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LGBTIQ: le mentalità evolvono faticosamente in Svizzera

LGBTIQ: le mentalità evolvono faticosamente in Svizzera

Pioniera nel riconoscimento delle coppie omosessuali, la Svizzera oggi è in ritardo rispetto ad altri Paesi europei in fatto di diritti delle persone LGBTIQ (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, intersessuali e queer).

di Katy Romy

La più recente piccola vittoria per la comunità LGBTIQ risale al 9 febbraio 2020. Gli svizzeri hanno votato chiaramente a favore del perseguimento penale della discriminazione basata sull’orientamento sessuale, alla stessa stregua del razzismo.

Nonostante i continui progressi nell’accettazione dell’omosessualità nella società, l’omofobia rimane ancora un problema in Svizzera. Persone della comunità LGBTIQ sono tuttora vittime di discriminazioni, attacchi verbali e fisici basati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere.

“La particolarità dell’omofobia e della transfobia è che il sentimento di rigetto può nascere in seno alla famiglia stessa”, spiega Caroline Dayer, esperta di questioni di genere e di uguaglianza.

Negli ultimi anni sono state avviate azioni per combattere l’omofobia, in particolare nelle scuole. Si tratta spesso di iniziative private basate sul volontariato, come quella dell’associazione bernese ABQ.

La Svizzera un tempo era all’avanguardia in termini di diritti LGBTIQ. Ha depenalizzato l’omosessualità nel 1942, quando la repressione contro gli omosessuali era la normalità negli Stati vicini. Nel 2007, quando ha introdotto l’unione registrata, è diventato il primo Paese al mondo in cui il riconoscimento delle coppie omosessuali è stato concesso direttamente e in modo chiaro (il 58% dei votanti) dal popolo.

Dal gennaio 2018, gli omosessuali hanno il diritto di adottare il figlio del loro partner. Tuttavia, l’unione registrata non pone gli omosessuali e gli eterosessuali su un piano di parità. Questa unione civile non consente alle coppie dello stesso sesso di adottare figli o di ricorrere alla procreazione medicalmente assistita (PMA).

La Svizzera ha compiuto un passo storico in giugno: la Camera del popolo (camera bassa) si è espressa in favore del matrimonio per tutti e dell’accesso alla donazione di sperma per le coppie lesbiche. Ma il cammino è ancora lungo, visto che la Camera dei Cantoni deve ancora pronunciarsi e che un voto popolare non è da escludere. La Svizzera potrebbe tuttavia recuperare il suo ritardo sui suoi vicini europei…

Fonte: https://www.swissinfo.ch/ita/lgbtiq–le-mentalità-evolvono-faticosamente-in-svizzera/45810706


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Diritti umani in Europa: Amnesty International non risparmia la Svizzera

Diritti umani in Europa: Amnesty International non risparmia la Svizzera

Nel Rapporto annuale rende omaggio a chi difende i propri diritti, ma si denunciano abusi e violazioni

di Fabio Caironi

LONDRA/LUGANO – Amnesty International ha pubblicato il proprio Rapporto annuale sui diritti umani in Europa per il 2019.

Da un lato l’organizzazione con sede a Londra rende omaggio alle persone che sono scese in strada per difendere i propri diritti e quelli degli altri. Allo stesso tempo, Amnesty International ha avvertito che le violazioni dei diritti umani continuano a verificarsi in tutta la regione, senza che i governi siano chiamati a risponderne.

Critiche alla Svizzera – Anche la Svizzera non viene risparmiata dalle critiche, in primis per quanto riguarda la nuova procedura di asilo accelerata. «Nessun sistema affidabile è stato messo in funzione per individuare a monte i richiedenti vulnerabili, come pure i loro bisogni in materia di procedura e di alloggio». I richiedenti asilo hanno faticato ad accedere a cure mediche specialistiche, mentre le persone che cercavano di venire loro in aiuto hanno incontrato limitazioni di accesso ai Centri federali. Il Regolamento di Dublino è stato applicato rigidamente dalle autorità elvetiche, prosegue Amnesty International: persone vulnerabili o con parenti residenti in Svizzera sono state regolarmente inviate verso il primo paese di entrata in Europa.

Ma non c’è solo questo. Un’indagine sulla diffusione delle molestie e delle violenze sessuali ha rivelato che il 22% delle donne di età superiore ai 16 anni hanno subito atti sessuali non desiderati nella loro vita. Amnesty International ha chiesto una riforma del diritto penale per fare in modo che lo stupro sia definito sulla base dell’assenza di reciproco consenso, conformemente alle norme internazionali in materia di diritti umani. Attualmente, la definizione dello stupro nella legislazione penale svizzera rimane basata sulla violenza, le minacce di violenza o altri mezzi di coercizione.

