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2 settembre 2023 - Diritti Umani e povertà - che fare?

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Nasce l'Istituzione nazionale per i diritti umani

Nasce l’Istituzione nazionale per i diritti umani

Prevista dall’Onu e voluta dal Parlamento federale, metterà in rete rappresentanti della società civile per sorvegliare sugli abusi in Svizzera

23 Maggio 2023, di Red.Svizzera

È stato un cammino lungo e accidentato, quello che oggi ha portato alla nascita dell’Istituzione nazionale per i diritti umani (Indu). L’introduzione di tale organismo indipendente è infatti prevista da principi Onu adottati nel 1993; in Svizzera era stata approvata dal Parlamento federale nel 2019, mentre un progetto pilota, il Centro svizzero di competenza per i diritti umani, era già attivo dal 2011. Ora, dopo lunghe discussioni su competenze e budget, come altri 120 Paesi «anche la Svizzera potrà fare affidamento su un ente capace di vigilare concretamente sul rispetto dei diritti umani, mettendo in rete le competenze delle organizzazioni non governative e della società civile che vi parteciperanno e coordinandosi con le istituzioni», spiega Gabriela Giuria Tasville, responsabile dello sviluppo progetti presso la Fondazione Diritti Umani di Lugano.

Denunciare, promuovere, proteggere

Scopi dell’Indu: «Denunciare, promuovere, proteggere». Ovvero individuare sul nostro territorio «situazioni in cui a oggi i diritti umani non sono pienamente rispettati oppure esistono zone d’ombra, così da ovviare al problema suggerendo soluzioni organizzative e legislative».

Il Consiglio federale precisa in un comunicato che le funzioni dell’Indu “comprenderanno l’informazione e la documentazione, la ricerca, la consulenza, l’educazione e la sensibilizzazione in materia di diritti umani nonché lo scambio internazionale. Il mandato affidatole coprirà sia questioni interne riguardanti i diritti umani sia questioni relative all’attuazione degli obblighi internazionali in materia di diritti umani in Svizzera. L’Indu non svolgerà mansioni amministrative, non fungerà da mediatrice e non si occuperà di singoli casi”.

Un cantiere con un budget limitato a un milione di franchi annui, che però potrebbe a sua volta stimolare lo sviluppo di nuovi strumenti a livello cantonale.

Prima la collaborazione

A chi obietterà che certi organismi servono solo a mettere i bastoni tra le ruote alla polizia, alla Segreteria di Stato della migrazione (Sem) e affini, Giuria risponde che «si tratta piuttosto di collaborare e di trovare soluzioni comuni a problemi reali che investono l’intera società, aiutandosi a vicenda». L’approccio mette dunque in primo piano «la condivisione, non lo scontro. Ad esempio, dall’ultimo rapporto delle Nazioni unite emergono anche in Svizzera problemi importanti di razzismo strutturale, problemi che è nell’interesse di tutti risolvere in modo costruttivo e duraturo. Quello che auspichiamo è uno sforzo comune di garantismo e legalità per le molte categorie vulnerabili, che peraltro si intrecciano in maniera intersezionale: migranti, donne, bambini…».

Da parte sua, anche il Consiglio federale spiega che “l’indipendenza di questa nuova istituzione le consentirà di cooperare non solo con le autorità a tutti i livelli statali, ma anche con le organizzazioni non governative, l’economia privata, il settore della ricerca e le organizzazioni internazionali”. Dovrebbero essere inizialmente sette le persone impiegate dall’Indu su casi e dossier diversi, mantenendo sedi e relazioni in più università.

Fonte: https://www.laregione.ch/svizzera/svizzera/1670211/diritti-svizzera-federale-istituzione-nazionale


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Festival dei Diritti Umani - Edizione 2023 1

Festival dei Diritti Umani – Edizione 2023

Il Festival dei Diritti Umani torna dal 3 al 6 maggio 2023, con incontri, film, mostre fotografiche e il programma EDU per le scuole. Dal vivo al Memoriale della Shoah e alla Cineteca Milano MIC. E online sulla piattaforma festivaldirittiumani.stream

Rights Now: due parole che si rafforzano l’una con l’altra. C’è bisogno di più diritti e ce n’è bisogno adesso. L’edizione 2023 del Festival dei Diritti Umani, la prima organizzata dalla neonata Fondazione, avrà questo titolo.

