Parigi, catturato il finanziatore del genocidio in Ruanda

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Parigi, catturato il finanziatore del genocidio in Ruanda

Il miliardario Félicien Kabuga era latitante da 23 anni: fornì alle milizie hutu i soldi per comprare le armi necessarie a massacrare i tutsi. Un milione le vittime nel 1994

Sette volte responsabile del genocidio in Ruanda: più di 800 mila morti in 100 giorni. Tanti sono i capi d’accusa sulla testa di Félicien Kabuga. A 85 anni l’ex miliardario ruandese, condannato nel 1997 per crimini contro l’umanità, è finito in manette dopo 23 anni dalla sentenza.  “L’arresto di Kabuga ricorda che i responsabili del genocidio possono essere ritenuti responsabili anche 26 anni dopo i loro crimini”, ha detto Serge Brammertz, a capo del Meccanismo residuale per i Tribunali penali internazionali (Unirmct) dell’Onu.

L’ex uomo d’affari ruandese, tra i latitanti più ricercati del mondo, si nascondeva sotto falsa identità, con la complicità dei suoi figli, nella periferia di Parigi, ad Asnières-sur-Seine. La sua cattura è riuscita grazie a “un’operazione sofisticata e coordinata con ricerche simultanee in diversi luoghi”.

Covid 19 permettendo, Kabuga sarà portato e giudicato all’Aia, nei Paesi Bassi, presso la Corte penale internazionale (le operazioni del tribunale internazionale per giudicare i crimini in Ruanda sono state sospese nel 2015). Su lui pendono sette capi di imputazione, tutti per genocidio: complicità nel genocidio, istigazione diretta e pubblica a commettere genocidio, tentativo di commettere genocidio, cospirazione per commettere genocidio, persecuzione e sterminio. E tutti in relazione ai crimini commessi durante il genocidio del 1994 contro i tutsi.

Il Tribunale penale internazionale per il Ruanda delle Nazioni Unite, nel 1997 lo dichiarò colpevole di crimini contro l’umanità Nel 2015 i compiti di questo Tribunale sono stati presi in carico dal Meccanismo residuale per i Tribunali penali internazionali, creato appositamente per succedere al Tribunale per il Ruanda e al Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia.

Dopo aver contribuito a massacrare migliaia di tutsi a colpi dei machete che lui aveva finanziato (ne vennero acquistati 500 mila in pochi mesi) per armare le milizie paramilitari hutu Interahamwe, Kabuga a giugno 1994 fugge dal Ruanda e tenta di entrare in Svizzera. Non ci riesce, e ripiega sulla Repubblica Democratica del Congo. Da qui continuerà a scappare passando per il Kenya e la Norvegia. In un discorso del 2006, durante la sua visita in Kenya, l’allora senatore Barack Obama accusò il Paese africano di “dare un rifugio sicuro a Kabuga”. Nairobi negò le accuse dell’ex presidente.

Diventato ricco grazie alle piantagioni di té nel Nord, Kabuga negli anni ’90 era uno degli uomini più ricchi del Paese africano, amico e consuocero dell’allora presidente Juvénal Habyarimana, la cui morte scatenò il massacro. Armò le milizie hutu con le sue risorse, e li scatenò a caccia di tutsi e di chiunque li proteggesse, attraverso Radio-Television Libre des Mille Collines, l’emittente di cui era fondatore.

Fonte: https://www.repubblica.it/esteri/2020/05/16/news/catturato_a_parigi_uno_dei_responsabili_del_genocidio_in_ruanda-256827016/