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Anziane per il clima, la CEDU condanna la Svizzera

Fonte: https://www.cdt.ch/news/anziane-per-il-clima-la-cedu-condanna-la-svizzera-348304

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha dato ragione all’associazione che accusa la Confederazione per violazione dei diritti umani in ambito ambientale: non ha preso sufficienti misure per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici

I 17 giudici della Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo hanno preso una decisione sulla causa promossa dall’associazione «Anziane per il clima Svizzera»: la Svizzera è stata condannata per violazione dei diritti umani in ambito ambientale.

È la prima volta che la CEDU si occupa della responsabilità degli Stati nella protezione climatica. La Svizzera è stata condannata per aver violato segnatamente l’articolo 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, ovvero il diritto al rispetto della vita privata e familiare, in quanto non ha preso sufficienti misure per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Una sentenza emessa a seguito di un ricorso presentato da 2.500 donne che denunciavano «l’incapacità delle autorità svizzere di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici», che  hanno un impatto negativo sulle condizioni di vita e di salute.

Con una maggioranza di 16 voti contro uno – riferisce Le Monde –, la CEDU ha stabilito nel caso svizzero una violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare ai sensi della Convenzione sui diritti umani e, all’unanimità, una violazione dell’articolo 6 sull’accesso a un tribunale. La Corte ha affermato che l’articolo 8 sancisce il diritto a una protezione effettiva da parte delle autorità statali contro i gravi effetti negativi del cambiamento climatico sulla vita, la salute, il benessere e la qualità della vita. La Corte ha quindi ritenuto che l’associazione avesse il diritto di intraprendere un’azione legale per conto delle persone che potevano affermare che le loro condizioni di vita e di salute erano minacciate dal cambiamento climatico. Tuttavia, nel caso dei quattro singoli richiedenti, la CEDU ha stabilito che non soddisfano i criteri per lo status di vittima e quindi ha dichiarato le loro domande irricevibili.

La sentenza della CEDU

Il caso

La vicenda aveva avuto inizio nel mese di ottobre del 2016, quando 459 donne in età AVS avevano chiesto al Consiglio federale di mettere fine alle sue «omissioni» in materia di protezione del clima, facendo in modo che la Svizzera desse il suo contributo a contenere l’aumento delle temperature nel limite di 1,5 gradi.

La CEDU doveva decidere se la Svizzera avesse violato la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, in particolare il diritto alla vita e il diritto al rispetto della vita privata e familiare, non facendo abbastanza per combattere il riscaldamento globale (il mese di marzo ha segnato un nuovo record come mese più caldo a livello globale).

La richiesta era stata trasmessa al Dipartimento dell’ambiente, allora diretto da Doris Leuthard. Berna, nel 2017, aveva deciso di non entrare nel merito, ritenendo che né l’associazione né le quattro cittadine avessero la facoltà di presentare una simile denuncia, non essendo più colpite dal riscaldamento globale rispetto al resto della popolazione.

Il doppio no dei tribunali

Il Tribunale amministrativo federale (2018) aveva confermato questa decisione. Per poter agire, i cittadini devono essere sufficientemente colpiti nei loro diritti dalle azioni o dalle omissioni delle autorità, avevano stabilito i giudici di San Gallo. Anche il Tribunale federale (2020) aveva risposto picche. Di qui il ricorso a Strasburgo, per stabilire se sono stati violati i diritti alla vita, al rispetto della vita privata e familiare e alla salute contenuti nella Convenzione dei diritti dell’uomo. Secondo la legale delle ricorrenti, la britannica Jessica Simor, le donne in età avanzata stanno già soffrendo per gli effetti del cambiamento climatico e la Svizzera non sta facendo abbastanza per combattere l’aumento delle temperature, che nella Confederazione «è doppio rispetto alla media globale». Il caldo, aveva detto, «uccide», perché aumenta il rischio di problemi renali, attacchi d’asma, disturbi cardiovascolari e provoca sintomi particolarmente acuti negli anziani, soprattutto fra le donne. Di qui la richiesta alla Corte di ordinare alla Svizzera l’adozione di contromisure.