Un Festival che va in direzione ostinata e contraria perché di questi tempi c’è sempre meno rispetto dei diritti e sempre meno umanità. E noi invece alziamo lo sguardo con “Rights Now”, diritti ora. Non possiamo chiedere ai civili sotto le bombe in Ucraina o alle ragazze che protestano in Iran di pazientare, non possiamo spiegare ai working poors in fila alle mense solidali che non sono abbastanza performanti, non possiamo far finta di sapere come gli algoritmi determinino le nostre scelte.

L’ edizione 2023 del Festival dei Diritti Umani torna in presenza, dopo tre anni di pandemia, una delle grandi crisi che ha amplificato le disuguaglianze; nel mezzo di una guerra di cui non si vede la fine; in una prospettiva di disastro ecologico mondiale.

Torniamo dal vivo in un luogo altamente simbolico: il Memoriale della Shoah. Al suo ingresso c’è una scritta incisa sul cemento grigio: indifferenza. E il Festival dei Diritti Umani, fin dai suoi esordi, otto anni fa, si è dato proprio il compito di contrastare l’indifferenza sui diritti calpestati. Quel luogo, il Memoriale della Shoah, dovrebbe ricordare a tutti che togliere diritti ad una minoranza non fa star meglio la maggioranza, neanche quando quella sottrazione avviene con il consenso di molti. È successo, sta accadendo ancora: saperlo è il primo passo per andare in direzione ostinata e contraria.


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Escape Room: Provaci tu!

Escape Room: Provaci tu!

Settimana cantonale contro il razzismo

Escape Room: Provaci tu!

Il giro del mondo in 45 minuti: possibile? è questa la sfida da affrontare per le persone che parteciperanno all’Escape Room Provaci tu! allestita per la prima volta in Ticino durante della Settimana cantonale contro il razzismo al Centro Giovani di Viganello (Via Pazzalino 8) dal 17 al 20 marzo 2023.

SI PUÒ GIOCARE ANCHE SABATO 18, DOMENICA 19 e LUNEDÌ 20 MARZO: PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI:  091 923 66 53,  cpd@discriminazione.ch

In occasione della Settimana cantonale contro il razzismo 2023 organizzazioni della società civile, Amnesty International, Fondazione Diritti Umani e il Centro per la Prevenzione delle Discriminazioni hanno lavorato con le istituzioni, nello specifico la Divisione Socialità della Città di Lugano, per proporre un’attività innovativa e partecipativa che permette a giocatrici e giocatori di cambiare vita il tempo di una partita, affrontando le sfide che segnano la vita quotidiana delle persone migranti.

Le discriminazioni nascoste

Nella vita quotidiana la discriminazione si esprime in molti modi: colore della pelle, credo religioso, provenienza, etnia o classe sociale di appartenenza diventano motivo di esclusione. A far scattare l’atteggiamento discriminatorio è la caratteristica che rende l’altra persona diversa mentre sono ignorate le similitudini e il fatto che, prima di tutto, siamo tutte e tutti umani.

L’Escape Room Provaci Tu! (un adattamento del progetto originale Fight Racism) vuol far riflettere chi partecipa sulle diverse forme che il razzismo può assumere, attirando la loro attenzione sulle forme nascoste di discriminazione con le quali siamo confrontati ogni giorno, spesso senza rendercene conto.

Per raggiungere un pubblico giovane e proporre un’esperienza nuova e originale in occasione della Settimana Cantonale contro il Razzismo, le organizzazioni promotrici si sono rivolte a Escape4Change, start up innovativa a vocazione sociale con sede a Torino e nata con l’obbiettivo di generare cambiamenti concreti attraverso esperienze di gioco immersive e cooperative. Con più di 2000 giocatori all’attivo, l’associazione ha una solida esperienza e propone Escape Room dedicate a tematiche diverse, dal cambiamento climatico all’economia circolare, in cui ci si mette in gioco, e si gioca per capire che ognuno di noi ha la possibilità di cambiare la realtà che ci circonda.

Contro il razzismo, insieme: inizia il gioco!

Carri senza cavalli, aerei, jet supersonici e razzi interplanetari. Abbiamo superato ogni limite imposto dalla natura, abbattuto la barriera del suono e quasi eguagliato la velocità della luce! In un futuro non troppo lontano, l’umanità si sente in completo controllo dello spazio e del tempo. La scienza ha oltrepassato tutti i confini e le barriere.