Infine, le leggi antiterrorismo che dovrebbero essere adottate nel corso dell’anno. «Permettendo alle autorità di limitare fortemente le libertà individuali sulla base non degli atti di una persona ma di ciò che potrebbe eventualmente commettere in futuro, la legislazione antiterrorismo proposta apre la porta a ogni genere di abusi. Queste misure, di cui alcune potrebbero essere applicate a bambini a partire dai 12 anni, non sono accompagnate da garanzie sufficienti, fatto che potrebbe sfociare in una messa in atto arbitraria e discriminatoria».

Fonte:https://www.tio.ch/svizzera/attualita/1431922/diritti-international-amnesty-svizzera-violazioni-europa


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I profughi siriani presi in ostaggio da Turchia, Grecia e Unione europea

I profughi siriani presi in ostaggio da Turchia, Grecia e Unione europea

di Ahmet Insel

Centinaia, forse migliaia, di profughi sono presi in ostaggio da Turchia, Grecia e Unione europea nella terra di nessuno alla frontiera turco-greca. Le forze dell’ordine greche, sostenute dal personale di Frontex e da alcuni abitanti del luogo, si sforzano di respingere questi richiedenti asilo verso l’altra sponda del fiume Evros, a colpi di gas lacrimogeni, bastonate e umiliazioni multiple, ricorrendo talvolta a spari con pallottole vere.

Ci sarebbero alcuni feriti gravi e uno o due morti tra i profughi, ma le informazioni sono difficilmente verificabili poiché le autorità rendono impossibile il lavoro dei giornalisti da entrambi i lati della frontiera. Dal lato turco vari giornalisti sono stati imprigionati per aver diffuso reportage e immagini relative a quest’ennesimo dramma umano alle porte dell’Europa.

La prima vittima collaterale di questo dramma umano è una delle più grandi conquiste del diritto umanitario internazionale. In seguito alla decisione della Grecia, con il sostegno dell’Unione europea, di sospendere l’accettazione di qualsiasi domanda d’asilo, la convenzione di Ginevra del 1951 è di fatto sepolta. Ormai qualsiasi paese, riferendosi a questa “legittimità internazionale” creatasi grazie alla benedizione garantita dall’Ue, potrà prendere una decisione simile e respingere lontano dalle sue frontiere i richiedenti asilo.

Fonte:https://www.internazionale.it/opinione/ahmet-insel/2020/03/10/profughi-siriani-ostaggio-turchia


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AMNESTY SALUTA IL “SÌ” ALLA PROTEZIONE DA ODIO E DISCRIMINAZIONE

Amnesty saluta il “sì” alla protezione da odio e discriminazione

Anche in Svizzera lesbiche, gay e bisessuali saranno finalmente protetti da odio e discriminazione. Con la maggioranza dei voti favorevoli, i votanti svizzeri hanno approvato l’estensione della norma penale antirazzismo per includere anche l’orientamento sessuale – secondo Amnesty un passo importante verso una protezione estesa dei diritti della comunità LGBTI*.

Negli ultimi anni la Svizzera ha perso posizioni nella classifica riguardo l’atteggiamento nei confronti della co- munità LGBTI*, collocandosi al 27esimo posto su 49 paesi europei. Questo anche perché la Svizzera rimaneva uno dei pochi paesi in Europa a non prevedere una legislazione specifica per la protezione dal hate speech nei confronti delle persone LGBTI*. La decisione presa oggi dall’elettorato svizzero modifica almeno in parte la situazione: le diffamazioni, gli appelli pubblici all’odio e alla discriminazione basati sull’orientamento sessuale saranno punibili, ma l’identità di genere purtroppo non è ancora coperta dalla norma penale estesa.

Amnesty si è impegnata nella campagna in favore del SI perché gli appelli pubblici all’odio e alla violenza, la denigrazione generalizzata e la discriminazione sono una violazione della dignità delle persone colpite e non un’espressione del diritto alla libertà di espressione. Le discussioni e le opinioni critiche, per esempio sulla questione del matrimonio omosessuale, non saranno influenzate dall’estensione dell’articolo penale – questo è stato perfettamente dimostrato dall’esperienza con la norma penale antirazzismo in vigore dal 1995.

