Il Festival dei Diritti Umani torna dal 3 al 6 maggio 2023, con incontri, film, mostre fotografiche e il programma EDU per le scuole. Dal vivo al Memoriale della Shoah e alla Cineteca Milano MIC. E online sulla piattaforma festivaldirittiumani.stream
Rights Now: due parole che si rafforzano l’una con l’altra. C’è bisogno di più diritti e ce n’è bisogno adesso. L’edizione 2023 del Festival dei Diritti Umani, la prima organizzata dalla neonata Fondazione, avrà questo titolo.
Un Festival che va in direzione ostinata e contraria perché di questi tempi c’è sempre meno rispetto dei diritti e sempre meno umanità. E noi invece alziamo lo sguardo con “Rights Now”, diritti ora. Non possiamo chiedere ai civili sotto le bombe in Ucraina o alle ragazze che protestano in Iran di pazientare, non possiamo spiegare ai working poors in fila alle mense solidali che non sono abbastanza performanti, non possiamo far finta di sapere come gli algoritmi determinino le nostre scelte.
L’ edizione 2023 del Festival dei Diritti Umani torna in presenza, dopo tre anni di pandemia, una delle grandi crisi che ha amplificato le disuguaglianze; nel mezzo di una guerra di cui non si vede la fine; in una prospettiva di disastro ecologico mondiale.
Torniamo dal vivo in un luogo altamente simbolico: il Memoriale della Shoah. Al suo ingresso c’è una scritta incisa sul cemento grigio: indifferenza. E il Festival dei Diritti Umani, fin dai suoi esordi, otto anni fa, si è dato proprio il compito di contrastare l’indifferenza sui diritti calpestati. Quel luogo, il Memoriale della Shoah, dovrebbe ricordare a tutti che togliere diritti ad una minoranza non fa star meglio la maggioranza, neanche quando quella sottrazione avviene con il consenso di molti. È successo, sta accadendo ancora: saperlo è il primo passo per andare in direzione ostinata e contraria.
Il giro del mondo in 45 minuti: possibile? è questa la sfida da affrontare per le persone che parteciperanno all’Escape Room Provaci tu! allestita per la prima volta in Ticino durante della Settimana cantonale contro il razzismo al Centro Giovani di Viganello (Via Pazzalino 8) dal 17 al 20 marzo 2023.
In occasione della Settimana cantonale contro il razzismo 2023 organizzazioni della società civile, Amnesty International, Fondazione Diritti Umani e il Centro per la Prevenzione delle Discriminazioni hanno lavorato con le istituzioni, nello specifico la Divisione Socialità della Città di Lugano, per proporre un’attività innovativa e partecipativa che permette a giocatrici e giocatori di cambiare vita il tempo di una partita, affrontando le sfide che segnano la vita quotidiana delle persone migranti.
Le discriminazioni nascoste
Nella vita quotidiana la discriminazione si esprime in molti modi: colore della pelle, credo religioso, provenienza, etnia o classe sociale di appartenenza diventano motivo di esclusione. A far scattare l’atteggiamento discriminatorio è la caratteristica che rende l’altra persona diversa mentre sono ignorate le similitudini e il fatto che, prima di tutto, siamo tutte e tutti umani.
L’Escape Room Provaci Tu! (un adattamento del progetto originale Fight Racism) vuol far riflettere chi partecipa sulle diverse forme che il razzismo può assumere, attirando la loro attenzione sulle forme nascoste di discriminazione con le quali siamo confrontati ogni giorno, spesso senza rendercene conto.
Per raggiungere un pubblico giovane e proporre un’esperienza nuova e originale in occasione della Settimana Cantonale contro il Razzismo, le organizzazioni promotrici si sono rivolte a Escape4Change, start up innovativa a vocazione sociale con sede a Torino e nata con l’obbiettivo di generare cambiamenti concreti attraverso esperienze di gioco immersive e cooperative. Con più di 2000 giocatori all’attivo, l’associazione ha una solida esperienza e propone Escape Room dedicate a tematiche diverse, dal cambiamento climatico all’economia circolare, in cui ci si mette in gioco, e si gioca per capire che ognuno di noi ha la possibilità di cambiare la realtà che ci circonda.
Contro il razzismo, insieme: inizia il gioco!