Per dimostrare questa supremazia, gli uomini più potenti della Terra fanno una scommessa: fare il giro del mondo in soli 45 minuti. Il tuo gruppo è stato selezionato per tentare la missione. Prima di intraprendere il viaggio, però, avrete bisogno dell’addestramento necessario: seguite i nostri esperti e preparatevi per questa grande avventura!

Un’esperienza di gioco divertente ma molto seria

La parola a Vittorio Jan Randone, game designer:

“Il razzismo è un fenomeno multiforme e per chi non lo vive sulla propria pelle può essere difficile rendersi conto di tutte le sue possibili espressioni. Nella creazione di questa escape room abbiamo avuto il privilegio di ascoltare e confrontarci con la storia di vita di una persona, del suo viaggio per arrivare in Europa e del suo impegno per affrontare le sfide quotidiane che un razzismo sistematico impone. 

Il risultato è il tentativo di restituire la complessità di questo fenomeno. Di ragionare sul perché il colore di un passaporto possa determinare le sorti di una persona, di come la lingua parlata possa essere usata come strumento di oppressione e di quanto la burocrazia possa contribuire a creare ingiustizia.”

SI PUÒ GIOCARE ANCHE SABATO 18, DOMENICA 19 e LUNEDÌ 20 MARZO: PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI:  091 923 66 53,  cpd@discriminazione.ch

Chi siamo

Amnesty International è un movimento internazionale di persone che si mobilitano in difesa dei diritti umani nato nel 1961. Oggi l’organizzazione conta dieci milioni di sostenitrici e sostenitori che lavorano per assicurare che i diritti umani siano applicati allo stesso modo per tutte le persone, ovunque nel mondo.

Il Centro per la Prevenzione delle Discriminazioni offre un servizio di ascolto e consulenza per vittime di discriminazioni razziali, religiose, di genere o di orientamento sessuale. Inoltre, organizza e promuove attività di sensibilizzazione sui temi delle discriminazioni in tutto il Canton Ticino e offre esperienze di formazione per conoscere e prevenire le discriminazioni.

Città di Lugano – la Divisione Socialità risponde ai bisogni socioeducativi dei giovani e ai bisogni sociali della popolazione in generale, promuovendo l’accompagnamento, l’intervento e l’aiuto in ambito sociale. Offre inoltre una rete di servizi e strutture il cui obiettivo è soddisfare le necessità dei cittadini offrendo consulenza e accoglienza nell’ambito sociale.

Il Centro giovanile di Viganello è uno dei due punti d’incontro e di socializzazione per i giovani d’età compresa tra gli 11 e i 25 anni ed è gestito da personale socio-educativo specializzato che, collaborando con i ragazzi e ascoltando le loro idee e esigenze, organizza attività di vario genere.

Fondazione Diritti Umani, nata nel 2014 a Lugano, promuove la conoscenza ed il rispetto dei Diritti Umani prevalentemente nella Svizzera Italiana attraverso lo sviluppo di canali di informazione e sensibilizzazione che contribuiscono alla costruzione di una coscienza collettiva solidale, aperta al dialogo, alla cooperazione e allo scambio.

Con il sostegno di:

Servizio per la lottta al razzismo (SRL) – Confederazione Svizzera

Programma d’integrazione cantonale (PIC) – Canton Ticino

Settimana cantonale contro il razzismo

SI PUÒ GIOCARE ANCHE SABATO 18, DOMENICA 19 e LUNEDÌ 20 MARZO: PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI:  091 923 66 53,  cpd@discriminazione.ch


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7 marzo - A Dark Place

#hatespeech – Giornaliste nel mirino: 7 marzo 2023

Benvenuto di Teresa Ribeiro, Rappresentante OSCE per la Libertà dei mezzi di informazione

Signore e Signori, vi do un caloroso benvenuto a questa proiezione cinematografica e vi auguro una buona serata da Vienna!

Apprezzo molto l’opportunità di partecipare a questo evento in occasione della Giornata Internazionale della Donna e sono lieta di presentarvi il nostro documentario ‘A Dark Place’ sulla violenza online nei confronti delle giornaliste. Il film è stato presentato in anteprima a dicembre 2018 a Vienna ed è un’iniziativa del mio ufficio insieme all’International Press Institute ed è parte del nostro progetto volto a rafforzare la sicurezza delle giornaliste online (Safety of Female Journalists Online, SOFJO).