Da parte sua, il rappresentante legale del Governo elvetico Alain Chablais aveva detto che la Svizzera era vittima di un processo alle intenzioni. Respingendo le accuse mosse dalle ricorrenti, il legale aveva elencato le misure adottate contro il cambiamento climatico. A suo parere la Corte europea dei diritti dell’uomo «non è destinata a diventare il luogo in cui vengono decise le politiche nazionali in materia di protezione del clima».

Niente da fare per la Francia

Strasburgo ha per contro respinto il ricorso, giudicandolo irricevibile, inoltrato dall’ex sindaco ecologista di Grande-Synthe (Nord della Francia), Damien Carême, che chiedeva di condannare il governo francese per inazione climatica. Carême ha attaccato le «carenze» dello Stato francese, sostenendo in particolare che esse hanno messo la città sulla costa del Mare del Nord a rischio di inondazioni. Nel 2019, quale singolo cittadino e in qualità di sindaco, aveva già sottoposto la questione al Consiglio di Stato. Il più alto tribunale amministrativo si era pronunciato a favore del Comune, ma aveva respinto la sua richiesta individuale, inducendolo a rivolgersi alla CEDU. «Vedere la mia città sommersa tra 30 anni è insopportabile», aveva dichiarato Damien Carême, spiegando di voler «porre fine al letargo» e al «rifiuto dello Stato di agire». Carême non è stato riconosciuto come vittima, ha dichiarato la presidente della CEDU, Siofra O’Leary, che ha invece condannato la Confederazione per lo stesso motivo.

Lo stesso esito è stato raggiunto nella terza causa intentata da un gruppo di sei cittadini portoghesi di età compresa tra i 12 e i 24 anni, che si sono mobilitati dopo i terribili incendi che hanno devastato il loro Paese nel 2017. Il ricorso era diretto contro il loro Paese e contro tutti gli altri Stati dell’Unione europea, oltre a Norvegia, Svizzera, Turchia, Regno Unito e Russia, trentadue Paesi in tutto. Poiché i ricorrenti non avevano esaurito le vie di ricorso disponibili in Portogallo, la loro domanda non soddisfaceva le condizioni di ammissibilità, ha spiegato la presidente della Corte nel pronunciare la decisione a Strasburgo.

Fonte: https://www.cdt.ch/news/anziane-per-il-clima-la-cedu-condanna-la-svizzera-348304


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#TIVEDO – Sharp Eyes on China

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La Fondazione Diritti Umani organizza una rassegna di eventi dalla prospettiva dei Diritti Umani, con un focus sulle relazioni fra la Svizzera e la Cina.

#TIVEDO si pone il compito di informare, sensibilizzare e mobilitare la comunità internazionale sulle violazioni dei Diritti Fondamentali


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10.12.2023 - Slam for your Rights!

10.12.2023 – Slam for your Rights!

ex-Asilo Ciani, Lugano, dalle 15.00

presenta Marko Miladinovic

stacchiere musicale originale Flavio Calaon

poetano per noi


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30.11.2023: Conferenza / laboratorio: Frontiere: città e migrazione oggi

30.11.2023: Conferenza / laboratorio: Frontiere: città e migrazione oggi

Ai media ticinesi:
COMUNICATO STAMPA

CONCERNE:
Domenico Quirico, Michela Trisconi e Furio Bednarz
giovedì 30 novembre 2023, ore 18,
al Centro Cittadella di Lugano, Corso Elvezia 35.

Conferenza / laboratorio: Frontiere: città e migrazione oggi

Per questioni di “frontiere” e “migrazioni”, ancora oggi nel mondo sono attivi decine di conflitti armati. La drammatica cronaca di queste settimane in Israele e Gaza è purtroppo solo un esempio tra molti. Il tema inoltre segna regolarmente il dibattito politico, il clima sociale e le competizioni elettorali e tra chi fa leva sulle paure e chi scommette sull’apertura il dialogo è difficile. Ma che cosa si nasconde dietro le frontiere e le migrazioni? È possibile viverle come una risorsa e non come un problema?

