L’esodo degli ultimi. Balcani, continua la gelida vergogna

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L'esodo degli ultimi. Balcani, continua la gelida vergogna

L’esodo degli ultimi. Balcani, continua la gelida vergogna

Non cessano i respingimenti di profughi, nuove denunce, anche contro Frontex. Le «deportazioni» forzate in condizioni climatiche estreme nel mirino di un’inchiesta Ue

Il muro di neve e filo spinato che ha fatto dei respingimenti il biglietto da visita del Vecchio Continente comincia a dover fare i conti con i tribunali. E nel mirino c’è anche Frontex. Gli uffici del direttore dell’Agenzia Ue per le frontiere sono stati perquisiti su ordine di Olaf, il servizio antifrode di Bruxelles. Il motivo è sempre lo stesso: la caccia ai migranti e le deportazioni forzate fuori dall’Unione europea. Intanto negli accampamenti in Bosnia vengono distribuite scarpe, coperte, tende, detergenti.

Ma non c’è acqua calda, e non resta che scendere al fiume e provare a sciacquarsi tra i rivoli ghiacciati. E mentre il gelo mortifica i passi dei migranti intrappolati lungo la rotta balcanica, dai palazzi di giustizia giungono pronunciamenti che mettono in imbarazzo gli Stati. A Lubiana la corte amministrativa ha condannato l’accordo di riammissione tra Slovenia e Croazia, dove vengono riaccompagnate le persone, anche richiedenti asilo, intercettate dalle forze dell’ordine nel Paese.

Per il giudice si tratta di espulsioni collettive illegali, specie quando lo straniero manifesta l’intenzione di chiedere protezione internazionale. L’organizzazione umanitaria “Infokolpa”, che aveva promosso l’iniziativa legale, sostiene che «solo l’anno scorso erano più di 10 mila le persone respinte».

Nei primi sei mesi del 2019 il ministro dell’Interno sloveno ha riferito di aver trasferito 3.459 stranieri in Croazia secondo gli accordi di riammissione esistenti. Ma di dati affidabili e recenti non ve ne sono. Forse presagendo i verdetti della magistratura, Lubiana sta correndo ai ripari, accelerando sulla costruzione di una barriera metallica che bloccherà vari passaggi, per un totale di 40 chilometri. A ottobre era stato un giudice croato di Karlovac ad assolvere una mezza dozzina di richiedenti asilo afghani entrati illegalmente nel Paese. Nonostante il pronunciamento, il gruppo sparì dalla Croazia per riapparire un paio di giorni in Bosnia, piuttosto malconci, ugualmente riaccompagnati oltre confine dalla polizia.

Tra gennaio 2019 e gennaio 2021 i volontari del “Border violence monitoring” hanno raccolto le testimonianze di 4.340 persone respinte in Bosnia, 845 delle quali con l’uso di armi a scopo intimidatorio e offensivo. Frequentemente, denunciano organizzazioni umanitarie e medici nei campi profughi, vengono utilizzate anche unità cinofile e non di rado le ferite riportate dai migranti respinti sono compatibili con il morso dei cani. Le operazioni di allontanamento spesso avvengono nella piena consapevolezza di Frontex, l’agenzia Ue per la protezione dei confini esterni.

L’Ufficio europeo antifrode (Olaf) ha aperto una indagine amministrativa e il 7 dicembre, si è appreso ieri, ispettori di Bruxelles hanno anche perquisito l’ufficio del direttore Fabrice Leggeri e del suo vice. «L’Olaf può confermare di aver avviato un’indagine su Frontex. Tuttavia, poiché un’indagine è appunto in corso, non può rilasciare ulteriori commenti. Ciò – si legge in una nota – al fine di tutelare la riservatezza delle indagini in corso ed eventuali successivi procedimenti giudiziari». L’inchiesta è partita dopo diverse denunce sui respingimenti operati in Grecia, sia sulla frontiera terrestre che nel mare Egeo verso la Turchia, che hanno visto impegnati anche ufficiali dell’Ue.

Fonte: https://www.avvenire.it/attualita/pagine/i-respingimenti-nel-mirino-uefbclid=IwAR2Cx75FpR3HZl5sWMlV_09Mjjk5ExtyfocUQFFrhrb4vLirwLMpr5EwwW8

Migranti afghani nel campo profughi di Bihac, in Bosnia Erzegovina '

Migranti afghani nel campo profughi di Bihac, in Bosnia Erzegovina / – Matteo Placucci / Ipsia – Caritas