulla singola donna presa di mira. Come questi attacchi impediscono la sua capacità di lavorare, di esprimersi liberamente e di impegnarsi online. Mostra anche come questi attacchi vadano oltre il livello individuale, come minino i progressi verso l’uguaglianza di genere, come ostacolino il giornalismo pluralistico e l’impatto che hanno su ciò che i giornalisti riportano, su chi può parlare, su quali prospettive vengono riportate e così via. In breve, come gli attacchi online basati sul genere hanno un impatto sulla pluralità: la diversità delle voci, delle storie e delle informazioni.

Quello che volevamo evidenziare nel documentario ‘A Dark Place’ è che l’abuso online crea un luogo buio per le persone prese di mira e colpite, ma lascia anche noi come società al buio, in quanto restringe il panorama dell’informazione e dei media.

Uno studio globale condotto dall’UNESCO e dall’International Center for Journalists ha confermato che quasi tre quarti delle giornaliste subiscono abusi online – e il 20% ha riferito di essere stata presa di mira con attacchi offline collegati a una precedente violenza online. Questo è allarmante. Dobbiamo agire.
Dobbiamo basarci su ciò che è stato identificato come possibile soluzione.

Nell’ambito del nostro progetto Sicurezza delle giornaliste, stiamo attualmente sviluppando le Linee guida per il monitoraggio della violenza online contro le giornaliste, fornendo un sistema di monitoraggio e di segnalazione più sistematico, con un approccio sensibile e rispondente alle esigenze di genere. Questo nuovo strumento aiuterà a rilevare, prevedere e, in ultima analisi, a prevenire l’escalation della violenza online contro le giornaliste, in situazioni ancora più gravi sia online che offline.

Spero che il nostro documentario ‘A Dark Place’ e le discussioni di questa sera contribuiscano ad aumentare la consapevolezza e l’urgenza del nostro lavoro per rafforzare la sicurezza digitale delle giornaliste, nell’interesse di un maggiore pluralismo e della libertà dei media per tutti.

Vi auguro una serata cinematografica interessante e stimolante!

7 marzo - A Dark Place 2

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7 marzo - A Dark Place

7 marzo – A Dark Place

In occasione della Giornata internazionale della Donna, Amnesty International e il suo gruppo donne DAISI, Fondazione Diritti Umani, Film Festival Diritti Umani, Osservatorio Agorà e Syndicom invitano a una serata dedicata alle donne giornaliste, sempre più al centro di campagne di odio online.La proiezione del documentario A Dark Place sarà seguita da un incontro con la giornalista Paola Rizzi, coautrice del libro #staizitta giornalista, e il regista Javier Luque. Modera Isabella Visetti, giornalista RSI.

Essere presente ed esprimersi tramite i social media espone al rischio di subire una forma di violenza online, un fenomeno cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni. Anche in Svizzera personaggi pubblici, in maggioranza donne, escono allo scoperto per denunciare le parole di odio digitate nei loro confronti. 

Il rischio di imbattersi nel #hatespeech riguarda sempre più anche le donne che hanno scelto il mestiere di giornalista: utilizzare i social è fondamentale per svolgere ricerche ed essere in contatto con il pubblico ma le espone pericolosamente a violenze di ogni genere e trovare una strategia per proteggersi diventa una vera e propria sfida professionale. Questa realtà, oltre a rappresentare una minaccia concreta alla salute psichica e fisica delle donne prese di mira, mette in pericolo anche il diritto alla libertà di informazione ed espressione di tutta la cittadinanza.

Il progetto internazionale di ricerca sul tema, “The Chilling” (quitutti i rapporti), promosso dall’UNESCO e dal International Center for Journalists (ICFJ) e che nel corso di tre anni ha coinvolto oltre 850 giornaliste donne provenienti da 15 paesi tra Africa, Asia, Europa e Americhe presenta un quadro preoccupante degli abusi ai quali sono confrontate le professioniste dei media. Una cosa è certa: la violenza online nei confronti delle donne giornaliste è un fenomeno diffuso e senza frontiere.

Alcuni dati

73% di donne giornaliste ha vissuto una forma di violenza online

nel 20% dei casi la violenza virtuale si è concretizzata con attacchi e/o abusi nella vita reale

nel 41% dei casi gli attacchi on-line erano apparentemente legati a campagne di disinformazione più ampie,

nel 37% dei casi la fonte dell’abuso erano attori attivi nella sfera politica.

Le giornaliste ricevono minacce di violenze fisiche (25%) e sessuali (18%) ma anche nei confronti di persone a loro vicine (13%), come figli e famigliari. 

Il clima creatosi negli ambienti virtuali porta molte donne giornaliste a ritirarsi o censurarsi, con la speranza di non subire più violenze che hanno importanti ricadute psicologiche. Il 30% delle giornaliste che ha subito un attacco online ha scelto di autocensurarsi sui social mentre il 20% ha scelto di ritirarsi totalmente dalle interazioni online: lo studio parla di un effetto agghiacciante (the chillingeffectche dà il titolo alla pubblicazione) sulla vita di queste donne e anche sulla qualità e la pluralità dell’informazione.

Informazioni complementari

A Dark Place – Javier Luque, 2018, 57 minuti, Svizzera (v.o. con sottotitoli in italiano)

La sicurezza online delle giornaliste va oltre l’uguaglianza di genere e la libertà di stampa, incidendo direttamente sulla qualità delle nostre democrazie e sul diritto che il pubblico ha di avere accesso, di conoscere le diverse fonti della notizia. Questa semplice verità si svela in A Dark Place attraverso esperienze vissute in prima persona e raccontate dalle stesse giornaliste provenienti da diverse zone del mondo, vittime di violenza online e da esperti nel campo dei diritti umani, genere e libertà dei media provenienti da Serbia, Spagna, Regno Unito, Finlandia, Stati Uniti, Turchia e Russia.

Prodotto dal programma OSCE per la libertà di stampa in collaborazione con l’International Press Institute (IPI)

Paola Rizzi, giornalista prima a l’Unità, dove si è occupata di politica, cronaca e cultura. Ha collaborato a Diario, Pagina99, Cultweek, Lettera43, Business Insider, Il Reportage. È nel direttivo nazionale dell’associazione GiULiAgiornaliste (Giornaliste Unite Libere e Autonome). Insieme alla collega Silvia Garambois, nel 2021 ha pubblicato #staizitta giornalista! che analizza il fenomeno attraverso analisi e la testimonianza di 7 giornaliste italiane. 
 

Javier Luque, coordinatore dei media digitali all’International Press Institute (IPI) di Vienna, Austria, dove coordina l’advocacy e la comunicazione sulle piattaforme digitali dell’IPI. Ha conseguito un master in giornalismo internazionale presso l’Università di Cardiff e una laurea in giornalismo e psicologia.

Un evento organizzato da:

In collaborazione con:


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11.02.2023 - Diritto d'asiloLe nuove sfide dell'accoglienza tra diritti e vulnerabilità

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