Se ne parlerà a Lugano in un evento pubblico, nella forma dinamica del “laboratorio”, dove il pubblico potrà intrattenersi liberamente con gli ospiti, in un momento di aperitivo iniziale. L’incontro è promosso della rinata Associazione Cittadella, nel suo nuovo Centro di Corso Elvezia 35, progettato da Mario Botta al posto dell’indimenticabile Teatro Cinema Cittadella

IL CICLO “LABORATORIO CITTADELLA”

L’Associazione Cittadella gestisce il Centro culturale Cittadella, che ospita le attività formative e aggregative della vicina Basilica del Sacro Cuore, e offre i suoi spazi anche a chi li richiede per attività in linea con i suoi scopi associativi. Il Centro si trova al piano terreno della Residenza Cittadella, il nuovo complesso abitativo progettato da Mari Botta sul terreno in cui sorgeva il Cinema Teatro Cittadella, per oltre mezzo secolo punto di riferimento della scena culturale luganese. Memore di questo retaggio storico ancora vivo, l’Associazione intende tornare ad agire nella realtà culturale luganese e contribuire alla vita sociale e aggregativa sia del quartiere sia della regione. 

Tra le varie iniziative, l’Associazione vuole ora attivare il “Laboratorio Cittadella”, un ciclo di incontri che, attraverso spunti e voci di autorevoli esperti, mira a riflettere, assieme alla cittadinanza, su questioni  e  nodi  di  quotidiana  attualità  sulla  città  e  le  forme  e  modalità  di convivenza che la caratterizzano. L’incontro con Domenico Quirico come ospite principale, tra le più stimate voci del giornalismo italiano, è il primo di una serie con cui l’Associazione Cittadella desidera coinvolgere un vasto pubblico.

L’Associazione Cittadella si è profondamente rinnovata la scorsa primavera, con l’arrivo di nuovi soci e l’elezione di un nuovo Ufficio amministrativo, composto da Stefano Izzi (presidente), Linda Fornara Bertona (vicepresidente), e i membri Filippo Bignami, Carlo Regondi, Yasmine Caluzzi, Fausto Leidi, don Italo Molinaro.

L’INCONTRO

Frontiere: città e migrazione oggi

Il primo incontro del Laboratorio Cittadella si pone l’obiettivo di riflettere sull’idea di frontiera, su come essa sia pluriforme, su come gli spazi urbani dove viviamo contengano frontiere spesso invisibili agli occhi e come assuma diversi significati. La frontiera configura un limite che circoscrive uno spazio, materiale e immateriale. Identifica una o più collettività, differenzia tra un dentro e un fuori. La frontiera è sempre al contempo riconoscimento e misconoscimento: integra, distingue, esclude

La porosità o meno di una frontiera dipende spesso della percezione di un rischio. Più è considerato minaccioso ciò che sta al di fuori di essa, minore è la disponibilità ad allentarne le maglie. All’opposto, più è forte la percezione dell’opportunità di trarre vantaggi da ciò che risiede altrove, minore è la spinta alla chiusura. Come dire che la trasformazione o meno di una frontiera in una soglia dipende sempre dalle circostanze. La città rappresenta la frontiera più concreta, vicina a noi, dove pratiche di cittadinanza sono più visibili e percepibili, il laboratorio ove si sperimenta realmente la convivenza e si plasma la frontiera.

Quando la pressione migratoria sulle frontiere aumenta in un quadro di ardua lettura, come lo è oggi, le identità al loro interno si espongono a ciò che è grande illusione e rischio: il chiudersi in sé stesse, percepirsi come in pericolo, autosufficienti. 

Che cosa significa allora costruire la convivenza nella frontiera cittadina? Quale il ruolo di istanze istituzionali, associative, di prossimità, religiose ed aggregative per una percezione di frontiera come opportunità nell’instabile presente?