Fonte: https://www.amnesty.ch/it/news/2020/svizzera-amnesty-saluta-il-201csi201d-alla-protezione-da-odio-e-discriminazione-omo-e-bi-sessuali


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Pena di morte, nel 2019 184 esecuzioni in Arabia Saudita e i primi due colpi alla nuca del 2020 in Bielorussia 1

Pena di morte, nel 2019 184 esecuzioni in Arabia Saudita e i primi due colpi alla nuca del 2020 in Bielorussia

ROMA – Attivisti per i diritti umani del Somaliland, Stato auto-proclamato indipendente dell’Africa orientale, che non ha alcun riconoscimento della comunità internazionale, formato dalle province settentrionali della Somalia, hanno confermato l’esecuzione dei sei detenuti nella prigione di Mandheera, situata nella capitale Hargeisa. Il funzionario del Somaliland Human Rights Center, Guleid Ahmed Jama, ha detto che i sei sono stati giustiziati il 15 gennaio mattina. Lo si apprende dal portale di “Nessuno Tocchi Caino”. Secondo l’attivista per i diritti umani, questa esecuzione è la prima per un caso relativo ad Al-Shabaab in Somaliland dal 2016.
Il Somaliland, ufficialmente la Repubblica del Somaliland, è considerato a livello internazionale come una regione autonoma della Somalia.

BIELORUSSIA

Un colpo alla nuca: emesse le prime 2 condanne del 2020. Il tribunale regionale di Mogilev il 10 gennaio 2020 ha condannato a morte due fratelli, di 19 e 21 anni, che sono stati giudicati colpevoli di aver commesso un omicidio in modo particolarmente violento, ha reso noto il Centro per i Diritti Umani Viasna. La Bielorussia è l’unico paese europeo che applica la pena di morte. Il metodo d’esecuzioni è il seguente: il condannato viene bendato, costretto a inginocchiarsi e ad aspettare circa 2 minuti prima che il boia lo finisca con un colpo alla nuca sparato con una pistola.

I due fratelli giustiziati. Sono stati giustiziati due fratelli, Ilya Kostin e Stanislav Kostin, in un’udienza fuori sede a Cherikov. Sono stati accusati di aver ucciso la loro insegnante, che era anche loro vicina, dando fuoco alla sua casa”, ha detto il Centro. Nell’aprile 2019, mentre spegnevano un incendio in una casa a Cherikov, gli addetti dei servizi di emergenza trovarono il corpo della sua proprietaria di 47 anni. Numerose ferite da taglio furono trovate sul cadavere. I presunti autori dell’omicidio furono identificati poco dopo; erano due fratelli con precedenti penali, di 19 e 21 anni, che avevano litigato con la donna il giorno prima.

ARABIA SAUDITA

184 giustiziati nel 2019. L’Arabia Saudita ha messo a morte 184 persone nel 2019, il numero più alto in un anno solare da sei anni, ha reso noto l’organizzazione per i diritti umani Reprieve, definendola una “tragica pietra miliare” per il Regno. Delle esecuzioni annunciate dall’agenzia di stampa saudita l’anno scorso, 88 sono state di cittadini sauditi, 90 di cittadini stranieri mentre sei persone erano di nazionalità sconosciuta, secondo quanto dichiarato da Reprieve il 13 gennaio 2020. Il gruppo per i diritti ha riferito che 37 persone sono state messe a morte dal governo saudita in un solo giorno il 23 aprile, inclusi tre prigionieri che erano minorenni quando hanno commesso i loro presunti reati. “Questa è un’altra tragica pietra miliare per l’Arabia Saudita di Mohammed bin Salman – ha detto la direttrice del gruppo per i diritti, Maya Foa – i sovrani del Regno credono chiaramente di avere totale impunità nel violare il diritto internazionale quando pare a loro”. La dichiarazione di Reprieve ha sottolineato che il principe ereditario saudita aveva dichiarato, in un’intervista televisiva nel 2018: “Abbiamo cercato di ridurre al minimo la pena di morte. Ci vorrà un anno, forse un po’ di più, per porre fine. Non ci riusciremo al 100%, ma la ridurremo notevolmente”.