Carri senza cavalli, aerei, jet supersonici e razzi interplanetari. Abbiamo superato ogni limite imposto dalla natura, abbattuto la barriera del suono e quasi eguagliato la velocità della luce! In un futuro non troppo lontano, l’umanità si sente in completo controllo dello spazio e del tempo. La scienza ha oltrepassato tutti i confini e le barriere.
Per dimostrare questa supremazia, gli uomini più potenti della Terra fanno una scommessa: fare il giro del mondo in soli 45 minuti. Il tuo gruppo è stato selezionato per tentare la missione. Prima di intraprendere il viaggio, però, avrete bisogno dell’addestramento necessario: seguite i nostri esperti e preparatevi per questa grande avventura!
Un’esperienza di gioco divertente ma molto seria
La parola a Vittorio Jan Randone, game designer:
“Il razzismo è un fenomeno multiforme e per chi non lo vive sulla propria pelle può essere difficile rendersi conto di tutte le sue possibili espressioni. Nella creazione di questa escape room abbiamo avuto il privilegio di ascoltare e confrontarci con la storia di vita di una persona, del suo viaggio per arrivare in Europa e del suo impegno per affrontare le sfide quotidiane che un razzismo sistematico impone.
Il risultato è il tentativo di restituire la complessità di questo fenomeno. Di ragionare sul perché il colore di un passaporto possa determinare le sorti di una persona, di come la lingua parlata possa essere usata come strumento di oppressione e di quanto la burocrazia possa contribuire a creare ingiustizia.”
Amnesty International è un movimento internazionale di persone che si mobilitano in difesa dei diritti umani nato nel 1961. Oggi l’organizzazione conta dieci milioni di sostenitrici e sostenitori che lavorano per assicurare che i diritti umani siano applicati allo stesso modo per tutte le persone, ovunque nel mondo.
Il Centro per la Prevenzione delle Discriminazioni offre un servizio di ascolto e consulenza per vittime di discriminazioni razziali, religiose, di genere o di orientamento sessuale. Inoltre, organizza e promuove attività di sensibilizzazione sui temi delle discriminazioni in tutto il Canton Ticino e offre esperienze di formazione per conoscere e prevenire le discriminazioni.
Città di Lugano – la Divisione Socialità risponde ai bisogni socioeducativi dei giovani e ai bisogni sociali della popolazione in generale, promuovendo l’accompagnamento, l’intervento e l’aiuto in ambito sociale. Offre inoltre una rete di servizi e strutture il cui obiettivo è soddisfare le necessità dei cittadini offrendo consulenza e accoglienza nell’ambito sociale.
Il Centro giovanile di Viganello è uno dei due punti d’incontro e di socializzazione per i giovani d’età compresa tra gli 11 e i 25 anni ed è gestito da personale socio-educativo specializzato che, collaborando con i ragazzi e ascoltando le loro idee e esigenze, organizza attività di vario genere.
Fondazione Diritti Umani, nata nel 2014 a Lugano, promuove la conoscenza ed il rispetto dei Diritti Umani prevalentemente nella Svizzera Italiana attraverso lo sviluppo di canali di informazione e sensibilizzazione che contribuiscono alla costruzione di una coscienza collettiva solidale, aperta al dialogo, alla cooperazione e allo scambio.
Con il sostegno di:
Servizio per la lottta al razzismo (SRL) – Confederazione Svizzera
Programma d’integrazione cantonale (PIC) – Canton Ticino
In occasione della Giornata internazionale della Donna, Amnesty International e il suo gruppo donne DAISI, Fondazione Diritti Umani, Film Festival Diritti Umani, Osservatorio Agorà e Syndicom invitano a una serata dedicata alle donne giornaliste, sempre più al centro di campagne di odio online.La proiezione del documentario A Dark Place sarà seguita da un incontro con la giornalista Paola Rizzi, coautrice del libro #staizitta giornalista, e il regista Javier Luque. Modera Isabella Visetti, giornalista RSI.
Essere presente ed esprimersi tramite i social media espone al rischio di subire una forma di violenza online, un fenomeno cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni. Anche in Svizzera personaggi pubblici, in maggioranza donne, escono allo scoperto per denunciare le parole di odio digitate nei loro confronti.
