La pratica carceraria svizzera viola i diritti umani
La pratica carceraria svizzera viola le Nelson Mandela Rules (Norme di Nelson Mandela) nei settori della detenzione preventiva, dell’isolamento, dell’assistenza sanitaria e del trattamento delle persone con problemi di salute mentale. Questa è la conclusione raggiunta dal Centro svizzero di competenza per i diritti umani (CSDH) in uno studio pubblicato nel settembre 2020
Anche se le Norme Nelson Mandela (RMN) non sono giuridicamente vincolanti come soft law, il che significa che la loro mancata applicazione non è soggetta a sanzioni, esse costituiscono una linea guida politicamente significativa per le autorità, la magistratura e il legislatore. Il fatto che, secondo un’inchiesta della CSDH, le condizioni di detenzione violino le RNM in punti essenziali, rappresenta una grave lacuna nella protezione dei diritti umani in Svizzera.
Nel campo della sanità, la CSDH critica la mancanza di indipendenza del personale sanitario. Contrariamente a quanto raccomandato nella linea guida medico-etica dell’ASSM (paragrafo 12), i servizi sanitari sono regolarmente integrati nell’organizzazione e nella gerarchia delle carceri piuttosto che nel sistema sanitario pubblico. Inoltre, il principio della gratuità dell’assistenza sanitaria previsto dalle RNM (regola 24) non viene applicato. La CSDH chiede quindi l’introduzione di un’assicurazione sanitaria obbligatoria per tutti i detenuti in Svizzera. La Commissione nazionale per la prevenzione della tortura menziona anche questa richiesta nel suo rapporto sulle cure mediche negli istituti per la privazione della libertà (paragrafo 122).
Il CSDH critica anche l’uso della segregazione cellulare. Mentre la professione medica concorda sul fatto che l’isolamento ha effetti negativi sulla salute e sul benessere dei detenuti, l’isolamento è spesso usato in Svizzera, sia durante la detenzione preventiva che come misura disciplinare nel regime di esecuzione delle pene e delle misure. Inoltre, i detenuti considerati pericolosi sono isolati per un periodo indefinito in unità speciali di alta sicurezza. L’isolamento per un periodo di tempo indefinito costituisce sempre una violazione della proibizione della tortura e di altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani e degradanti (regola 43 (1) (a) NMR), ricorda la CSDH.
Il diritto al contatto con il mondo esterno comprende vari aspetti regolati in diverse disposizioni del CGO. Queste includono regole sull’accesso (articolo 58 e seguenti), la notifica (articolo 68 e seguenti), l’assistenza legale (articoli 61 e 119 (2)) e le possibili restrizioni (articoli 36 e 43 (3)). Secondo il CSDU, le esigenze delle RNM non sono sufficientemente prese in considerazione, soprattutto per quanto riguarda le telecomunicazioni. La regolamentazione dei contatti con il mondo esterno nel diritto svizzero “non sembra essere basata principalmente sui diritti umani o sui diritti fondamentali. Questo vale non solo per l’esecuzione delle sentenze e delle misure, ma anche per la detenzione preventiva. Piuttosto, le telefonate sembrano essere concepite come privilegi che possono essere concessi ai detenuti a discrezione della direzione della prigione”, deplora la CSDH.
L’isolamento di prigionieri mentalmente o fisicamente disabili dovrebbe essere proibito se aggrava la loro condizione (articolo 45(2)). Secondo l’articolo 109, “le persone che non sono penalmente responsabili o in cui una disabilità mentale o un’altra condizione grave è successivamente rilevata, e la loro condizione sarebbe aggravata dalla permanenza in carcere, non possono essere detenute in prigione”. Infine, il CSDH esorta le autorità a intensificare i loro sforzi per garantire un trattamento adeguato dei disturbi mentali in detenzione.
Le misure terapeutiche negli ospedali previste dall’articolo 59 del Codice penale svizzero (CPS) sono al centro della questione. Oggi, quasi un condannato e imprigionato su cinque si trova in questa situazione. Solo le persone con un grave disturbo mentale, cioè i malati gravi, sono interessati da questo regime. Secondo la CSDH, anche con una definizione generosa, gli istituti di correzione e i reparti di psichiatria forense nelle prigioni svizzere non possono essere chiamati “istituzioni psichiatriche”, scrive la CSDH. Il trattamento inadeguato derivante da una sistemazione inadeguata è stato anche recentemente criticato dal Comitato per i diritti umani (paragrafo 38).
Secondo David Mühlemann, capo dell’unità di detenzione di humanrights.ch, è imperativo che tutti i detenuti abbiano in futuro un’assicurazione sanitaria per garantire un’adeguata assistenza sanitaria senza discriminazioni, come ha già chiesto la Commissione nazionale per la prevenzione della tortura. Le varie forme di isolamento nel contesto della privazione della libertà, sia nella detenzione preventiva, come misura disciplinare nel sistema penale o in un particolare ambiente di detenzione, devono essere studiate a fondo. I politici e le autorità devono garantire che questa pratica dannosa per la salute sia usata solo come ultima risorsa e per il minor tempo possibile.
È necessario un ripensamento radicale della situazione delle persone detenute che soffrono di disturbi mentali, in particolare per quanto riguarda le misure terapeutiche previste dall’articolo 59 del codice penale. La soluzione non sta nella creazione di sempre più posti nelle istituzioni, come scelto dalla Confederazione. Prima di tutto, il numero di misure terapeutiche deve essere ridotto. Inoltre, sono necessarie alternative ambulatoriali, come più alloggi protetti. L’alto numero di misure terapeutiche – anche nel campo della microcriminalità – è dovuto alla mancanza di alternative.
Fonte: https://www.humanrights.ch/fr/antennes/detention/pratique-penitentiaire-suisse-viole-droits-humains
Puoi trovare le regole di Nelson Mandela in italiano al seguente link:https://www.antigone.it/upload2/uploads/docs/MandelaRulesITA.pdf