Fonte: https://www.repubblica.it/solidarieta/diritti-umani/2020/01/18/news/pena_di_morte-246076739/

Per approfondimenti visita il portale: “Nessuno Tocchi Caino


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2018/2019 La situazione dei Diritti Umani in Svizzera: un impegno per i diritti umani e il diritto internazionale

2018/2019 La situazione dei Diritti Umani in Svizzera: un impegno per i diritti umani e il diritto internazionale

Fonte: Amnesty International

Attraverso le urne, i cittadini hanno respinto un attacco frontale alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo in un referendum chiave tenutosi a livello nazionale. Ciononostante gli inte- ressi delle grandi imprese e della politica di sicurezza continuano a dettare le priorità politi- che del paese, e minacciano la protezione internazionale dei diritti umani. Le persone richie- denti asilo al centro di una retorica ostile mentre le nuove legislazioni in materia di sorve- glianza e di lotta al terrorismo mettono in pericolo i diritti fondamentali di tutti i residenti in Svizzera. 

In un referendum tenutosi il 25 novembre 2018, la cittadinanza ha chiaramente respinto – con il 66% di no – una proposta dell’Unione democratica di centro (UDC). La cosiddetta “iniziativa per l’autodeterminazione” mirava a stabilire il primato della Costituzione svizzera sul diritto internazionale e avrebbe potuto portare la Svizzera a denunciare la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). Settant’anni dopo l’adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, attraverso le urne i cittadini svizzeri hanno inviato un messaggio chiaro e importante in tutta Europa, affermando l’importanza del diritto internazionale. Il popolo svizzero ha quindi preso posizione con forza contro coloro che cercano di erodere il sistema europeo di protezione dei diritti umani. Il risultato inequivocabile del referendum è stato possibile solo grazie al grande impegno di molti attori della società civile e ai sostenitori di Amnesty International. Non solo hanno sostenuto la CEDU e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ma sono anche riusciti a convincere la popolazione dell’importanza della tutela dei diritti umani. 

Maggiore coerenza nella politica dei diritti umani 

Affinché la Svizzera – con Ginevra “capitale mondiale dei diritti umani” – possa presentarsi come promotrice e sostenitrice dei diritti umani, è necessario un riorientamento della politica in questa direzione. La priorità generalmente data dal Consiglio federale agli interessi economici o securitari – in particolare per quanto riguarda il controllo delle esportazioni di armi – è in contraddizione con l’immagine di tradizione umanitaria di cui la Svizzera ama abbellirsi. 

Il rifiuto di firmare il Trattato internazionale sulla proibizione delle armi nucleari e il ritardo nella creazione di un’istituzione nazionale per i diritti umani, sono in contraddizione con gli obiettivi di politica estera di promozione della pace e dei diritti umani e con le dichiarazioni della diplomazia svizzera proprio in questi ambiti. La lotta per un mondo senza armi nucleari è stata portata avanti per decenni dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), che ha sostenuto il trattato fin dall’inizio, per poi non firmarlo. Nel mese di marzo si è concluso il terzo Esame periodico universale della Svizzera davanti al Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU. La Svizzera ha accettato 160 raccomandazioni sulle 251 formulate: sono state accolte tutte le raccomandazioni per la creazione di un’istituzione nazionale indipendente per i diritti umani secondo i Principi di Parigi, ma invece di attuare rapidamente questi impegni, il Consiglio federale tergiversa su questo progetto da oltre 15 anni. 

Eccessivo rigore con i richiedenti asilo 

Motivo di preoccupazione è anche l’inasprimento delle leggi sull’asilo e sugli stranieri, accompagnato dal trattamento sempre più restrittivo nei confronti di richiedenti asilo e migranti in Svizzera. Si è imposto un discorso politico ostile, in particolare nei confronti dei richiedenti asilo provenienti dall’Eritrea, con tentativi di screditare le persone provenienti dai paesi dell’A- frica orientale come “rifugiati economici”. Questo discorso si riflette anche nelle pratiche più dure delle autorità competenti in materia di asilo. 

In settembre, ad esempio, la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) ha deciso di sospendere l’ammissione provvisoria di circa 3’000 eritrei in Svizzera e di esaminare l’ipotesi di un loro rimpatrio. Questo malgrado non vi siano segnali di un miglioramento della situazione dei diritti umani nel Paese. Dal momento che quasi nessuno rientra volontariamente e il rimpatri forzati verso Asmara non sono possibili, un gran numero di eritrei in Svizzera saranno costretti a vivere nella precarietà, con un semplice aiuto d’urgenza, e saranno spinti verso l’illegalità. 