Innanzitutto, vorrei ringraziare gli organizzatori dell’evento: Lugano Film Festival, Fondazione Diritti Umani, Amnesty International e Syndicom, per aver organizzato la proiezione del film documentario e per aver incluso una tavola rotonda con esperti che lavorano specificamente sulla sicurezza delle giornaliste.

Nonostante l’aumento della consapevolezza e degli sforzi da parte della società civile, dei media, dei governi e della comunità internazionale, la sicurezza dei giornalisti rimane pertinente – e dobbiamo continuare e persino aumentare i nostri sforzi. Certamente (il tema) rimane in cima alla mia agenda.

La libertà dei media può esistere solo quando i giornalisti – tutti i giornalisti, a prescindere dal loro sesso o da altre identità – sono al sicuro per svolgere il loro lavoro, per indagare, per riferire, per fare luce su questioni che vengono intenzionalmente tenute all’oscuro e per chiedere conto a chi detiene il potere.

Nel mondo digitale di oggi, le donne giornaliste corrono un rischio particolare: essere attaccate come giornaliste e come donne. Il nostro documentario ‘A Dark Place’ mette in evidenza l’impatto che tali attacchi online, molestie e disinformazione hanno sulla singola donna presa di mira. Come questi attacchi impediscono la sua capacità di lavorare, di esprimersi liberamente e di impegnarsi online. Mostra anche come questi attacchi vadano oltre il livello individuale, come minino i progressi verso l’uguaglianza di genere, come ostacolino il giornalismo pluralistico e l’impatto che hanno su ciò che i giornalisti riportano, su chi può parlare, su quali prospettive vengono riportate e così via. In breve, come gli attacchi online basati sul genere hanno un impatto sulla pluralità: la diversità delle voci, delle storie e delle informazioni.

Quello che volevamo evidenziare nel documentario ‘A Dark Place’ è che l’abuso online crea un luogo buio per le persone prese di mira e colpite, ma lascia anche noi come società al buio, in quanto restringe il panorama dell’informazione e dei media.

Uno studio globale condotto dall’UNESCO e dall’International Center for Journalists ha confermato che quasi tre quarti delle giornaliste subiscono abusi online – e il 20% ha riferito di essere stata presa di mira con attacchi offline collegati a una precedente violenza online. Questo è allarmante. Dobbiamo agire.
Dobbiamo basarci su ciò che è stato identificato come possibile soluzione.

Nell’ambito del nostro progetto Sicurezza delle giornaliste, stiamo attualmente sviluppando le Linee guida per il monitoraggio della violenza online contro le giornaliste, fornendo un sistema di monitoraggio e di segnalazione più sistematico, con un approccio sensibile e rispondente alle esigenze di genere. Questo nuovo strumento aiuterà a rilevare, prevedere e, in ultima analisi, a prevenire l’escalation della violenza online contro le giornaliste, in situazioni ancora più gravi sia online che offline.

Spero che il nostro documentario ‘A Dark Place’ e le discussioni di questa sera contribuiscano ad aumentare la consapevolezza e l’urgenza del nostro lavoro per rafforzare la sicurezza digitale delle giornaliste, nell’interesse di un maggiore pluralismo e della libertà dei media per tutti.

Vi auguro una serata cinematografica interessante e stimolante!

7 marzo - A Dark Place 2

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7 marzo - A Dark Place

7 marzo – A Dark Place

In occasione della Giornata internazionale della Donna, Amnesty International e il suo gruppo donne DAISI, Fondazione Diritti Umani, Film Festival Diritti Umani, Osservatorio Agorà e Syndicom invitano a una serata dedicata alle donne giornaliste, sempre più al centro di campagne di odio online.La proiezione del documentario A Dark Place sarà seguita da un incontro con la giornalista Paola Rizzi, coautrice del libro #staizitta giornalista, e il regista Javier Luque. Modera Isabella Visetti, giornalista RSI.

Essere presente ed esprimersi tramite i social media espone al rischio di subire una forma di violenza online, un fenomeno cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni. Anche in Svizzera personaggi pubblici, in maggioranza donne, escono allo scoperto per denunciare le parole di odio digitate nei loro confronti. 