Il rischio di imbattersi nel #hatespeech riguarda sempre più anche le donne che hanno scelto il mestiere di giornalista: utilizzare i social è fondamentale per svolgere ricerche ed essere in contatto con il pubblico ma le espone pericolosamente a violenze di ogni genere e trovare una strategia per proteggersi diventa una vera e propria sfida professionale. Questa realtà, oltre a rappresentare una minaccia concreta alla salute psichica e fisica delle donne prese di mira, mette in pericolo anche il diritto alla libertà di informazione ed espressione di tutta la cittadinanza.
Il progetto internazionale di ricerca sul tema, “The Chilling” (quitutti i rapporti), promosso dall’UNESCO e dal International Center for Journalists (ICFJ) e che nel corso di tre anni ha coinvolto oltre 850 giornaliste donne provenienti da 15 paesi tra Africa, Asia, Europa e Americhe presenta un quadro preoccupante degli abusi ai quali sono confrontate le professioniste dei media. Una cosa è certa: la violenza online nei confronti delle donne giornaliste è un fenomeno diffuso e senza frontiere.
Alcuni dati
73% di donne giornaliste ha vissuto una forma di violenza online
nel 20% dei casi la violenza virtuale si è concretizzata con attacchi e/o abusi nella vita reale
nel 41% dei casi gli attacchi on-line erano apparentemente legati a campagne di disinformazione più ampie,
nel 37% dei casi la fonte dell’abuso erano attori attivi nella sfera politica.
Le giornaliste ricevono minacce di violenze fisiche (25%) e sessuali (18%) ma anche nei confronti di persone a loro vicine (13%), come figli e famigliari.
Il clima creatosi negli ambienti virtuali porta molte donne giornaliste a ritirarsi o censurarsi, con la speranza di non subire più violenze che hanno importanti ricadute psicologiche. Il 30% delle giornaliste che ha subito un attacco online ha scelto di autocensurarsi sui social mentre il 20% ha scelto di ritirarsi totalmente dalle interazioni online: lo studio parla di un effetto agghiacciante (the chillingeffectche dà il titolo alla pubblicazione) sulla vita di queste donne e anche sulla qualità e la pluralità dell’informazione.
Informazioni complementari
A Dark Place – Javier Luque, 2018, 57 minuti, Svizzera (v.o. con sottotitoli in italiano)
La sicurezza online delle giornaliste va oltre l’uguaglianza di genere e la libertà di stampa, incidendo direttamente sulla qualità delle nostre democrazie e sul diritto che il pubblico ha di avere accesso, di conoscere le diverse fonti della notizia. Questa semplice verità si svela in A Dark Place attraverso esperienze vissute in prima persona e raccontate dalle stesse giornaliste provenienti da diverse zone del mondo, vittime di violenza online e da esperti nel campo dei diritti umani, genere e libertà dei media provenienti da Serbia, Spagna, Regno Unito, Finlandia, Stati Uniti, Turchia e Russia.
Paola Rizzi, giornalista prima a l’Unità, dove si è occupata di politica, cronaca e cultura. Ha collaborato a Diario, Pagina99, Cultweek, Lettera43, Business Insider, Il Reportage. È nel direttivo nazionale dell’associazione GiULiAgiornaliste (Giornaliste Unite Libere e Autonome). Insieme alla collega Silvia Garambois, nel 2021 ha pubblicato #staizitta giornalista! che analizza il fenomeno attraverso analisi e la testimonianza di 7 giornaliste italiane.
Javier Luque, coordinatore dei media digitali all’International Press Institute (IPI) di Vienna, Austria, dove coordina l’advocacy e la comunicazione sulle piattaforme digitali dell’IPI. Ha conseguito un master in giornalismo internazionale presso l’Università di Cardiff e una laurea in giornalismo e psicologia.
Per la giornata della Memoria del 27 gennaio 2023 vi proponiamo un importante appuntamento di riflessione.
Alle 20.00 al Cinema Teatro Multisala di Mendrisio proponiamo la proiezione del film KLONDIKE, vincitore di moltissimi premi tra cui il World Dramatic Directing Award al Sundance Film Festival 2022.