GLI OSPITI

Don Italo Molinaro, Parroco della parrocchia della Basilica del Sacro Cuore e Filippo Bignami, ricercatore senior della SUPSI, ne parlano con:

Domenico Quirico (caporedattore esteri La Stampa)

Giornalista e scrittore italiano, è caporedattore esteri de La Stampa. È stato corrispondente da Parigi e inviato di guerra. Ha una profonda conoscenza di flussi e processi migratori; si è interessato fra l’altro degli avvenimenti sorti a partire dal 2010-2011 e noti come “Primavera araba”. È autore di numerosi volumi. Nel 2015 ha vinto il Premio letterario Brancati. Ha inoltre vinto i premi giornalistici Cutuli e Premiolino e, nel 2013, il prestigioso Premio Indro Montanelli. Entro la sua ampia ed apprezzata produzione, ha scritto quattro saggi storici per Mondadori (Adua, Squadrone bianco, Generali e Naja) e Primavera araba per Bollati Boringheri. Presso Neri Pozza ha pubblicato Gli Ultimi. La magnifica storia dei vinti e Il paese del male.

Michela Trisconi – Delegata cantonale all’integrazione

Laureata in storia contemporanea all’università di Friborgo, ha svolto un periodo di formazione presso l’Ecole des hautes études en sciences sociales di Parigi, interessandosi soprattutto alla sociologia dei movimenti religiosi. Autrice del Repertorio delle religioni del Cantone Ticino, è membro del Consiglio di fondazione del Centre intercantonal d’information sur les croyances religieuses (CIC) con sede a Ginevra. Dopo varie esperienze professionali in ambito privato a Friborgo e a Berna, ha lavorato presso la Direzione del Dipartimento della sanità e della socialità, e dal 2018 è capo-progetto della Piattaforma cantonale di prevenzione della radicalizzazione e dell’estremismo violento. Collaboratrice scientifica dal 2020 presso il SIS, in questa funzione si occupa dell’analisi di progetti e dei contatti con gli enti attivi nel settore dell’integrazione. 

Furio Bednarz – Presidente Associazione CINI Switzerland

Ricercatore senior e consulente indipendente, attualmente Presidente dell’Associazione CINI Switzerland, collabora con istituzioni di ricerca, associazioni professionali, enti locali e università. È stato Presidente e responsabile della ricerca e sviluppo presso la Fondazione ECAP Svizzera e Direttore dell’Ufficio della formazione continua e dell’innovazione della Divisione della formazione professionale del Canton Ticino. I suoi interessi di ricerca riguardano i temi del mercato e delle politiche del lavoro, delle migrazioni e della formazione professionale. Ha diretto numerosi progetti di ricerca e scambio nazionali e internazionali pubblicando volumi e articoli su riviste scientifiche nazionali e internazionali.

QUANDO E DOVE

Giovedì 30 novembre 2023
Centro Cittadella
Corso Elvezia 35
6900 Lugano
A 5’ a piedi da Autosilo Balestra, Autosilo USI.

Ore 18.00 – Aperitivo e conversazione con ospiti e pubblico

Ore 18.30 – Avvio incontro

Per informazioni: centrocittadellalugano@gmail.com

Entrata libera

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1 e 2 dicembre - Sorella Povertà

1 e 2 dicembre – Sorella Povertà

SORELLA POVERTÀ
LIMITI – RISORSE – ESSENZIALITÀ 
 
Massagno
Venerdì 1 e sabato 2 dicembre Cinema Lux – Aula Magna Scuole elementari
 
Venerdì 1  dicembre a partire alle 17.30, dopo il rinfresco offerto (17.00 – 17.30) e i saluti istituzionali, verrà proiettato il Docu-film della SRF-SSR “LA FINE DEL CREDIT SUISSE” a cui seguirà una tavola rotonda condotta e moderata da Roberto Porta(giornalista RSI) con:
 
Prof. Markus Krienke, USI 
Stefano Frisoli, direttore di Caritas Ticino
Maria Luisa Parodi, già CIO Soave Private Investor SA e Co-direttrice di Equilab
Dott.ssa Davidia Zucchelli, Direzione Studi e Ricerche di IntesaSanpaolo
Don Sergio Massironi, Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale
Gabriela Giuria, responsabile sviluppo progetti della Fondazione diritti umani – Lugano
 