Il rischio di imbattersi nel #hatespeech riguarda sempre più anche le donne che hanno scelto il mestiere di giornalista: utilizzare i social è fondamentale per svolgere ricerche ed essere in contatto con il pubblico ma le espone pericolosamente a violenze di ogni genere e trovare una strategia per proteggersi diventa una vera e propria sfida professionale. Questa realtà, oltre a rappresentare una minaccia concreta alla salute psichica e fisica delle donne prese di mira, mette in pericolo anche il diritto alla libertà di informazione ed espressione di tutta la cittadinanza.

Il progetto internazionale di ricerca sul tema, “The Chilling” (quitutti i rapporti), promosso dall’UNESCO e dal International Center for Journalists (ICFJ) e che nel corso di tre anni ha coinvolto oltre 850 giornaliste donne provenienti da 15 paesi tra Africa, Asia, Europa e Americhe presenta un quadro preoccupante degli abusi ai quali sono confrontate le professioniste dei media. Una cosa è certa: la violenza online nei confronti delle donne giornaliste è un fenomeno diffuso e senza frontiere.

Alcuni dati

73% di donne giornaliste ha vissuto una forma di violenza online

nel 20% dei casi la violenza virtuale si è concretizzata con attacchi e/o abusi nella vita reale

nel 41% dei casi gli attacchi on-line erano apparentemente legati a campagne di disinformazione più ampie,

nel 37% dei casi la fonte dell’abuso erano attori attivi nella sfera politica.

Le giornaliste ricevono minacce di violenze fisiche (25%) e sessuali (18%) ma anche nei confronti di persone a loro vicine (13%), come figli e famigliari. 

Il clima creatosi negli ambienti virtuali porta molte donne giornaliste a ritirarsi o censurarsi, con la speranza di non subire più violenze che hanno importanti ricadute psicologiche. Il 30% delle giornaliste che ha subito un attacco online ha scelto di autocensurarsi sui social mentre il 20% ha scelto di ritirarsi totalmente dalle interazioni online: lo studio parla di un effetto agghiacciante (the chillingeffectche dà il titolo alla pubblicazione) sulla vita di queste donne e anche sulla qualità e la pluralità dell’informazione.

Informazioni complementari

A Dark Place – Javier Luque, 2018, 57 minuti, Svizzera (v.o. con sottotitoli in italiano)

La sicurezza online delle giornaliste va oltre l’uguaglianza di genere e la libertà di stampa, incidendo direttamente sulla qualità delle nostre democrazie e sul diritto che il pubblico ha di avere accesso, di conoscere le diverse fonti della notizia. Questa semplice verità si svela in A Dark Place attraverso esperienze vissute in prima persona e raccontate dalle stesse giornaliste provenienti da diverse zone del mondo, vittime di violenza online e da esperti nel campo dei diritti umani, genere e libertà dei media provenienti da Serbia, Spagna, Regno Unito, Finlandia, Stati Uniti, Turchia e Russia.

Prodotto dal programma OSCE per la libertà di stampa in collaborazione con l’International Press Institute (IPI)

Paola Rizzi, giornalista prima a l’Unità, dove si è occupata di politica, cronaca e cultura. Ha collaborato a Diario, Pagina99, Cultweek, Lettera43, Business Insider, Il Reportage. È nel direttivo nazionale dell’associazione GiULiAgiornaliste (Giornaliste Unite Libere e Autonome). Insieme alla collega Silvia Garambois, nel 2021 ha pubblicato #staizitta giornalista! che analizza il fenomeno attraverso analisi e la testimonianza di 7 giornaliste italiane. 
 

Javier Luque, coordinatore dei media digitali all’International Press Institute (IPI) di Vienna, Austria, dove coordina l’advocacy e la comunicazione sulle piattaforme digitali dell’IPI. Ha conseguito un master in giornalismo internazionale presso l’Università di Cardiff e una laurea in giornalismo e psicologia.

Un evento organizzato da:

In collaborazione con:


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11.02.2023 - Diritto d'asiloLe nuove sfide dell'accoglienza tra diritti e vulnerabilità

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Il 'Giorno della Memoria' non sia una trappola

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27 gennaio 2023, Giornata della Memoria

27 gennaio 2023, Giornata della Memoria

Per la giornata della Memoria del 27 gennaio 2023 vi proponiamo un importante appuntamento di riflessione.

