
Il Festival dei Diritti Umani torna dal 3 al 6 maggio 2023, con incontri, film, mostre fotografiche e il programma EDU per le scuole. Dal vivo al Memoriale della Shoah e alla Cineteca Milano MIC. E online sulla piattaforma festivaldirittiumani.stream
Rights Now: due parole che si rafforzano l’una con l’altra. C’è bisogno di più diritti e ce n’è bisogno adesso. L’edizione 2023 del Festival dei Diritti Umani, la prima organizzata dalla neonata Fondazione, avrà questo titolo.
Un Festival che va in direzione ostinata e contraria perché di questi tempi c’è sempre meno rispetto dei diritti e sempre meno umanità. E noi invece alziamo lo sguardo con “Rights Now”, diritti ora. Non possiamo chiedere ai civili sotto le bombe in Ucraina o alle ragazze che protestano in Iran di pazientare, non possiamo spiegare ai working poors in fila alle mense solidali che non sono abbastanza performanti, non possiamo far finta di sapere come gli algoritmi determinino le nostre scelte.
L’ edizione 2023 del Festival dei Diritti Umani torna in presenza, dopo tre anni di pandemia, una delle grandi crisi che ha amplificato le disuguaglianze; nel mezzo di una guerra di cui non si vede la fine; in una prospettiva di disastro ecologico mondiale.
Torniamo dal vivo in un luogo altamente simbolico: il Memoriale della Shoah. Al suo ingresso c’è una scritta incisa sul cemento grigio: indifferenza. E il Festival dei Diritti Umani, fin dai suoi esordi, otto anni fa, si è dato proprio il compito di contrastare l’indifferenza sui diritti calpestati. Quel luogo, il Memoriale della Shoah, dovrebbe ricordare a tutti che togliere diritti ad una minoranza non fa star meglio la maggioranza, neanche quando quella sottrazione avviene con il consenso di molti. È successo, sta accadendo ancora: saperlo è il primo passo per andare in direzione ostinata e contraria.
Il giro del mondo in 45 minuti: possibile? è questa la sfida da affrontare per le persone che parteciperanno all’Escape Room Provaci tu! allestita per la prima volta in Ticino durante della Settimana cantonale contro il razzismo al Centro Giovani di Viganello (Via Pazzalino 8) dal 17 al 20 marzo 2023.
In occasione della Settimana cantonale contro il razzismo 2023 organizzazioni della società civile, Amnesty International, Fondazione Diritti Umani e il Centro per la Prevenzione delle Discriminazioni hanno lavorato con le istituzioni, nello specifico la Divisione Socialità della Città di Lugano, per proporre un’attività innovativa e partecipativa che permette a giocatrici e giocatori di cambiare vita il tempo di una partita, affrontando le sfide che segnano la vita quotidiana delle persone migranti.
Le discriminazioni nascoste
Nella vita quotidiana la discriminazione si esprime in molti modi: colore della pelle, credo religioso, provenienza, etnia o classe sociale di appartenenza diventano motivo di esclusione. A far scattare l’atteggiamento discriminatorio è la caratteristica che rende l’altra persona diversa mentre sono ignorate le similitudini e il fatto che, prima di tutto, siamo tutte e tutti umani.
L’Escape Room Provaci Tu! (un adattamento del progetto originale Fight Racism) vuol far riflettere chi partecipa sulle diverse forme che il razzismo può assumere, attirando la loro attenzione sulle forme nascoste di discriminazione con le quali siamo confrontati ogni giorno, spesso senza rendercene conto.
Per raggiungere un pubblico giovane e proporre un’esperienza nuova e originale in occasione della Settimana Cantonale contro il Razzismo, le organizzazioni promotrici si sono rivolte a Escape4Change, start up innovativa a vocazione sociale con sede a Torino e nata con l’obbiettivo di generare cambiamenti concreti attraverso esperienze di gioco immersive e cooperative. Con più di 2000 giocatori all’attivo, l’associazione ha una solida esperienza e propone Escape Room dedicate a tematiche diverse, dal cambiamento climatico all’economia circolare, in cui ci si mette in gioco, e si gioca per capire che ognuno di noi ha la possibilità di cambiare la realtà che ci circonda.
Contro il razzismo, insieme: inizia il gioco!
Carri senza cavalli, aerei, jet supersonici e razzi interplanetari. Abbiamo superato ogni limite imposto dalla natura, abbattuto la barriera del suono e quasi eguagliato la velocità della luce! In un futuro non troppo lontano, l’umanità si sente in completo controllo dello spazio e del tempo. La scienza ha oltrepassato tutti i confini e le barriere.