Sabato 2 dicembre si svolgeranno presso l’Aula Magna delle Scuole elementari di Massagno cinque momenti d’incontro durante i quali differenti voci concorreranno a testimoniare – in maniera interdisciplinare – i variegati aspetti della povertà materiale, immateriale, spirituale e culturale. Trovate in allegato il programma di massima
 
09.15 RELIGIONI E POVERTÀ, con la giornalista Corinne Zaugg
Don Marco Dania, (parroco cattolico)
Paolo Tognina (pastore protestante)
Chiara Spata Nam, (consulente e formatrice esperta di diritti umani, di religione buddista)
Feri Matzlun (rappresentante Bahai
 
10.45 CULTURA E POVERTÀ con il giornalista CdT Andrea Bertagni e
Chiara Pirovano, storica dell’arte
Massimiliano Zampetti, attore e membro del gruppo regionale SI di t.
Mattia Bertoldi, presidente dell’Associazione Svizzera degli Scrittori di lingua italiana (ASSI)
Sergio Roic, Vicepresidente PEN Svizzera italiana
 
12.30 PRANZO 
 
14.00 POVERTA GLOBALE con Don Italo Molinaro (parroco e giornalista) e
Alessandra Genini, Comundo 
Alexander Widmer, Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC)
Daria Lepori, FOSIT e Azione Quaresimale
Elisa MaricellI e Mauro Clerici, Conferenza missionaria della Svizzera italiana (CMSI) 
Don Giuseppe Zhang, Cappellano della casa della spiritualità Montefiolo 
 
15.30 POVERTA E RESPONSABILITA’ SOCIALE con Marco Fantoni (moderatore e vice direttore di Caritas Ticino) e
Oliviero Pesenti, Presidente AITI
Elisa Filippi, imprenditrice e membra UCIT
Benedetta Rigotti, responsabile comunicazione OCST
Elisa Ferrante, operatrice del Patronato ACLI
 
17.00 USCIRE DALLA POVERTÀ con Cecilia Brenni (giornalista) e 
Alessandro Della Vedova, Direttore Caritas Grigioni
Mario Amato, Direttore di Soccorso operaio svizzer
Dante Balbo, responsabile servizi sociali Caritas Ticino
Gianfranco Plebani, Presidente cantonale delle Conferenze di San Vincenzo
Barbara Braghiroli, Health & Wellbeing Couselor / Neuro Coach & Mental Trainer
 
18.45 CENA
 
20.15 CONCERTO
Le iscrizioni sono possibili tramite annuncio alla email: rete.laudatosi@gmail.com.
 
Il Festival è pubblico e gratuito
Il rinfresco di venerdì sera al Lux è offerto come pure la proiezione del docu-film del venerdì e il concerto di sabato sera. 
È richiesto un contributo libero a parziale copertura del pranzo e della cena di sabato sera. 
 
 
Per la Rete Laudato si’
 
Daria Lepori, membra del comitato ordinatore (Azione Quaresimale)
e
Prof. Dr. Markus Krienke, membro del comitato ordinatore (Cattedra Rosmini – FTL) 

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2.12.2023 - Il peso psicologico e sociale degli stereotipi di genere

2.12.2023 – Il peso psicologico e sociale degli stereotipi di genere

Servizio comunicazione istituzionale
Data: 2 Dicembre 2023

USI in Ascolto, il Servizio pari opportunità, l’associazione Ciao Table, l’associazione Puntozero, la Fondazione Diritti Umani, Amnesty International in occasione dei 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere, sono lieti di invitarvi al convegno pubblico “Il peso psicologico e sociale degli stereotipi di genere”.