Alle 20.00 al Cinema Teatro Multisala di Mendrisio proponiamo la proiezione del film KLONDIKE, vincitore di moltissimi premi tra cui il World Dramatic Directing Award al Sundance Film Festival 2022.

La proiezione del film è seguita da un incontro con Elina Yakovleva che parlerà della violazione delle convenzioni internazionali e dei diritti umani in Ucraina, modera Mauro Arrigoni della Fondazione Diritti Umani.

L’evento è organizzato da FFDUL insieme a Fondazione Diritti Umani e con la collaborazione di Cineclub del Mendrisiotto.

IL FILM
KLONDIKE 
di Maryna Er Gorbach |con Oxana Cherkashyna, Sergiy Shadrin, Oleg Scherbina | finzione | Ucraina, Turchia | 2022 | 100 minuti | Versione originale con sottotitoli in italiano

Il film racconta la storia di una famiglia ucraina che vive sul confine tra Ucraina e Russia durante l’inizio della guerra del Donbass nel luglio del 2014. La moglie Irka, in attesa di un figlio, si rifiuta di lasciare la sua casa anche quando il villaggio in cui vive viene occupato dalle forze armate. La famiglia resta anche quando viene abbattuto nelle vicinanze l’aereo passeggeri MH17.

Il film ha ricevuto decine di premi in tutto il mondo, oltre al già citato il World Dramatic Directing Award Sundance Film Festival 2022 anche il Premio della giuria ecumenica Berlinale 2022, in Svizzera è stato premiato al Festival International de Films de Fribourg.

Entrata: 12.– chf / ridotto: 8.– chf (studenti/AVS/Cineclub del Mendrisiotto)


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10 dicembre 2022 - Proteggere i  nostri diritti fondamentali, quali possibilità per il Cantone Ticino? 3

10 dicembre 2022 – Proteggere i nostri diritti fondamentali, quali possibilità per il Cantone Ticino?

Giornata Internazionale dei Diritti Umani

Proteggere
i nostri diritti
fondamentali

Quali possibilità per il Cantone Ticino?

Sabato 10 dicembre, 8.30 - 13.00 Auditorium USI Lugano

10 dicembre 2022 - Proteggere i  nostri diritti fondamentali, quali possibilità per il Cantone Ticino? 4

Il federalismo può avere un impatto positivo sulla realizzazione dei Diritti Umani, ma può anche rendere la loro attuazione più difficile.

Nel migliore dei casi, i Cantoni sviluppano approcci innovativi all’attuazione dei Diritti Umani, li sperimentano e ispirano altri Cantoni con il loro approccio.

Come si possono rafforzare queste dinamiche positive?

Una revisione periodica, in base alla quale i Cantoni sarebbero in grado di valutare l’attuazione dei Diritti Umani da parte dell’altro, sulla falsariga del modello dell’Esame Periodico Universale (EPU) delle Nazioni Unite, potrebbe contribuire a rafforzare i Diritti Umani in Svizzera?

L’Assemblea Generale dell’ONU ha creato l’Esame Periodico Universale (EPU) per contribuire alla diffusione di “buone pratiche” e per innescare processi di apprendimento, sia da parte dello Stato in esame che dello Stato stesso.

Questo approccio potrebbe essere applicato in modo vantaggioso nello Stato federale svizzero?

Sono necessari nuovi meccanismi per assicurare che gli obblighi derivanti dal diritto internazionale siano meglio percepiti e attuati dai Cantoni?

In questa conferenza pubblica, organizzata congiuntamente dalla Fondazione Diritti Umani, supportata dall’USI e da organizzazioni della Società Civile nazionali e locali, vogliamo discutere l’idea di un “EPU Svizzera” con i rappresentanti del Cantone, del mondo accademico e della Società Civile. L’evento offrirà anche l’opportunità di presentare gli sforzi che alcuni Cantoni compiono per l’attuazione degli obblighi internazionali per il rispetto concreto dei diritti fondamentali.

Cos'è l'EPU?

L’Esame Periodico Universale (EPU) è volto a migliorare l’attuazione dei Diritti Umani nel mondo. A tale scopo, gli Stati membri del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite partecipano a un dialogo tra pari che permette loro di esaminarsi reciprocamente e di rivolgersi l’un l’altro raccomandazioni. Nel novembre 2017, la Svizzera ha sostenuto tale esame per la terza volta.