La proiezione del film è seguita da un incontro con Elina Yakovleva che parlerà della violazione delle convenzioni internazionali e dei diritti umani in Ucraina, modera Mauro Arrigoni della Fondazione Diritti Umani.
L’evento è organizzato da FFDUL insieme a Fondazione Diritti Umani e con la collaborazione di Cineclub del Mendrisiotto.
IL FILM KLONDIKE di Maryna Er Gorbach |con Oxana Cherkashyna, Sergiy Shadrin, Oleg Scherbina | finzione | Ucraina, Turchia | 2022 | 100 minuti | Versione originale con sottotitoli in italiano
Il film racconta la storia di una famiglia ucraina che vive sul confine tra Ucraina e Russia durante l’inizio della guerra del Donbass nel luglio del 2014. La moglie Irka, in attesa di un figlio, si rifiuta di lasciare la sua casa anche quando il villaggio in cui vive viene occupato dalle forze armate. La famiglia resta anche quando viene abbattuto nelle vicinanze l’aereo passeggeri MH17.
Il film ha ricevuto decine di premi in tutto il mondo, oltre al già citato il World Dramatic Directing Award Sundance Film Festival 2022 anche il Premio della giuria ecumenica Berlinale 2022, in Svizzera è stato premiato al Festival International de Films de Fribourg.
Entrata: 12.– chf / ridotto: 8.– chf (studenti/AVS/Cineclub del Mendrisiotto)
Il federalismo può avere un impatto positivo sulla realizzazione dei Diritti Umani, ma può anche rendere la loro attuazione più difficile.
Nel migliore dei casi, i Cantoni sviluppano approcci innovativi all’attuazione dei Diritti Umani, li sperimentano e ispirano altri Cantoni con il loro approccio.
Come si possono rafforzare queste dinamiche positive?
Una revisione periodica, in base alla quale i Cantoni sarebbero in grado di valutare l’attuazione dei Diritti Umani da parte dell’altro, sulla falsariga del modello dell’Esame Periodico Universale (EPU) delle Nazioni Unite, potrebbe contribuire a rafforzare i Diritti Umani in Svizzera?
L’Assemblea Generale dell’ONU ha creato l’Esame Periodico Universale (EPU) per contribuire alla diffusione di “buone pratiche” e per innescare processi di apprendimento, sia da parte dello Stato in esame che dello Stato stesso.
Questo approccio potrebbe essere applicato in modo vantaggioso nello Stato federale svizzero?
Sono necessari nuovi meccanismi per assicurare che gli obblighi derivanti dal diritto internazionale siano meglio percepiti e attuati dai Cantoni?
In questa conferenza pubblica, organizzata congiuntamente dalla Fondazione Diritti Umani, supportata dall’USI e da organizzazioni della Società Civile nazionali e locali, vogliamo discutere l’idea di un “EPU Svizzera” con i rappresentanti del Cantone, del mondo accademico e della Società Civile. L’evento offrirà anche l’opportunità di presentare gli sforzi che alcuni Cantoni compiono per l’attuazione degli obblighi internazionali per il rispetto concreto dei diritti fondamentali.
Cos'è l'EPU?
L’Esame Periodico Universale (EPU) è volto a migliorare l’attuazione dei Diritti Umani nel mondo. A tale scopo, gli Stati membri del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite partecipano a un dialogo tra pari che permette loro di esaminarsi reciprocamente e di rivolgersi l’un l’altro raccomandazioni. Nel novembre 2017, la Svizzera ha sostenuto tale esame per la terza volta.
L’impegno della Svizzera (e dei Cantoni) per proteggere i diritti fondamentali
L’impegno della Svizzera (e dei Cantoni) per proteggere i diritti fondamentali
I diritti fondamentali in Svizzera sono garantiti dalla Costituzione e da una serie di convenzioni internazionali che il nostro Paese ha sottoscritto. Nello specifico la Svizzera ha sottoscritto diverse convenzioni internazionali che toccano tutti gli ambiti della società:
Patto ONU I sui diritti economici, sociali e culturali (es.: diritto al lavoro, diritto allo sciopero, diritto alla protezione della famiglia, diritto all’istruzione)
Patto ONU II sui diritti politici e civili che includono il diritto alla partecipazione alla vita democratica e all’esercizio dei diritti politici
Convenzione internazionale contro la discriminazione razziale
Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna
Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli
Convenzione sui diritti del fanciullo per tutelare i giovani di età inferiore ai 18 anni
Convenzione sui diritti delle persone con disabilità
Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalla sparizione forzata
L’applicazione e il rispetto di queste convenzioni è di competenza della Confederazione, assieme ai Cantoni e in maniera minore ai Comuni. L’EPU è un nuovo strumento che ha come obiettivo il monitoraggio dell’applicazione e rispetto delle convenzioni internazionali.