9.00Benvenuto
 
Sonja Hildebrand, Prorettrice per la ricerca nelle scienze umane e le pari opportunità, USI
 Piera Serra, Presidente dell’associazione Ciao Table
 Rosalba Morese, Referente di USI in Ascolto, Ricercatrice e Docente, USI
9.15Interventi introduttivi
 
Monica Bucci, Direttrice Aggiunta della Divisione Giustizia
 Gabriela Giuria Tasville, Responsabile Sviluppo Progetti Fondazione Diritti Umani
9.30Interventi accademiciStereotipi, impliciti culturali e violenza di genere
 
Roberta di Pasquale, Psicologa, Psicoterapeuta, Docente di Psicologia Clinica e Dinamica, Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, Università degli Studi di Bergamo
 Basta saperlo, o forse no? Come usare la tecnologia per identificare e superare gli stereotipi di genere
 
Monica Landoni, Professoressa titolare, Facoltà di scienze informatiche, USI
 La medicina delle (in)differenze: stereotipi di genere ed equità in ambito biomedico
 
Marta Fadda, Bioeticista, Docente e Ricercatrice in bioetica, Facoltà di scienze biomediche, USI
10.30Pausa caffè
11.00Nelle parole e tra le parole: stereotipi di genere nei media
 
Intervento a cura di Aurélie Hofer, DécadréE, centro di competenza per la parità di genere nei media, Ginevra
11.30Tavola rotonda
 
Isabel Vidal, Coordinatrice della campagna nazionale dei 16 giorni contro la violenza di genere
 Pietro Majno-Hurst, primario di chirurgia EOC e professore ordinario USI
 Arianna Lucia Vassere, Educatrice, Formatrice e Volontaria di Imbarco Immediato
12.45Conclusioni
 
Elena Nuzzo, Referente della Rete Convenzione di Istanbul e Formatrice ai diritti umani
13.00Pranzo buffet
14.00Laboratori (è possibile partecipare a uno o più laboratori pomeridiani)
Parità preventiva: dagli stereotipi di genere alla violenza. Come riconoscere e prevenire i pregiudizi che alimentano le violenze?
 A cura dell’associazione Puntozero
Aula A12
Le reti familiare e amicale della donna che subisce violenze: contrastare i pregiudizi e attivare le risorse positive.
 Piera Serra, Psicologa Psicoterapeuta, Associazione Ticinese Psicologi
Aula A13
15.00Decostruire disparità: il pensiero manuale sfida il peso e la rigidità degli stereotipi di genere. Comunicare in 3D, per smontare pregiudizi come – e con – i mattoncini LEGO®.
 A cura dell’associazione Puntozero.
 Per partecipare a questo laboratorio è necessario iscriversi inviando una mail a: puntozero.ticino@gmail.com
Aula A12
Quali stereotipi si attivano quando assisto a una violenza di genere?
 
Elvira Collura, Neuropsichiatra Psicoterapeuta, Paula Firpo, Psicologa e Danilla Frei, Psicologa Psicoterapeuta
 Seminario esperienziale a cura di Ciao Table
Aula A13  

Per chi vuole è possibile iscriversi al pranzo tramite il link https://usi.qualtrics.com/jfe/form/SV_6zXJHFJidUxp434

Sempre sabato 2 dicembre, 9.00.-14.00, in Aula magna sarà possibile visitare l’esposizione della mostra “USI senza stereotipi”, realizzata dal Servizio pari opportunità e dal Servizio comunicazione istituzionale.


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3.12.2023 - Downstream to Kinshasa

3.12.2023 – Downstream to Kinshasa

Domenica 3 dicembre
Cinema Lux Art House, Via G. Motta 67, Massagno

Proiezione del film Downstream to Kinshasa di Dieudo Hamadi

Ore 15:00 Introduzione di SwissABILITY e Film Festival dei Diritti Umani Lugano e proiezione del film Downstream to Kinshasa

Ore 16:50 Dibattito “Difficoltà e sfide delle persone affette da disabilità, dal Sud del mondo alla Svizzera”

Ore 17:30 Chiusura dibattito e aperitivo presso “Salone Cosmo” di Massagno


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Dick Marty Verità irriverenti

Dick Marty
Verità irriverenti

Riflessioni di un magistrato sotto scorta

Un magistrato. Un’inchiesta negata. Una vita sotto scorta.

Le riflessioni di Dick Marty sono Verità irriverenti sullo stato della democrazia, sulla neutralità e sull’inchiesta che l’ha reso il bersaglio di un nemico senza nome.