L’impegno della Svizzera (e dei Cantoni)
per proteggere i diritti fondamentali

L’impegno della Svizzera (e dei Cantoni) per proteggere i diritti fondamentali

I diritti fondamentali in Svizzera sono garantiti dalla Costituzione e da una serie di convenzioni internazionali che il nostro Paese ha sottoscritto. Nello specifico la Svizzera ha sottoscritto diverse convenzioni internazionali che toccano tutti gli ambiti della società:

  • Patto ONU I sui diritti economici, sociali e culturali (es.: diritto al lavoro, diritto allo sciopero, diritto alla protezione della famiglia, diritto all’istruzione)
  • Patto ONU II sui diritti politici e civili che includono il diritto alla partecipazione alla vita democratica e all’esercizio dei diritti politici
  • Convenzione internazionale contro la discriminazione razziale
  • Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna
  • Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli
  • Convenzione sui diritti del fanciullo per tutelare i giovani di età inferiore ai 18 anni
  • Convenzione sui diritti delle persone con disabilità
  • Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalla sparizione forzata

L’applicazione e il rispetto di queste convenzioni è di competenza della Confederazione, assieme ai Cantoni e in maniera minore ai Comuni. L’EPU è un nuovo strumento che ha come obiettivo il monitoraggio dell’applicazione e rispetto delle convenzioni internazionali.

Raccomandazioni per rafforzare la protezione
dei diritti fondamentali nel Cantone Ticino

Raccomandazioni per rafforzare la protezione dei diritti fondamentali nel Cantone Ticino

In generale, ogni qualvolta il Parlamento federale ratifica una convenzione internazionale per la protezione di determinati diritti fondamentali, la vigilanza sull’applicazione viene affidata ai tribunali. Ciò significa però intervenire soltanto al termine del processo di applicazione. Le persone più vulnerabili e bisognose di protezione non dispongono dei mezzi finanziari e delle competenze per rivolgersi ai tribunali, tanto più se devono affrontare un percorso che può durare parecchi anni. Per migliorare la protezione dei diritti fondamentali, bisogna ancorarne i principi nella società e responsabilizzare la popolazione e le istituzioni pubbliche. Ciò implica una revisione generale delle norme cantonali e delle prassi applicate da parte di tutti gli uffici del Cantone e dei Comuni. Un ruolo chiave nel monitoraggio e nell’esame dell’applicazione delle convenzioni potrebbe essere affidato ad un Ombuds(wo)man cantonale, prevedendo nel contempo una competenza esplicita di vigilanza superiore al Gran Consiglio ticinese che ne riferisca mediante rapporti annuali.

Proteggere i nostri diritti fondamentali

Quali possibilità per il Cantone Ticino?

Giornata Internazionale dei Diritti Umani

Lugano, 10 dicembre 2022

Auditorium dell’Università della Svizzera italiana (USI), 8.30-13.00

Programma

8.30Accoglienza partecipanti
9.00Apertura della giornata con i saluti di Federica De Rossa, Professoressa straordinaria e Direttrice dell’Istituto di diritto IDUSI, USI e di Paolo Bernasconi, Prof. Dr. h.c. Fondazione Diritti Umani
9.15Il modello ticinese: programma cantonale sui Diritti dell’infanzia
Raffaele De Rosa, Direttore del Dipartimento della Sanità e della Socialità
9.45Cos’è l’EPU (Esame Periodico Universale)? L’importanza del processo EPU
Milena Costas Trascasas, consulente e ricercatrice, membro del Comitato Consultivo del Consiglio di Diritti Umani de l’ONU.
10.15Pausa caffè
10.45Esempio pratico della procedura cantonale EPU Cantone Ginevra
Léa Winter, Fian Suisse ONG Piattaforma Human rights.ch e membro del gruppo di lavoro EPU del Cantone Ginevra
11.10Obblighi internazionali e empowerment locale
Greta Gysin, Associazione Punto Zero
11.30Tavola rotonda ~ Con possibilità di interventi dal pubblico
Esame Periodico Universale: Quali possibilità per il Cantone Ticino?
Marco Galli, capo Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani (DSS)
Bruno Balestra, Associazione Uniti dal Diritto
Lara Bedolla, Vice-Presidente Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana – ACSI
Alicia Giraudel, Amnesty International Sezione svizzera
Ilario Lodi, Direttore Pro Juventute Svizzera italiana
12.30Conclusione e prospettive

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