Raccomandazioni per rafforzare la protezione
dei diritti fondamentali nel Cantone Ticino
Raccomandazioni per rafforzare la protezione dei diritti fondamentali nel Cantone Ticino
In generale, ogni qualvolta il Parlamento federale ratifica una convenzione internazionale per la protezione di determinati diritti fondamentali, la vigilanza sull’applicazione viene affidata ai tribunali. Ciò significa però intervenire soltanto al termine del processo di applicazione. Le persone più vulnerabili e bisognose di protezione non dispongono dei mezzi finanziari e delle competenze per rivolgersi ai tribunali, tanto più se devono affrontare un percorso che può durare parecchi anni. Per migliorare la protezione dei diritti fondamentali, bisogna ancorarne i principi nella società e responsabilizzare la popolazione e le istituzioni pubbliche. Ciò implica una revisione generale delle norme cantonali e delle prassi applicate da parte di tutti gli uffici del Cantone e dei Comuni. Un ruolo chiave nel monitoraggio e nell’esame dell’applicazione delle convenzioni potrebbe essere affidato ad un Ombuds(wo)man cantonale, prevedendo nel contempo una competenza esplicita di vigilanza superiore al Gran Consiglio ticinese che ne riferisca mediante rapporti annuali.
Proteggere i nostri diritti fondamentali
Quali possibilità per il Cantone Ticino?
Giornata Internazionale dei Diritti Umani
Lugano, 10 dicembre 2022
Auditorium dell’Università della Svizzera italiana (USI), 8.30-13.00
Programma
8.30
Accoglienza partecipanti
9.00
Apertura della giornata con i saluti di Federica De Rossa, Professoressa straordinaria e Direttrice dell’Istituto di diritto IDUSI, USI e di Paolo Bernasconi, Prof. Dr. h.c. Fondazione Diritti Umani
9.15
Il modello ticinese: programma cantonale sui Diritti dell’infanzia Raffaele De Rosa, Direttore del Dipartimento della Sanità e della Socialità
9.45
Cos’è l’EPU (Esame Periodico Universale)? L’importanza del processo EPU Milena Costas Trascasas, consulente e ricercatrice, membro del Comitato Consultivo del Consiglio di Diritti Umani de l’ONU.
10.15
Pausa caffè
10.45
Esempio pratico della procedura cantonale EPU Cantone Ginevra Léa Winter, Fian Suisse ONG Piattaforma Human rights.ch e membro del gruppo di lavoro EPU del Cantone Ginevra
11.10
Obblighi internazionali e empowerment locale Greta Gysin, Associazione Punto Zero
11.30
Tavola rotonda ~ Con possibilità di interventi dal pubblico Esame Periodico Universale: Quali possibilità per il Cantone Ticino? Marco Galli, capo Ufficio del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani (DSS) Bruno Balestra, Associazione Uniti dal Diritto Lara Bedolla, Vice-Presidente Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana – ACSI Alicia Giraudel, Amnesty International Sezione svizzera Ilario Lodi, Direttore Pro Juventute Svizzera italiana
In occasione della Settimana d’azione contro il razzismo l’Università della Svizzera italiana, in collaborazione con Amnesty International, Fondazione Diritti Umani e Film Festival Diritti Umani Lugano, ospiterà la mostra itinerante “Razzismo e discriminazione”, una tavola rotonda intitolata “Antirazzisti si nasce. Razzisti si diventa. Razzismo e antirazzismo in Ticino” e la proiezione del film “Dove bisogna Stare”.
Dal 18 al 28 marzo 2022 il foyer dell’Aula Magna USI ospiterà la mostra itinerante “Razzismo e discriminazione”, realizzata dagli studenti del corso di grafica del Centro Scolastico per le Industrie Artistiche (CSIA) e composta da disegni, manifesti, testi e riflessioni sul tema.