Le Edizioni Casagrande, la libreria LAC Shop e la Fondazione Diritti Umani hanno il piacere di
invitarvi alla presentazione del volume

Dick Marty
Verità irriverenti
Riflessioni di un magistrato sotto scorta
Martedì 14 novembre 2023,
ore 18.00

LAC, Lugano Arte e Cultura
Piazza Bernardino Luini 6
Hall

Intervengono
l’autore Dick Marty e il giornalista Roberto Antonini
Ingresso libero fino a esaurimento posti


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2 settembre 2023 - Diritti Umani e povertà - che fare?

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Nasce l'Istituzione nazionale per i diritti umani

Nasce l’Istituzione nazionale per i diritti umani

Prevista dall’Onu e voluta dal Parlamento federale, metterà in rete rappresentanti della società civile per sorvegliare sugli abusi in Svizzera

23 Maggio 2023, di Red.Svizzera

È stato un cammino lungo e accidentato, quello che oggi ha portato alla nascita dell’Istituzione nazionale per i diritti umani (Indu). L’introduzione di tale organismo indipendente è infatti prevista da principi Onu adottati nel 1993; in Svizzera era stata approvata dal Parlamento federale nel 2019, mentre un progetto pilota, il Centro svizzero di competenza per i diritti umani, era già attivo dal 2011. Ora, dopo lunghe discussioni su competenze e budget, come altri 120 Paesi «anche la Svizzera potrà fare affidamento su un ente capace di vigilare concretamente sul rispetto dei diritti umani, mettendo in rete le competenze delle organizzazioni non governative e della società civile che vi parteciperanno e coordinandosi con le istituzioni», spiega Gabriela Giuria Tasville, responsabile dello sviluppo progetti presso la Fondazione Diritti Umani di Lugano.

Denunciare, promuovere, proteggere

Scopi dell’Indu: «Denunciare, promuovere, proteggere». Ovvero individuare sul nostro territorio «situazioni in cui a oggi i diritti umani non sono pienamente rispettati oppure esistono zone d’ombra, così da ovviare al problema suggerendo soluzioni organizzative e legislative».

Il Consiglio federale precisa in un comunicato che le funzioni dell’Indu “comprenderanno l’informazione e la documentazione, la ricerca, la consulenza, l’educazione e la sensibilizzazione in materia di diritti umani nonché lo scambio internazionale. Il mandato affidatole coprirà sia questioni interne riguardanti i diritti umani sia questioni relative all’attuazione degli obblighi internazionali in materia di diritti umani in Svizzera. L’Indu non svolgerà mansioni amministrative, non fungerà da mediatrice e non si occuperà di singoli casi”.

Un cantiere con un budget limitato a un milione di franchi annui, che però potrebbe a sua volta stimolare lo sviluppo di nuovi strumenti a livello cantonale.

Prima la collaborazione

A chi obietterà che certi organismi servono solo a mettere i bastoni tra le ruote alla polizia, alla Segreteria di Stato della migrazione (Sem) e affini, Giuria risponde che «si tratta piuttosto di collaborare e di trovare soluzioni comuni a problemi reali che investono l’intera società, aiutandosi a vicenda». L’approccio mette dunque in primo piano «la condivisione, non lo scontro. Ad esempio, dall’ultimo rapporto delle Nazioni unite emergono anche in Svizzera problemi importanti di razzismo strutturale, problemi che è nell’interesse di tutti risolvere in modo costruttivo e duraturo. Quello che auspichiamo è uno sforzo comune di garantismo e legalità per le molte categorie vulnerabili, che peraltro si intrecciano in maniera intersezionale: migranti, donne, bambini…».

Da parte sua, anche il Consiglio federale spiega che “l’indipendenza di questa nuova istituzione le consentirà di cooperare non solo con le autorità a tutti i livelli statali, ma anche con le organizzazioni non governative, l’economia privata, il settore della ricerca e le organizzazioni internazionali”. Dovrebbero essere inizialmente sette le persone impiegate dall’Indu su casi e dossier diversi, mantenendo sedi e relazioni in più università.

Fonte: https://www.laregione.ch/svizzera/svizzera/1670211/diritti-svizzera-federale-istituzione-nazionale