Per dimostrare questa supremazia, gli uomini più potenti della Terra fanno una scommessa: fare il giro del mondo in soli 45 minuti. Il tuo gruppo è stato selezionato per tentare la missione. Prima di intraprendere il viaggio, però, avrete bisogno dell’addestramento necessario: seguite i nostri esperti e preparatevi per questa grande avventura!
Un’esperienza di gioco divertente ma molto seria
La parola a Vittorio Jan Randone, game designer:
“Il razzismo è un fenomeno multiforme e per chi non lo vive sulla propria pelle può essere difficile rendersi conto di tutte le sue possibili espressioni. Nella creazione di questa escape room abbiamo avuto il privilegio di ascoltare e confrontarci con la storia di vita di una persona, del suo viaggio per arrivare in Europa e del suo impegno per affrontare le sfide quotidiane che un razzismo sistematico impone.
Il risultato è il tentativo di restituire la complessità di questo fenomeno. Di ragionare sul perché il colore di un passaporto possa determinare le sorti di una persona, di come la lingua parlata possa essere usata come strumento di oppressione e di quanto la burocrazia possa contribuire a creare ingiustizia.”
Chi siamo
Amnesty International è un movimento internazionale di persone che si mobilitano in difesa dei diritti umani nato nel 1961. Oggi l’organizzazione conta dieci milioni di sostenitrici e sostenitori che lavorano per assicurare che i diritti umani siano applicati allo stesso modo per tutte le persone, ovunque nel mondo.
Il Centro per la Prevenzione delle Discriminazioni offre un servizio di ascolto e consulenza per vittime di discriminazioni razziali, religiose, di genere o di orientamento sessuale. Inoltre, organizza e promuove attività di sensibilizzazione sui temi delle discriminazioni in tutto il Canton Ticino e offre esperienze di formazione per conoscere e prevenire le discriminazioni.
Città di Lugano – la Divisione Socialità risponde ai bisogni socioeducativi dei giovani e ai bisogni sociali della popolazione in generale, promuovendo l’accompagnamento, l’intervento e l’aiuto in ambito sociale. Offre inoltre una rete di servizi e strutture il cui obiettivo è soddisfare le necessità dei cittadini offrendo consulenza e accoglienza nell’ambito sociale.
Il Centro giovanile di Viganello è uno dei due punti d’incontro e di socializzazione per i giovani d’età compresa tra gli 11 e i 25 anni ed è gestito da personale socio-educativo specializzato che, collaborando con i ragazzi e ascoltando le loro idee e esigenze, organizza attività di vario genere.
Fondazione Diritti Umani, nata nel 2014 a Lugano, promuove la conoscenza ed il rispetto dei Diritti Umani prevalentemente nella Svizzera Italiana attraverso lo sviluppo di canali di informazione e sensibilizzazione che contribuiscono alla costruzione di una coscienza collettiva solidale, aperta al dialogo, alla cooperazione e allo scambio.
Con il sostegno di:
Servizio per la lottta al razzismo (SRL) – Confederazione Svizzera
Programma d’integrazione cantonale (PIC) – Canton Ticino
Settimana cantonale contro il razzismo
In occasione della Giornata internazionale della Donna, Amnesty International e il suo gruppo donne DAISI, Fondazione Diritti Umani, Film Festival Diritti Umani, Osservatorio Agorà e Syndicom invitano a una serata dedicata alle donne giornaliste, sempre più al centro di campagne di odio online.La proiezione del documentario A Dark Place sarà seguita da un incontro con la giornalista Paola Rizzi, coautrice del libro #staizitta giornalista, e il regista Javier Luque. Modera Isabella Visetti, giornalista RSI.
Essere presente ed esprimersi tramite i social media espone al rischio di subire una forma di violenza online, un fenomeno cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni. Anche in Svizzera personaggi pubblici, in maggioranza donne, escono allo scoperto per denunciare le parole di odio digitate nei loro confronti.
Il rischio di imbattersi nel #hatespeech riguarda sempre più anche le donne che hanno scelto il mestiere di giornalista: utilizzare i social è fondamentale per svolgere ricerche ed essere in contatto con il pubblico ma le espone pericolosamente a violenze di ogni genere e trovare una strategia per proteggersi diventa una vera e propria sfida professionale. Questa realtà, oltre a rappresentare una minaccia concreta alla salute psichica e fisica delle donne prese di mira, mette in pericolo anche il diritto alla libertà di informazione ed espressione di tutta la cittadinanza.
Il progetto internazionale di ricerca sul tema, “The Chilling” (quitutti i rapporti), promosso dall’UNESCO e dal International Center for Journalists (ICFJ) e che nel corso di tre anni ha coinvolto oltre 850 giornaliste donne provenienti da 15 paesi tra Africa, Asia, Europa e Americhe presenta un quadro preoccupante degli abusi ai quali sono confrontate le professioniste dei media. Una cosa è certa: la violenza online nei confronti delle donne giornaliste è un fenomeno diffuso e senza frontiere.