Nelle sue più recenti decisioni riguardo l’Eritrea, il Tribunale amministrativo federale (TAF) aveva riconosciuto le continue violazioni dei diritti umani nel paese e l’impossibilità di esaminare la situazione sul posto. Il Tribunale amministrativo federale ha inoltre qualificato espressamente il “servizio nazionale” esistente in Eritrea come lavori forzati, vietato ai sensi dell’arti- colo 4 della CEDU. Tuttavia, lo stesso tribunale ha emesso sentenze secondo cui i rimpatri sono ammissibili e ragionevoli, anche nei casi in cui le persone potevano aspettarsi di venir arruolate nel “servizio nazionale”. 

Le continue pressioni da parte di diversi partiti e politici per maggior rigore nei confronti dei richiedenti asilo contrastano con la diminuzione del numero di richieste di asilo a seguito della chiusura della rotta balcanica e alle limitazioni alle vie di fuga attraverso il Mediterraneo. 

Invece di mostrare maggiore solidarietà nei confronti di Paesi come l’Italia o la Grecia, che devono trattare la maggior parte delle richieste di asilo in Europa, la Svizzera mantiene un alto tasso di rinvii verso l’Italia, possibili ai sensi del regolamento di Dublino, che determina quale Stato membro dell’UE è competente per l’esame di una domanda d’asilo. Nel novembre 2017 Amnesty International, con 200 organizzazioni e 33’000 persone, ha consegnato al Consiglio federale l’Appello nazionale Dublino, che invita le autorità svizzere competenti in materia d’asilo a ricorrere maggiormente alla clausola discrezionale (articolo 17 del regolamento di Dublino) nel trattare le domande di richiedenti particolarmente vulnerabili. 

Nel settembre 2018, di fronte al rigore delle autorità svizzere, il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura (CAT) ha fissato dei limiti agli allontanamenti di persone particolarmente vulnerabili nell’ambito del sistema di Dublino. Questa importante decisione è stata presa dalla CAT in merito al caso di un cittadino eritreo che era stato imprigionato nel suo paese d’origine per cinque anni per motivi politici ed era stato ripetutamente torturato e maltrattato. Dopo il suo rilascio era stato arruolato con la forza e aveva servito come guardia di frontiera fino a quando è riuscito a fuggire dal paese. Quando ha presentato domanda di asilo in Svizzera nel settembre 2015, era gravemente traumatizzato, necessitava di cure mediche urgenti, e dipendeva dal sostegno di suo fratello, che vive in Svizzera. Nonostante questi elementi le autorità svizzere competenti in materia di asilo hanno ordinato il suo trasferimento in Italia. Secondo la CAT il rinvio avrebbe costituito un trattamento disumano, in violazione della Convenzione ONU contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti (violazione del principio di non-refoulement che vieta il rinvio forzato verso un Paese in cui l’individuo rischierebbe gravi violazioni dei diritti dell’uomo). Il Comitato ha invitato la Svizzera a non espellere il denunciante, e ad entrare in materia in merito alla sua domanda d’asilo. 

In base a questa sentenza, Amnesty International ha chiesto alla SEM di elaborare nuove linee guida per la valutazione dei richiedenti asilo particolarmente vulnerabili e, in attesa della loro pubblicazione, di incaricare i Cantoni di sospendere i loro trasferimenti. 

Violazioni della Convenzione sui diritti del fanciullo 

L’espulsione di una famiglia siriana residente in Ticino verso la Grecia è stata fermata grazie all’intervento di un organismo internazionale. Il Comitato delle Nazioni Unite per i diritti del fanciullo ha chiesto alle autorità svizzere competenti in materia di asilo di sospendere temporaneamente l’allontanamento. Le autorità svizzere non avevano preso in considerazione gli effetti sui minori interessati di una deportazione in Grecia, una possibile violazione dell’articolo 3 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo. La Convenzione, che è vincolante per la Svizzera, esige che nelle decisioni in materia di asilo sia data priorità al benessere dei minori.

Nell’ambito dell’Esame periodico universale gli Stati partecipanti hanno criticato la detenzione amministrativa dei minorenni stranieri in attesa del rinvio. Amnesty International invita la Svizzera a cercare soluzioni alternative e a lavorare per mettere fine alla detenzione di minorenni per motivi legati alla migrazione. 

Solidarietà criminalizzata 

Preoccupa anche la tendenza a criminalizzare le persone che aiutano migranti e rifugiati. In settembre il Tribunale distrettuale di Losanna ha annullato la condanna di una giovane donna che aveva subaffittato una stanza a un richiedente asilo iraniano che, per motivi di salute, non poteva vivere in alloggio comunitario. La donna era stata multata anche se non aveva tratto alcun vantaggio materiale dall’aiuto dato a questa persona e aveva agito per pura compassione. A Neuchâtel un pastore evangelico si è visto comminare una multa per aver temporaneamente ospitato e nutrito – per altruismo – un uomo del Togo che viveva illegalmente in Svizzera. 