Lunedì 21 marzo 2022, dalle 18.00 alle 19.30, presso l’Aula Magna USI si terrà la tavola rotonda aperta al pubblico “Antirazzisti si nasce. Razzisti si diventa. Razzismo e antirazzismo in Ticino” moderata da Luca M. Visconti, Decano della Facoltà di comunicazione, cultura e società dell’USI, con la partecipazione di:
Michela Trisconi, Delegata cantonale all’integrazione degli stranieri;
Jolanta Drzewiecka, Professoressa straordinaria di critical intercultural communication all’USI;
Henry Siqueira Antropologo e giornalista freelance;
Gabriela Giuria, Responsabile sviluppo progetti della Fondazione Diritti Umani;
Aldo Sofia, Giornalista;
Chiara Guerzoni, Responsabile dell’educazione ai diritti umani e dell’attivismo di Amnesty International;
Sonja Hildebrand, Prorettrice alle Pari Opportunità dell’USI;
Maggiori informazioni sulla Tavola Rotonda si trovano sulla pagina dell’evento visibile qui
Lunedì 28 marzo 2022, presso l’Aula Magna, a conclusione della mostra, l’USI invita alla proiezione del film-documentario “Dove bisogna stare”, regiadi Daniele Gaglianone e Stefano Collizzolli.
Maggiori informazioni sul docu-film si trovano sulla pagina dell’evento visibile qui
DISCRIMINAZIONE DI GENERE E DISPARITÀ TRA I SESSI. Due modi diversi per provare a definire quello che da sempre è davanti agli occhi di tutti. Da Giovanna d’Arco, passando per Camille Claudel, per arrivare fino ai giorni nostri; nel progredito XXI secolo dove il desiderio di maternità può costare ad una donna la perdita del posto di lavoro. Ma anche, e sopratutto, la storia di tre donne che lottano, a distanza di secoli, per la propria autostima. La storia di tre donne che vogliono considerarsi, e che sono, “unlimited”, senza limiti!
Drammaturgia Marco Filatori Regia Luca Ligato Con Alessandro Baito e Laura Negretti Scene e Piano Luci Armando Vairo Direttore Tecnico Donato Rella Produzione Teatro in Mostra
Età: dai 14 anni. Durata: 70 minuti. Prezzo: 10.- fr. (5 fr. studenti e AVS). Biglietti in prevendita su biglietteria.ch.
Iniziative, manifestazioni, eventi per favorire un dialogo sul tema del genere.
Documentario
Un film di Aude Chevalier-Beaumer e Marcelo Barbosa, Brasile, Durata: 84 minuti Versione: in brasiliano con sottotitoli in italiano e in inglese.
Indianara, rivoluzionaria bigger-than-life, conduce con il suo gruppo la lotta per la sopravvivenza delle persone transgender in Brasile. Realizzato durante la tumultuosa presidenza di Michel Temer, nel periodo in cui Marielle Franco venne uccisa a sangue freddo, Indianara offre il ritratto di una donna incredibile, una specie di Gena Rowlands incapace di accettare un «no» come risposta e in grado di prendersi cura dell’umanità e della decenza per tutti. Un ritratto della condizione sociale di una comunità emarginata dalla società, che lotta contro l’intolleranza sullo sfondo del Brasile attuale.
giovedì 10/03/2022
ore 20:30
Multisala Teatro/Mignon/Ciak, Mendrisio
mercoledì 16/03/2022
ore 20:40
Cinema Otello, Ascona
Dopo la proiezione del film, segue un dialogo tra Gabriela Giuria, responsabile sviluppo progetti Fondazione Diritti Umani, e l’attivista queer Chiara Spata, ricercatrice indipendente di studi di genere.
Prezzo biglietto: per tutti CHF 12.- Età consigliata: da 12 anni
Il 31 marzo, alle 18.30, si alza il sipario sulla sesta edizione del Festival dei Diritti Umani grazie a un’anteprima in live streaming. Dal talk con David Bidussa e Sabina Guzzanti alla proiezione del documentario “1984” di Orwell vs “Un Mondo Nuovo” di Huxley: un’occasione per confrontarsi sull’impatto che le nuove tecnologie – dai software per il riconoscimento facciale alle app usate quotidianamente – hanno sulle nostre vite e sui diritti umani.