Alcuni dati
73% di donne giornaliste ha vissuto una forma di violenza online
nel 20% dei casi la violenza virtuale si è concretizzata con attacchi e/o abusi nella vita reale
nel 41% dei casi gli attacchi on-line erano apparentemente legati a campagne di disinformazione più ampie,
nel 37% dei casi la fonte dell’abuso erano attori attivi nella sfera politica.
Le giornaliste ricevono minacce di violenze fisiche (25%) e sessuali (18%) ma anche nei confronti di persone a loro vicine (13%), come figli e famigliari.
Il clima creatosi negli ambienti virtuali porta molte donne giornaliste a ritirarsi o censurarsi, con la speranza di non subire più violenze che hanno importanti ricadute psicologiche. Il 30% delle giornaliste che ha subito un attacco online ha scelto di autocensurarsi sui social mentre il 20% ha scelto di ritirarsi totalmente dalle interazioni online: lo studio parla di un effetto agghiacciante (the chillingeffectche dà il titolo alla pubblicazione) sulla vita di queste donne e anche sulla qualità e la pluralità dell’informazione.
Informazioni complementari
A Dark Place – Javier Luque, 2018, 57 minuti, Svizzera (v.o. con sottotitoli in italiano)
La sicurezza online delle giornaliste va oltre l’uguaglianza di genere e la libertà di stampa, incidendo direttamente sulla qualità delle nostre democrazie e sul diritto che il pubblico ha di avere accesso, di conoscere le diverse fonti della notizia. Questa semplice verità si svela in A Dark Place attraverso esperienze vissute in prima persona e raccontate dalle stesse giornaliste provenienti da diverse zone del mondo, vittime di violenza online e da esperti nel campo dei diritti umani, genere e libertà dei media provenienti da Serbia, Spagna, Regno Unito, Finlandia, Stati Uniti, Turchia e Russia.
Prodotto dal programma OSCE per la libertà di stampa in collaborazione con l’International Press Institute (IPI)
Paola Rizzi, giornalista prima a l’Unità, dove si è occupata di politica, cronaca e cultura. Ha collaborato a Diario, Pagina99, Cultweek, Lettera43, Business Insider, Il Reportage. È nel direttivo nazionale dell’associazione GiULiAgiornaliste (Giornaliste Unite Libere e Autonome). Insieme alla collega Silvia Garambois, nel 2021 ha pubblicato #staizitta giornalista! che analizza il fenomeno attraverso analisi e la testimonianza di 7 giornaliste italiane.
Javier Luque, coordinatore dei media digitali all’International Press Institute (IPI) di Vienna, Austria, dove coordina l’advocacy e la comunicazione sulle piattaforme digitali dell’IPI. Ha conseguito un master in giornalismo internazionale presso l’Università di Cardiff e una laurea in giornalismo e psicologia.
Un evento organizzato da:
In collaborazione con:
Per la giornata della Memoria del 27 gennaio 2023 vi proponiamo un importante appuntamento di riflessione.
Alle 20.00 al Cinema Teatro Multisala di Mendrisio proponiamo la proiezione del film KLONDIKE, vincitore di moltissimi premi tra cui il World Dramatic Directing Award al Sundance Film Festival 2022.
La proiezione del film è seguita da un incontro con Elina Yakovleva che parlerà della violazione delle convenzioni internazionali e dei diritti umani in Ucraina, modera Mauro Arrigoni della Fondazione Diritti Umani.
L’evento è organizzato da FFDUL insieme a Fondazione Diritti Umani e con la collaborazione di Cineclub del Mendrisiotto.
IL FILM
KLONDIKE
di Maryna Er Gorbach |con Oxana Cherkashyna, Sergiy Shadrin, Oleg Scherbina | finzione | Ucraina, Turchia | 2022 | 100 minuti | Versione originale con sottotitoli in italiano
Il film racconta la storia di una famiglia ucraina che vive sul confine tra Ucraina e Russia durante l’inizio della guerra del Donbass nel luglio del 2014. La moglie Irka, in attesa di un figlio, si rifiuta di lasciare la sua casa anche quando il villaggio in cui vive viene occupato dalle forze armate. La famiglia resta anche quando viene abbattuto nelle vicinanze l’aereo passeggeri MH17.
Il film ha ricevuto decine di premi in tutto il mondo, oltre al già citato il World Dramatic Directing Award Sundance Film Festival 2022 anche il Premio della giuria ecumenica Berlinale 2022, in Svizzera è stato premiato al Festival International de Films de Fribourg.
Entrata: 12.– chf / ridotto: 8.– chf (studenti/AVS/Cineclub del Mendrisiotto)