Discriminazione / LGBT 

Amnesty International accoglie con favore gli sforzi in corso in Parlamento per criminalizzare la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Anche le modifiche previste del Codice civile, volte a facilitare il cambiamento di genere nei registri dello stato civile, sono un passo positivo. In futuro dovrebbe essere più facile per le persone tran- sgender e le persone con un’identità di genere non definita cambiare il proprio genere e il proprio nome nel registro. Invece delle attuali procedure legali, in futuro dovrebbe bastare una dichiarazione rilasciata agli ufficiali dello stato civile competenti. Inoltre, Amnesty International chiede anche la possibilità di scegliere un “terzo genere” se una persona non si sente né femmina né maschio. 

Lotta al terrorismo e rischi per i diritti fondamentali 

Nonostante la Svizzera sia stata risparmiata dagli attacchi terroristici, le autorità hanno rapidamente elaborato diversi pacchetti di leggi e di misure che hanno importanti conseguenze sulla privacy e i diritti individuali delle persone sospettate. Due nuove leggi consentono un ampio margine alla sorveglianza in Svizzera: la legge sulle attività informative (LAIn) e la revi- sione della Legge federale sulla sorveglianza della corrispondenza postale e del traffico delle telecomunicazioni (LSCPT). La LAIn, entrata in vigore nel settembre 2017, conferisce molte nuove competenze al Servizio di attività informative. Consente ad esempio di effettuare intercettazioni telefoniche, una forma di sorveglianza di massa indiscriminata. Le disposizioni sulla conservazione dei metadati previste dalla revisione della LSCPT sono problematiche dal punto di vista dei diritti umani. I fornitori di servizi postali, telefonici e Internet sono tenuti a conservare per sei mesi i dati di comunicazione dei loro clienti. Poiché questa misura riguarda tutti, senza eccezioni, costituisce una violazione sproporzionata della sfera privata. Nel settembre 2018 la “Digitale Gesellschaft” ha intentato una causa per conto di varie persone davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) per la violazione di diversi diritti fondamentali causata dalla conservazione dei loro dati. 

Amnesty International critica anche la revisione del Codice penale svizzero, che per la prima volta introduce una definizione di “terrorismo”. Poiché non esiste una definizione di terrorismo riconosciuta a livello internazionale, gli Stati elaborano definizioni proprie, spesso vaghe ed imprecise. Norme antiterrorismo ambigue possono però avere conseguenze pesanti per i sospettati. Nel progetto di legge il divieto delle “organizzazioni terroristiche” e del loro sostegno è stato definito in modo vago. Inoltre la responsabilità di decidere se un’organizzazione è considerata terrorista o meno non sarebbe più di un’autorità politica ma verrebbe attribuita ai sin- goli tribunali. Una disposizione, questa, che viola il principio di legalità, secondo il quale il diritto penale deve essere il più preciso possibile così da garantire che tutti sappiano cosa costituisce un reato e le sue conseguenze. Prendendo di mira i cosiddetti “potenziali aggressori” – persone che non hanno commesso un reato né sono sospettate di pianificarne uno, ma che corrispondono solo a un determinato profilo – la legge sulle misure di polizia contro il terrorismo si spinge troppo in là. 

Sorveglianza degli assicurati 

La revisione della legge federale sulla parte generale del diritto delle assicurazioni sociali (LPGA), accettata in votazione popolare il 25 novembre scorso, potrebbe anche sfociare in violazioni sproporzionate dei diritti fondamentali. Al fine di condannare i sospetti “truffatori sociali”, la legge svizzera prevede ora esplicitamente la sorveglianza dei clienti da parte di investigatori privati impiegati dalle agenzie sociali, come pure l’uso di tecnologie per intercettare conversazioni telefoniche, droni con telecamere e dispositivi di localizzazione GPS. Questo tipo di monitoraggio può interessare chiunque: dai disoccupati alle persone disabili, come pure gli assicurati delle casse malati o dell’assicurazione per infortunio. Amnesty International si è pronunciata contro questa nuova legge poiché ritiene che non garantisca il diritto alla privacy sancito dalla Costituzione federale e dalla CEDU. 


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