La tecnologia ha sempre condizionato il nostro modo di vivere, ma mai con la travolgente velocità degli ultimi anni, proponendo scenari inediti sul controllo sociale, sulla libertà di scelta, sulla sicurezza. Ovvero sui nostri diritti.
A questo macro tema e alle tante riflessioni a esso legate è dedicato il prossimo Festival dei Diritti Umani – in programma dal 21 al 23 aprile 2021 – di cui sarà svelata qualche anticipazione il 31 marzo, dalle 18.30 alle 19.30, con un’anteprima in diretta streaming.
«Perché fantasticare su un futuro distopico quando lo stiamo vivendo? Gli algoritmi che regolano i social sanno tutto di noi. L’Intelligenza Artificiale raggiunge frontiere inesplorate nella medicina, ma “big data” non sta fermando la pandemia», sottolinea il direttore del Festival dei Diritti Umani Danilo De Biasio. «Il prossimo Festival dei Diritti Umani si intitolerà Algoritmocrazia e si domanderà se l’intelligenza artificiale stia riducendo o ampliando i nostri diritti. Il futuro da sempre affascina gli scrittori e i migliori lo usano come schermo per parlare del presente: nell’anteprima del 31 marzo partiremo da due di loro, George Orwell e Aldous Huxley che, nel periodo dei totalitarismi, hanno descritto un’umanità sotto rigido controllo. Un controllo così simile a quello che, ieri come oggi, molti accettano come inevitabile».
Un tema che nell’anteprima di FDU del 31 marzo affronteremo insieme allo storico delle idee David Bidussa e all’attrice e scrittrice Sabina Guzzanti.
“1984 di George Orwell VS Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley” – Still del film
Sono stati scritti oltre 70 anni fa, eppure 1984 di George Orwell e Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley sono terribilmente attuali: sorveglianza digitale, manipolazione delle notizie, schedatura di massa, dipendenza da antidepressivi. Questo documentario ripercorre le vicende dei due autori, con le loro personalità conflittuali e al tempo stesso accomunate dalla letteratura e dalla sete di libertà.
“Tavoli” di Studio Azzurro
Film e foto sono sempre stati al centro del Festival dei Diritti Umani: nell’anteprima Antonio Prata svelerà i titoli scelti e Leonardo Brogioni fornirà un assaggio degli autori individuati, a partire da Studio Azzurro. Sarà una cronistoria del percorso artistico di una delle realtà più importanti e longeve nel panorama delle arti visive italiano e internazionale. Un’occasione per parlare dell’avvento delle tecnologie digitali alla fine degli Anni 80 con le sue nuove potenzialità espressive, il confronto con dati e metadati, le caratteristiche della narrazione contemporanea, il ruolo dell’artista in un’epoca invasa dalle immagini e le nuove tendenze di una ricerca artistica basata sull’interattività con il fruitore. L’intervista completa sarà disponibile nei giorni del Festival dei Diritti Umani.
Il Festival dei Diritti Umani si terrà dal 21 al 23 aprile. Ruoterà come sempre intorno a dibattiti, collegamenti con studenti e insegnanti che hanno risposto da tutt’Italia alla chiamata del Festival, interviste in esclusiva, film e fotografia.
E ci sono anche corpose novità.
Il Festival sarà online anche per il 2021 – con base operativa all’Arci Bellezza di Milano per sostenere i luoghi di aggregazione, cultura e spettacolo fortemente provati dalla pandemia – ma questa volta, prima novità, userà una propria piattaforma di streaming, sviluppata con il supporto di OpenDDB – Distribuzioni dal Basso, per una più efficace fruizione. Talk, documentari, interviste, mostre fotografiche transiteranno, infatti, da festivaldirittiumani.stream.
Con FDU2021 saranno esplorati – altra novità – nuovi linguaggi attraverso videogame e fumetti, due ambiti fortemente intrecciati con l’intelligenza artificiale. E, nell’anno del loro boom, non potevano mancare i podcast: il Festival ha prodotto 10 podcast su altrettante importanti figure di difensori dei diritti umani, e gli studenti hanno risposto realizzandone altri, individuando i loro eroi per i diritti umani.
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